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ATTENZIONE - I testi riportati sono gratuiti, riprodotti solo a scopo informativo e non hanno carattere di ufficialità: ai sensi di legge l'unico testo definitivo, che prevale in caso di discordanza, è quello pubblicato a mezzo stampa.


 

Quiz, Argomenti e Prove per la preparazione ai concorsi per Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva - TNPEE

  • PROVINCIA: Salerno

Quiz, Argomenti e Prove per la preparazione ai concorsi per Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva - TNPEE

Quiz e Argomenti per la preparazione ai concorsi per Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva - TNPEE

 

Lavori in corso

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Sviluppo tipico del bambino

A che età il bambino effettua il gioco di tipo funzionale?

Attorno ai 12 - 13 mesi di vita (Ungerer e Sigman, 1981), dopo un periodo di analisi sensoriale della qualità degli oggetti, il gioco diventa combinatorio: il bambino sperimenta la relazione tra gli oggetti, cercando di metterne in relazione almeno due; inizialmente, la relazione può non essere significativa (es: scontro involontario tra l'uno e l'altro oggetto), mentre, successivamente, il bambino dimostrerà di saper mettere in relazione gli oggetti in maniera non casuale, ma volontaria. Con lo sviluppo del gioco funzionale, il bambino dimostra di aver appreso il significato sociale degli oggetti e il loro rapporto funzionale (es: cucchiaio/piatto, pettine/capelli di una bambola, pompetta/palloncino). Inizialmente, il gioco funzionale è orientato solo verso l'oggetto (ad esempio, il bambino, davanti ad un telefono giocattolo, alza la cornetta e poi riaggancia): solo successivamente, il bambino sarà in grado di orientare il gioco verso sé stesso, verso un pupazzo e, infine, verso gli altri.

A che età il bambino effettua il gioco di tipo simbolico?

Attorno ai 18 mesi, il bambino è pronto per sviluppare il vero e proprio gioco simbolico: d'ora in poi, potrà attribuire, ad ogni oggetto, un significato che prescinde dalle sue funzioni reali e potrà simulare attività di routine quotidiana, attraverso cui si sviluppano le competenze sociali.

A quale età il bambino comincia a orientare il capo in direzione di un suono?

Durante il periodo neonatale, le risposte a un suono sono di tipo riflesso: riflesso palpebrale, modificazione del ritmo cardiaco e respiratoria, aumento della motricità (riflesso di Moro), ecc. Queste reazioni compaiono solo in risposta a intensità elevata prodotta da stimoli (al di sopra di 50-60 dB HL) e variano in funzione dello stato di risveglio del lattante. Quindi, egli comincia ad ascoltare (a sorridere sentendo una voce nota) a partire dal 4° mese di vita; il bambino tende il capo verso la fonte sonora (riflesso di orientamento-interessamento ai giocattoli sonori). Spesso questa reazione non è istantanea e richiede un intervallo di tempo di qualche secondo. Il bambino impara a localizzare il suono da un lato e poi, a volte, gira sempre la testa dallo stesso lato qualunque sia quello della sorgente sonora, questo può far pensare a una sordità unilaterale. Le intensità possono determinare una risposta che si avvicina alla soglia uditiva del bambino.

Cosa si intende per attività adattata?

La modifica delle caratteristiche del compito (sequenza - posizionamento - complessità) o l’utilizzo di strumenti (ausili - ortesi), al fine di facilitare il raggiungimento dell’obiettivo e incrementare la performance

Cosa si intende per Task Analysis?

L’analisi del compito (task analysis) è una procedura di valutazione che consiste in due operazioni, ovvero: 1. nell’identificare e sequenziare le componenti del compito; e 2. nell’identificare i prerequisiti all’esecuzione delle diverse componenti. Ha l’obiettivo principale di costruire una lista di valutazione (check list) per verificare il possesso di un’abilità e il livello di aiuto necessario ad eseguirla. Un ulteriore obiettivo riguarda la possibilità di identificare i prerequisiti “vicini” ad una determinata abilità in modo da orientare l’intervento educativo al loro sviluppo. Una volta eseguita, l’analisi del compito può aiutare ad organizzare una visualizzazione della sequenza di una attività.

Cos’è il transfert?

Il transfert è, in psicoanalisi, un processo di trasposizione inconsapevole per il quale l'individuo tende a spostare schemi di sentimenti, emozioni e pensieri da una relazione significante passata a una persona coinvolta in una relazione interpersonale attuale.
Il termine transfert fa riferimento alla tendenza del paziente a proiettare sulla persona dell’analista aspettative e rappresentazioni che traggono origine dalle interazioni con i propri genitori durante l’infanzia. Tale concetto ha subito negli anni un'importante evoluzione nel campo della psicoterapia dinamica.

 

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