STUDIO SPERIMENTALE - L’Imitazione nel bambino con Disturbo dello Spettro Autistico

  1. BACKGROUND.
  2. MATERIALI E METODI
    1. CAMPIONE
    2. DISEGNO DELLO STUDIO E STRUMENTI
      1. Developmental Profile 3 (DP-3)
      2. Childhood Autism Rating Scale - Second edition (CARS2)
      3. Sensory Processing Measure – Preschool (SPM-P)
      4. Repetitive Behaviour Scale – Revised (RBS-R)
      5. Scala di Valutazione dell’Imitazione (SVI)
    3. ANALISI STATISTICHE
  3. RISULTATI
    1. ANALISI QUALITATIVA
    2. ANALISI STATISTICHE
      1. Correlazioni tra SVI e DP-3
      2. Correlazioni tra SVI e CARS2
      3. Correlazioni tra SVI e SPM-P
      4. Correlazioni tra SVI e RBS-R
  4. DISCUSSIONI
  5. CONCLUSIONI E DIREZIONI FUTURE

INDICE PRINCIPALE

  

INDICE

Parte seconda: studio sperimentale

BACKGROUND

Nonostante il dibattito sulla ricerca di una definizione univoca sia ancora aperto, è stato dimostrato il ruolo fondamentale che l’imitazione svolge, sia in funzione di apprendimento che di comunicazione, nello sviluppo del bambino tipico sin dall’età neonatale[1]. Inoltre, grazie alla confutazione della “broken mirror theory”[2] e a diversi studi sperimentali che hanno dimostrato l’assenza di un deficit imitativo specifico nel Disturbo dello Spettro Autistico, sono stati successivamente indagati i punti di forza e i punti di debolezza delle capacità imitative specifici di questi bambini. In particolare, è stato dimostrato che le abilità imitative sono preservate nei bambini con ASD e che le cadute prestazionali si rilevano nella frequenza e nell’accuratezza della riproduzione, a seconda della tipologia di azione mostrata e dal contesto nel quale è inserita[3]. La risposta all’essere imitati, al contrario, non solo risulta preservata nei bambini con ASD, ma costituisce anche uno strumento efficace per promuovere sia le capacità di imitazione che le abilità sociali, in particolare in soggetti con basso livello di sviluppo e assenza o presenza minima di linguaggio verbale.

Facendo riferimento alla sequenza imitativa che caratterizza lo sviluppo tipico, J. Nadel ha proposto la Scala di Valutazione dell’Imitazione (SVI), uno strumento che permette di valutare quantitativamente e qualitativamente le capacità di imitazione spontanea, imitazione su richiesta e riconoscimento dell’imitazione dei bambini. L’utilizzo della SVI permette di individuare il livello delle abilità imitative del bambino, così da poter utilizzare, nel percorso terapeutico, l’imitazione reciproca come strumento per promuovere la comunicazione non verbale nei bambini con ASD, adattando le richieste alle capacità individuali di ciascuno.

Lo studio pilota descritto in questa tesi si è posto l’obiettivo di: i) implementare l’utilizzo della Scala di Valutazione dell’Imitazione di J. Nadel per valutare le capacità imitative in bambini con diagnosi di ASD, verificandone la fattibilità e individuando eventuali limiti della somministrazione; ii) valutare se le capacità imitative sono correlate con specifiche abilità dello sviluppo psicomotorio nei bambini con diagnosi di ASD.

  

INDICE

MATERIALI E METODI

CAMPIONE

Per il seguente studio pilota sono stati reclutati 6 bambini con diagnosi di ASD di età compresa tra i 38 e i 72 mesi (media = 50,7 mesi; mediana = 46,5 mesi).

Tutti i soggetti sono di sesso maschile e risultano in carico dal punto di vista riabilitativo presso l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (U.O.N.P.I.A.) di Monza Brianza (cinque presso il Polo territoriale di Monza e uno presso la sede ambulatoriale a Brugherio). Lo studio è stato effettuato in collaborazione con operatori dell’IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa, esperti nella somministrazione e attribuzione dei punteggi della Scala di Valutazione dell’Imitazione e in stretta collaborazione con la dott.ssa Nadel.

