INTRODUZIONE - Correlazione tra Motricità e Linguaggio nello sviluppo del bambino

Tesi di Laurea di: Alessia CORRADELLI - Correlazione tra Motricità e Linguaggio nello sviluppo del bambino - Università degli Studi dell'Aquila - Anno Accademico 2019-2020.

Lo sviluppo motorio, cognitivo e del linguaggio, a differenza di come erano descritti e studiati fino ad alcuni anni fa, sono strettamente collegati.

Parallelamente all’emergenza del gesto e al raggiungimento delle tappe motorie si accrescono le capacità linguistiche e cognitive, mentre, nell’ambito della patologia, frequentemente i disturbi motori si associano a quelli linguistici e viceversa.

La scoperta dei Neuroni Specchio (NS) ha aperto nuovi studi sulla comprensione della basi neurofisiologiche dell’azione e del linguaggio. Tale sistema ha fornito un sistema neurale alla base del quale si ottiene l’integrazione delle informazioni sensoriali e motorie e l’elaborazione di processi dapprima considerati esclusivamente di ordine superiore e attribuiti al sistema cognitivo, quali la percezione e il riconoscimento di atti altrui, l’imitazione e la comunicazione; tali processi attraverso il sistema dei neuroni specchio (SNS) riconoscono nel sistema motorio il proprio substrato neurale primario.

La presente tesi nasce con l’idea di indagare la relazione tra la motricità e linguaggio, dimostrando come esse siano inscindibili, in particolar modo in bambini in età prescolare e scolare, e che tale relazione non possa prescindere dai correlati neurali alla base della cognizione.

Nel dettaglio, questa tesi vuole dimostrare come la scoperta dei neuroni specchio abbia permesso di rivalutare e dare un contributo scientifico al mondo della riabilitazione, perché ha permesso di avvalorare le teorie dell’apprendimento per imitazione, dimostrando come tale tipologia di apprendimento sia rilevante nella crescita e nello sviluppo dell’essere umano; in particolare, il meccanismo dei neuroni specchio costituisce il presupposto neurobiologico necessario perché il linguaggio abbia potuto svilupparsi sulla base dell’esperienza corporea; il linguaggio sarebbe una facoltà mentale con origini motorie, che ripesca nella riattivazione tramite i neuroni specchio delle esperienze motorie passate il significato stesso delle parole che utilizza come simboli.

La presente tesi è strutturata in quattro capitoli.

Nel primo capitolo, l’attenzione è stata posta sulla motricità, in maniera specifica sul “Disturbo della Coordinazione Motoria (DCM)” (Developmental Coordination Disorder: DCD). Nella parte iniziale, ai lettori, è stata proposta l’eziopatogenesi di questa patologia, facendo un excursus dei vari modelli eziologici disturbi motori di sviluppo e della loro frequente complicazione con altri sintomi clinici.

Successivamente l’attenzione è stata posta in maniera più specifica nelle basi anatomo- funzionali del movimento volontario, esponendo le varie componenti. Ciò è servito per spiegare, nella parte centrale, come questo non sia un disturbo unitario e il nucleo funzionale del problema può essere collocato in tutte o in alcune aree motorie specifiche, che vanno poi a riprendere le diverse aree cognitive citate precedentemente.  Più avanti, l’attenzione è stata focalizzata sulle caratteristiche dei DCM notando che oltre alle funzioni motorie, in questi bambini sono deficitari anche altre aree come quelle visuo- percettive, visuo-spaziali, attentive e percettive.

In conclusione, è stata presentata ai lettori la procedura che vede coinvolte più figure sanitarie, per effettuare la diagnosi di DCM, che verrà esaminata con vari test standardizzati andando a valutare le marco e microaree che riguardano la motricità sia qualitativamente che quantitativamente.

Nel secondo capitolo, l’attenzione è stata posta sul linguaggio, in maniera specifica sul “Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL)” (Specific Language Impairment: SLI). La struttura di questo capitolo è simile a quella precedente, in quanto si propongono ai lettori i criteri diagnostici e la classificazione di questo disturbo.

Nella parte iniziale, viene indagata l’eziopatogenesi portando alla luce diversi modelli e teorie che sono state esposte nel corso del tempo; si è cercato di capire quali sono le ipotetiche cause che portano a questo disturbo e come esso si evolva nel tempo, andando a valutare l’incidenza dei DSL e la presenza di bambini che vengono considerati parlatori tardivi, poiché se in quest’ultimi non c’è un recupero dopo i tre anni, si potrà fare diagnosi.

Successivamente, l’attenzione è stata posta sulle basi neuro-anatomiche del linguaggio, andando ad analizzare nello specifico quali aree e funzioni sono deputate alla comprensione e produzione del linguaggio; questo ha posto le basi per la successiva analisi, ossia che un’alterazione alle aree cerebrali deputate può portare ad un DSL e quindi è bene avere in mente quelli che possono essere gli indici predittivi e successivamente come diagnosticarli con vari test standardizzati andando a valutare le marco e microaree che riguardano il linguaggio sia in maniera qualitativa che quantitativa.

Nella conclusione del secondo capitolo si introduce quello che è lo scopo principale di questa tesi, ossia andare ad indagare la correlazione tra la motricità e il linguaggio, infatti si è andato ad indagare la specificità, anzi la non specificità, di questo disturbo notando come in un bambino con DSL ci siano, nella maggior parte dei casi, delle problematiche motorie e altrettante volte in bambini con DCM ci siano problematiche legate al linguaggio.

Nel terzo capitolo, invece, si indaga in maniera più specifica la correlazione tra la motricità e il linguaggio, in cui alcuni studi, hanno dimostrato che esiste i diversi sviluppi procedono parallelamente influenzandosi a vicenda.

Si può notare con la lettura di questo capitolo, come il sistema senso-motorio occupi un ruolo cruciale nell’acquisizione del linguaggio, questo grazie al processo di ancoraggio, attraverso il quale parole ed espressioni del linguaggio vengono agganciate alla realtà tramite schemi motori d’azione. Questo fa capire che la cognizione umana è legata alla percezione tramite l’azione, attraverso innumerevoli stimolazioni che spingono all’azione in modo tale che il corpo sia pronto ad una relazione opportuna con l’ambiente circostante. Questo processo è legato anche dal sistema mano-bocca in cui il bambino integra percezione ed azione e va a formare i gesti comunicativi che, come notato da numerosi studi, fungono da supporto per l’acquisizione del linguaggio.

Successivamente, l’attenzione viene posta sul Sistema dei Neuroni Specchio (SNS), qui viene spiegato nel dettaglio come, grazie a questa scoperta, c’è stata una riformulazione del pensiero e della descrizione del sistema motorio. Esso può essere posto come base neurale primaria per processi superiori precedentemente associati solo al sistema cognitivo, ed uno di questi è proprio il linguaggio. Ogni volta che si ascolta un simile parlare, si attiva la corteccia motoria che controlla l’apparato fonoarticolatorio e successivamente l’attività ‘specchio’ di questi neuroni è utilizzata anche nella comprensione.

Nelle parti successive, si entra nel dettaglio di questi studi, partendo dalla scoperta dei Neuroni Specchio nella scimmia, per poi passare a studi condotti sull’uomo e trovando un’analogia tra essi; questo ha portato alla conclusione che l’atto dell’osservatore è un atto potenziale causato dall’attivazione dei neuroni specchio in grado di codificare l’informazione sensoriale in termini motori e di rendere così possibile quella reciprocità di atti e di intenzioni che è alla base dell’immediato riconoscimento da parte nostra del significato dei gesti degli altri.

È stato, poi, analizzato il Sistema dei Neuroni Specchio nel linguaggio, in cui questo si attiva sia sul piano della comprensione del gesto in termini fonologico e articolatorio, ma anche sul piano semantico, ossia in termini di contenuto del linguaggio stesso. In altri termini, non solo le azioni motorie osservate ma anche le parole riattiverebbero, attraverso il sistema dei neuroni specchio, un piano motorio.

In conclusione, è stata introdotta la teoria Embodied Simulation o Simulazione Incarnata, questa viene studiata da Gallese e può essere utilizzata in riabilitazione, poiché percezione, rappresentazione e azione insistono sulla stessa concatenazione motoria, l’attivazione della simulazione comporta una comprensione diretta dell’azione altrui. In altre parole, le stesse modellizzazioni che utilizziamo per mappare le nostre azioni, le sfruttiamo per comprendere il mondo dell’altro, il tutto attraverso un meccanismo inconscio, automatico e preriflessivo di simulazione motoria.

Questa teoria può, inoltre, essere utile per difficoltà sul piano linguistico, in quanto la struttura neurofunzionale all’interno dell’area premotoria (dove si trova il sistema mirror, e che corrisponde all’area di Broca) che prepara la sequenza appropriata all’azione finalizzata, potrebbe “essere sfruttata” per la strutturazione frastica del linguaggio e del pensiero.

Anche se questi risultati sono molto discussi e non ancora decisivi per affermare l’importanza della simulazione incarnata dell’azione per la comprensione del linguaggio, mirano tuttavia a stabilire un ruolo causale di ES nella produzione di frasi e la loro comprensione. A favore di ciò c’è l’ipotesi di Borghi e Nicoletti dove i loro studi mostrano che il processo di comprensione comporta la simulazione delle caratteristiche degli oggetti, delle loro affordances (qualità fisica di un oggetto) e del movimento; dunque, noi agiamo già quando percepiamo, in quanto percezione e azione sono indissolubilmente legate e intrecciate a loro volta con processi della cognizione.

Il quarto capitolo, si trova la parte sperimentale, in cui viene descritto il caso clinico nelle diverse aree di valutazione.

Questo capitolo continua con la presentazione del Metodo Sam, che potrebbe essere usato per creare l’ipotetico trattamento da effettuare allo specifico caso clinico. Il metodo viene scelto perché ha come riferimento le basi neurofisiologiche dell’Embodied Cognition, in cui focalizza l’attenzione su ciò che attualmente si conosce sull’organizzazione del movimento e degli spazi, sulla multimodalità e sulle immagini mentali. Attraverso un approccio process oriented con il metodo SaM si lavora sempre con il corpo, che abita il mondo e lo conosce, per agire sui meccanismi più «alti». Il metodo permette quindi di intervenire sul comportamento partendo dalle esperienze sensomotorie. Si agisce con i pazienti in modo integrato, muovendosi in un sistema complesso, ma che da importanti indicazioni sull’impostazione dell’intervento riabilitativo.

Nella parte successiva, viene descritto l’ipotetico trattamento con i relative attività per la riabilitazione del caso clinico.

Il capitolo termina con le conclusioni relative all’ipotetico trattamento, spiegando il perché è stato scelto di adottare un determinato metodo e quali potrebbero essere i risultati che a cui questo potrebbe portare.

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