I criteri di inclusione necessari per la partecipazione allo studio sono: i) bambini con diagnosi di ASD, valutati da un’equipe multidisciplinare secondo i criteri del DSM-V; ii) età compresa tra i 2 e i 6 anni; iii) linguaggio verbale assente o limitato a parole singole.

I criteri di esclusione sono i seguenti: i) presenza di condizioni genetiche, sensoriali, neurologiche o psichiatriche associate; ii) presenza di crisi epilettiche o convulsioni controllate da farmacoterapia.

Per la descrizione dettagliata del campione si veda la Tabella 1.

 

Sesso

Età al momento della valutazione

Età al momento della diagnosi

ADOS

GDMS-II

1

M

4 anni e 1 mese

3 anni e 8 mesi

Basso (modulo 1)

NV

2

M

3 anni e 2 mesi

3 anni e 2 mesi

Rischio da moderato a severo (modulo Toddler)

97

3

M

3 anni e 2 mesi

3 anni e 1 mese

Rischio da moderato a severo (modulo Toddler)

NV

4

M

3 anni e 8 mesi

3 anni e 6 mesi

Rischio da moderato a severo (modulo Toddler)

<20

5

M

6 anni

4 anni e 2 mesi

Moderato (modulo 1)

<20

6

M

5 anni e 3 mesi

3 anni e 8 mesi

Moderato (modulo 1)

20

Tabella 1

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DISEGNO DELLO STUDIO E STRUMENTI

Per ogni partecipante allo studio sono stati fissati tre appuntamenti:

Appuntamento 1: registrazione video di una seduta di terapia neuropsicomotoria per la successiva compilazione in differita della CARS-2 e consegna al genitore di due questionari da compilare a domicilio (SPM-P, RBS-R)

Appuntamento 2: somministrazione del DP3-Forma Intervista al genitore e ritiro dei due questionari. Nel caso di genitori che non parlavano la lingua italiana è stata richiesta la presenza del mediatore culturale.

Appuntamento 3: somministrazione della Scala di Valutazione dell’Imitazione nella stanza dove il bambino abitualmente svolge le sedute di terapia neuropsicomotoria. Le somministrazioni sono state videoregistrate per facilitare il successivo scoring.

   

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Developmental Profile 3 (DP-3)

Il Developmental Profile 3 (DP-3) è una scala che valuta lo sviluppo di bambini di età compresa tra 0 e 12 anni. È composto da 5 sottoscale che consentono di valutare il funzionamento in cinque domini critici dello sviluppo: motorio, dei comportamenti adattivi, socio-emotivo, cognitivo e della comunicazione. La scala può essere proposta in due forme, Intervista o Questionario, al genitore o ad una figura di accudimento. È utilizzabile in differenti contesti ed è adatto sia alla valutazione di bambini con sviluppo tipico sia alla valutazione clinica di un possibile ritardo. Al termine della somministrazione sono ricavabili per ciascuna sottoscala i punteggi standard e i punteggi età equivalente, da cui è possibile calcolare un Punteggio Generale di Sviluppo[4]. Per questo studio è stata utilizzata la Forma Intervista nell’Adattamento italiano.

Childhood Autism Rating Scale - Second edition (CARS2)

La CARS-2 è uno degli strumenti diagnostici raccomandati per l’ASD dai Centers for Disease Control and Prevention[5]. Questa scala di valutazione del comportamento autistico permette di indagare quindici aree di sviluppo: relazioni interpersonali, imitazione, affettività, utilizzo del corpo, gioco ed utilizzo degli oggetti, livello di adattamento, responsività agli stimoli visivi, responsività agli stimoli uditivi, modalità di risposta a stimoli sensoriali, reazioni d’ansia, comunicazione verbale, comunicazione extra-verbale, livello di attività, funzionamento cognitivo e impressioni generali dell’esaminatore. A ciascuna categoria viene assegnato un punteggio da 1 a 4 (1 = nella norma, 2 = lievemente anormale, 3= moderatamente anormale, 4 = gravemente anormale), con possibilità di assegnare punteggi “intermedi” (1 ½, 2 ½ e 3 ½). Dalla somma dei punteggi attribuiti in ciascuna area si ottiene un punteggio grezzo totale che esprime il livello di gravità della sintomatologia autistica, trasformabile successivamente in Punteggi T[6].

Per la valutazione del campione selezionato dallo studio è stata utilizzata la versione CARS-2-Standard (CARS2-ST), compilata dall’esaminatore attraverso l’osservazione della videoregistrazione di una seduta di terapia neuropsicomotoria.

Sensory Processing Measure – Preschool (SPM-P)

L’SPM-P è una scala di valutazione che indaga la presenza di difficoltà nel profilo sensoriale dei bambini in età prescolare. È somministrabile in due forme, Home Form e School Form, e consiste in 75 item da compilare rispettivamente per il genitore e l’insegnante. A ciascun item viene attribuito un punteggio sulla base della frequenza con cui si manifesta il comportamento in considerazione (Mai, Occasionalmente, Frequentemente, Sempre)[7].

In questo studio è stata utilizzato solo il modulo Home nella versione italiana tradotta e standardizzata, compilata dal genitore. Sono stati ricavati punteggi per ciascuna delle otto scale: partecipazione sociale, vista, udito, tatto, consapevolezza corporea, equilibrio e movimento, pianificazione e idee, totale. Dai punti T ricavati dai punteggi grezzi di ciascuna scala è possibile definire il livello di severità della disfunzione del profilo sensoriale (40-59 = tipico, 60-69 = alcune difficoltà, 70-80 = disfunzione definita).

Repetitive Behaviour Scale – Revised (RBS-R)

L’RBS-R è un questionario compilato dal genitore, composto da 43 item che indagano i movimenti e gli interessi ripetitivi dei bambini. A ciascun item viene assegnato un punteggio da 0 a 3 in funzione della frequenza e della severità del comportamento       (0 = il comportamento non è presente, 1 = il comportamento è presente ed è un problema lieve, 2= il comportamento è presente ed è un problema modesto, 3 = il comportamento è presente ed è un problema grave). Gli item valutabili sono raggruppati in cinque sottoscale: Stereotypic Behaviour, Self-Injurious Behaviour, Compulsive Behaviour, Ritualistic/Sameness Behaviour, Restricted Interests Behaviour[8].

Scala di Valutazione dell’Imitazione (SVI)

La Scala di Valutazione dell’Imitazione (SVI) proposta da J. Nadel è uno strumento che permette di indagare quantitativamente e qualitativamente le capacità imitative del bambino. È composta da tre sottoscale: Imitazione spontanea (SVI-S), Riconoscimento di essere imitato (SVI-RI) e Imitazione su richiesta (SVI-R). A ciascuno dei 12 item delle sottoscale SVI-S e SVI-R viene assegnato un punteggio da 0 a 3 in funzione dell’interesse e dell’efficacia dell’imitazione (0 = nessun interesse,  1 = attenzione/movimento in relazione all’azione dell’esaminatore, 2 = imitazione parziale, 3 = imitazione riuscita); ciascuno dei 6 item della sottoscala SVI-RI  deve essere proposto dall’esaminatore almeno due volte in due momenti differenti e viene attribuito un punteggio da 0 a 3 (0 = il bambino non manifesta alcun interesse,                   1 = il bambino mostra interesse attraverso comportamenti sociali distali e/o prossimali, 2 = il bambino testa l’esaminatore, 3 = il bambino riconosce l’imitazione e imita l’esaminatore a sua volta). Successivamente possono essere ricavati i punteggi totali di ciascuna sottoscala, il punteggio totale della scala (SVI-PT), il livello di imitazione (spontanea e su richiesta) e il livello di riconoscimento di essere imitato[9]. Inoltre, è possibile calcolare due punteggi che indicano l’accuratezza e l’interesse nelle sottoscale Imitazione spontanea e imitazione su richiesta.

Per lo studio è stata utilizzata la versione italiana della scala, implementata presso l’IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa (Dott.ssa Contaldo e Dott.ssa Pierotti) e lo scoring è stato effettuato attraverso l’osservazione della videoregistrazione della somministrazione.

 

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ANALISI STATISTICHE

Utilizzando il software SPSS (Statistical Package for Social Science) versione 28.0, abbiamo effettuato un’analisi di correlazione di Spearman tra i punteggi ottenuti nella Scala di Valutazione dell’Imitazione (SVI) e i punteggi ottenuti nelle altre misure di outcome (DP-3, CARS2, SPM-P, RBS-R). È stato accettato come significativo un p-value = 0,05.

RISULTATI

ANALISI QUALITATIVA

Come evidenziato nel Grafico 1, dai risultati ottenuti dalla somministrazione della Scala di Valutazione dell’Imitazione si evince che i bambini con ASD ottengono in media punteggi maggiori nella sottoscala dell’Imitazione spontanea (media = 21,17) rispetto alle altre sottoscale, contrariamente a ciò che afferma l’ipotesi dell’esistenza un deficit imitativo specifico in questi bambini. Inoltre, i punteggi ottenuti in media nella sottoscala dell’Imitazione spontanea e nella sottoscala dell’Imitazione su richiesta (media = 15,5) sono maggiori rispetto ai punteggi ottenuti in media nella sottoscala del riconoscimento di essere imitato (media = 11,17). Infine, il campione ha
ottenuto un punteggio Totale medio pari a 48,17.

Grafico 1. Istogramma delle medie dei punteggi ottenuti nelle sottoscale Imitazione spontanea, Riconoscimento di essere imitato e Imitazione su richiesta

Grafico 1. Istogramma delle medie dei punteggi ottenuti nelle sottoscale Imitazione spontanea, Riconoscimento di essere imitato e Imitazione su richiesta

Relativamente ai livelli delle sottoscale, il campione ha ottenuto in media un punteggio corrispondente all’item Azione non familiare – 3 elementi (media = 8,33) nella sottoscala dell’Imitazione spontanea e un punteggio medio corrispondente all’item Azione non familiare – 2 elementi (media = 5,17) nella sottoscala dell’Imitazione su richiesta. La media dei punteggi ottenuti nella sottoscala del Riconoscimento di essere imitato è corrispondente all’item Uso abituale di un oggetto (media = 4,5). Complessivamente i bambini con ASD mostrano quindi un maggior livello di abilità nell’Imitazione spontanea rispetto al Riconoscimento di essere imitato e all’Imitazione su richiesta.

Per la descrizione dettagliata dei risultati ottenuti si veda la Tabella 2.

Complessivamente i bambini con ASD mostrano quindi un maggior livello di abilità nell’Imitazione spontanea rispetto al Riconoscimento di essere imitato e all’Imitazione su richiesta.

Tabella 2

Per le sottoscale Imitazione spontanea e Imitazione su richiesta sono stati successivamente calcolati un indice di accuratezza, dato dal rapporto tra il numero di item con punteggio 3 e il numero di item somministrati, e un indice di interesse verso l’imitazione, ottenuto dal rapporto tra il numero di item con punteggio diverso da 0 e il numero di item somministrati: è emerso un maggior interesse verso l’Imitazione spontanea (media = 83%) rispetto all’Imitazione su richiesta (media = 78%) e una maggior accuratezza nell’Imitazione spontanea (media = 41%) rispetto all’Imitazione su richiesta (media = 27%). Inoltre, come evidenziato dal Grafico 2, in entrambe le sottoscale si risconta globalmente un maggior grado di interesse per l’imitazione rispetto al grado di accuratezza nella riproduzione.
Grafico 2. Istogramma delle medie degli indici di Accuratezza e Interesse nelle sottoscale Imitazione spontanea e Imitazione su richiesta.

Grafico 2. Istogramma delle medie degli indici di Accuratezza e Interesse nelle sottoscale Imitazione spontanea e Imitazione su richiesta.

Sommando separatamente i punteggi attribuiti agli item relativi all’imitazione di azioni familiari (item 1, 4, 6, 9) e i punteggi attribuiti agli item relativi all’imitazione di azioni non familiari (item 2, 5, 8, 11), sono stati ottenuti, per la sottoscala dell’Imitazione spontanea e per la sottoscala dell’Imitazione su richiesta, i punteggi Imitazione di Azioni familiari e Imitazione di Azioni non familiari.

Il punteggio Imitazione di Azioni familiari ottenuto nella sottoscala Imitazione spontanea (media = 8,17) risulta maggiore rispetto al punteggio medio ottenuto nella sottoscala Imitazione su richiesta (media = 6,5), in più si riscontra un punteggio maggiore in Imitazione di azioni non familiari nella sottoscala Imitazione spontanea (media = 6,17) rispetto alla sottoscala Imitazione su richiesta (media = 5,34). 

Inoltre, come evidenziato nel Grafico 3, in entrambe le sottoscale il punteggio Imitazione di Azioni familiari è maggiore del punteggio Imitazione di Azioni non familiari.

Grafico 3. Istogramma delle medie dei punteggi Imitazione di Azioni familiari e Imitazione di Azioni non familiari nelle sottoscale Imitazione spontanea e Imitazione su richiesta

Grafico 3. Istogramma delle medie dei punteggi Imitazione di Azioni familiari e Imitazione di Azioni non familiari nelle sottoscale Imitazione spontanea e Imitazione su richiesta

  

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ANALISI STATISTICHE

Correlazioni tra SVI e DP-3

Dall’analisi tra SVI e DP-3, è emersa una correlazione significativa tra il punteggio della sottoscala dell’imitazione su richiesta (SVI-R) e il Quoziente della scala Socio-Emotiva (rho = 0,886 , p = 0,019) e della scala Comunicativa (rho = 0,928, p = 0,008), e tra il punteggio totale della SVI e il quoziente della scala Comunicativa (rho = 0,841, p = 0,036). Inoltre, il livello di imitazione su richiesta è correlato significativamente con la scala Motoria (rho = 0,829, p = 0,042), la scala Socio-Emotiva (rho = 0,943,     p = 0,005), la scala Cognitiva (rho = 0,841, p = 0,036), la scala Comunicativa              (rho = 0,928 , p = 0,008) e il Totale (rho = 0,841 , p = 0,036). Sono state trovate correlazioni significative anche tra l’accuratezza dell’imitazione su richiesta e il Quoziente della scala dei Comportamenti Adattivi (rho = 0,812, p = 0,050), della scala Socio-Emotiva (rho = 0,986, p < 0,001), della scala Cognitiva (rho = 0,868,  p = 0,025) e del Totale (rho = 0,868, p = 0,025). Inoltre, l’interesse nell’imitazione spontanea è correlato significativamente con il Quoziente della scala Socio-Emotiva (rho = 0,841, p = 0,036) e della scala Comunicativa ( rho = 0,882, p = 0,020), mentre l’interesse nell’imitazione su richiesta è correlato con il Quoziente della scala dei Comportamenti Adattivi (rho = 0,883, p = 0,020), della scala Cognitiva (rho = 0,851, p = 0,032), della scala Comunicativa (rho = 0,851, p = 0,032) e con il Quoziente Totale (rho = 0,851 , p = 0,032) (vedi Figura 1).

Figura 1. Correlazioni tra il livello dell’Imitazione su richiesta e le scale del DP-3 (Motoria, Socio-Emotiva, Cognitiva, Comunicazione, Totale)

Figura 1. Correlazioni tra il livello dell’Imitazione su richiesta e le scale del DP-3 (Motoria, Socio-Emotiva, Cognitiva, Comunicazione, Totale)

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Correlazioni tra SVI e CARS2

Dall’analisi tra SVI e CARS2, sono emerse correlazioni negative significative tra i Punteggi T della CARS2 e il punteggio grezzo della sottoscala dell’imitazione su richiesta (rho = -0,928 , p = 0,008), il punteggio grezzo totale (rho = -0,841 , p = 0,036), il livello dell’imitazione su richiesta (rho = -0,928 , p = 0,008), l’interesse nell’imitazione spontanea (rho = -0,882 , p = 0,020) e l’interesse nell’imitazione su richiesta (rho = -0,851 , p = 0,032) (vedi Figura 2).

Figura 2. Correlazioni negative tra i Punteggi T della CARS2 e il Punteggio dell’Imitazione su richiesta (SVIR), il Punteggio Totale (SVIPT), il Livello dell’Imitazione su richiesta, l’Interesse nell’Imitazione spontanea e l’Interesse nell’Imitazione su richiesta.

Figura 2. Correlazioni negative tra i Punteggi T della CARS2 e il Punteggio dell’Imitazione su richiesta (SVIR), il Punteggio Totale (SVIPT), il Livello dell’Imitazione su richiesta, l’Interesse nell’Imitazione spontanea e l’Interesse nell’Imitazione su richiesta.

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Correlazioni tra SVI e SPM-P

Dall’analisi tra SVI e SPM-P, è emersa una correlazione negativa significativa tra il livello di Imitazione spontanea e i punti T del Tatto (rho = -0,928, p = 0,042) e tra il livello di Riconoscimento di essere imitato i punti T della Consapevolezza Corporea (rho = -0,820, p = 0,046) (vedi Figura 3). Inoltre, sono state trovate correlazioni negative significative tra l’accuratezza dell’Imitazione spontanea e i punti T dell’Udito (rho = -0,870, p = 0,024) e del Tatto (rho = -0,829, p = 0,042) e tra l’accuratezza dell’Imitazione su richiesta e i punti T della scala Partecipazione Sociale (rho = -0,812, p = 0,050).

Figura 3. Correlazione negativa tra il livello di riconoscimento di essere imitato e la Consapevolezza Corporea

Figura 3. Correlazione negativa tra il livello di riconoscimento di essere imitato e la Consapevolezza Corporea

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Correlazioni tra SVI e RBS-R

Dall’analisi tra SVI e RBS-R, sono state trovate correlazioni negative significative tra il livello del riconoscimento di essere imitato e l’intensità dei Comportamenti Compulsivi (rho = -0,893, p = 0,016), degli Interessi Ristretti  (rho = -0,893, p = 0,016) e l’intensità Totale (rho = -0,820, p = 0,046), e la frequenza degli Interessi Ristretti (rho = -0,844 , p = 0,035) e la frequenza Totale (rho = -0,820, p = 0,046). Inoltre, il livello dell’imitazione su richiesta è correlato significativamente con l’intensità dei Comportamenti Ritualistici (rho = -0,899, p = 0,015) e la frequenza dei Comportamenti Ritualistici (rho = -0,899, p = 0,015) (vedi Figura 4).

Figura 4. (A) Correlazione negativa tra il Livello di Riconoscimento di essere imitati e l’Intensità dei Comportamenti Compulsivi; (B) correlazione negativa tra il Livello dell’Imitazione su richiesta e l’Intensità dei Comportamenti Ritualistici; (C) correlazione negativa tra il livello di Riconoscimento di essere imitati e l’Intensità degli Interessi Ristretti

Figura 4. (A) Correlazione negativa tra il Livello di Riconoscimento di essere imitati e l’Intensità dei Comportamenti Compulsivi; (B) correlazione negativa tra il Livello dell’Imitazione su richiesta e l’Intensità dei Comportamenti Ritualistici; (C) correlazione negativa tra il livello di Riconoscimento di essere imitati e l’Intensità degli Interessi Ristretti

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DISCUSSIONI

Il primo scopo del presente studio pilota era implementare l’utilizzo della Scala di Valutazione dell’Imitazione di J. Nadel per la valutazione delle capacità imitative in bambini con diagnosi di ASD.

Complessivamente lo studio pilota ha riscontrato una buona fruibilità e sensibilità della SVI nella valutazione delle capacità imitative dei bambini con ASD.

Durante la somministrazione. i bambini dello studio hanno manifestato due tipologie di approccio al test. Un gruppo di bambini ha mostrato difficoltà nell’adattamento alla situazione ambientale nuova, causata dalle modifiche nel setting fisico e nella routine della seduta di terapia neuropsicomotoria, con conseguente iniziale inibizione e scarsa risposta ai compiti imitativi; in questi casi è stato utile imitare in un primo momento il bambino, partendo dalla sottoscala del Riconoscimento di essere imitato, per facilitare l’orientamento attentivo verso gli oggetti e rendere la situazione sociale più saliente.

Un altro gruppo di bambini, al contrario, ha manifestato sin da subito interesse per l’esplorazione e l’utilizzo del materiale di gioco presente nell’ambiente conosciuto; in questi casi sono stati somministrati inizialmente alcuni item della sottoscala dell’Imitazione spontanea, alternati a momenti di imitazione delle azioni spontanee del bambino con gli oggetti.

Per tutti i bambini è stato utile preselezionare il materiale di gioco a disposizione nella stanza, in modo da precludere la possibilità di accesso ad oggetti non inclusi nei compiti imitativi della SVI.

Dai risultati ottenuti è possibile affermare che i bambini con autismo sono complessivamente in grado di imitare gli altri. Infatti, tutti i bambini del campione, ad eccezione di uno, sono stati in grado di imitare, spontaneamente o su richiesta, almeno un’azione con un oggetto familiare. I risultati sono compatibili con l’idea che non esista un “deficit imitativo” assoluto nei bambini con ASD, ma piuttosto delle anomalie del comportamento imitativo caratterizzate da punti di forza e punti di debolezza, coerenti alle caratteristiche cliniche dell’ASD[10].

Inoltre, gli stessi bambini hanno testato l’esaminatore, ottenendo un punteggio pari a 2, in almeno un item della sottoscala del Riconoscimento dell’essere imitato; tuttavia, solo due bambini hanno ottenuto un punteggio pari a 3 (“il bambino riconosce l’imitazione da parte dell’esaminatore e lo imita a sua volta, manifestando il piacere di comunicare”) in un item della sottoscala del Riconoscimento di essere imitato. Questo risultato è in linea con gli studi che hanno dimostrato l’integrità dell’abilità di riconoscimento dell’imitazione nei bambini con ASD[11]. Il fatto che raramente sia stato assegnato il punteggio massimo negli item di questa sottoscala può essere spiegato dalle difficoltà nella reciprocità della comunicazione, e quindi nella presa del turno comunicativo, dei bambini con ASD[12].

Il minor punteggio nella sottoscala dell’Imitazione su richiesta rispetto all’Imitazione spontanea risulta in linea con i risultati del primo studio di J. Nadel.

Infatti, l’imitazione su richiesta richiede un’inibizione delle proprie azioni e motivazioni, a favore della richiesta dell’altro. L’adattarsi alla situazione strutturata richiede un controllo governato dalle funzioni esecutive, che tipicamente risultano compromesse nell’autismo[13].

Dai risultati dello studio emerge una maggior abilità dei bambini nell’imitazione di azioni familiari in confronto all’imitazione di azioni non familiari. Questo risultato è coerente con l’idea che l’imitazione di semplici azioni finalizzate, che coinvolgono l’uso comune di oggetti, costituisca un punto di forza nell’autismo[14]. In particolare, durante lo scoring sono stati frequentemente assegnati punteggi 2 agli item relativi alle azioni non familiari poiché i bambini tendevano a sostituire l’oggetto richiesto dall’item con uno che trasformasse la riproduzione in un’azione familiare (ad esempio utilizzavano il cucchiaio per mescolare nella tazza al posto degli occhiali), manifestando la loro preferenza per l’emulazione piuttosto che l’imitazione “vera” dell’azione[15].

Lo studio si è inoltre posto l’obiettivo di valutare l’eventuale presenza di correlazioni tra le capacità imitative e specifiche abilità dello sviluppo psicomotorio nei bambini con diagnosi di ASD.

Dai risultati del campione preso in considerazione emerge complessivamente che la gravità della sintomatologia autistica, in particolare nell’area comunicativa, compromette le capacità imitative e l’interesse verso le interazioni imitative, spontanee o su richiesta, dei bambini con ASD.

In accordo con la funzione comunicativa dell’imitazione nello sviluppo, lo studio ha riscontrato un maggior grado di interesse verso l’imitazione spontanea delle azioni prodotte dallo sperimentatore nei bambini con migliori abilità comunicative e socio-emotive. Tuttavia, il livello di complessità delle azioni imitate e l’accuratezza nella riproduzione dipendono dal grado di disfunzione sensoriale tattile del bambino: infatti, alcune caratteristiche sensoriali percepite durante la manipolazione degli oggetti proposti possono risultare assorbenti per i bambini e compromettere l’esecuzione dell’azione osservata.

Come specificato in precedenza, l’imitazione su richiesta risulta l’abilità maggiormente compromessa nei bambini con ASD. In particolare, dal presente studio è emerso che questa difficoltà è correlata alla compromissione globale, dovuta alla sintomatologia autistica, nelle maggiori aree di sviluppo del bambino (motoria, socio-emotiva, cognitiva e comunicativa). Le fragilità in queste aree ostacolano in particolare il livello di complessità delle azioni riproducibili su richiesta dell’altro; tuttavia, migliori capacità di adattamento del bambino comportano un incremento della frequenza di risposta al compito.

È stato interessante osservare come nello studio sia stata rilevata una correlazione tra le abilità di imitazione su richiesta e l’intensità dei comportamenti ritualistici tipici del disturbo: questo riflette la difficoltà dei bambini autistici nel modificare il proprio schema di azione su richiesta ambientale.

Essendo un’abilità relativamente integra nei bambini con ASD, il riconoscimento dell’essere imitato non è risultato in correlazione con specifici domini critici dello sviluppo psicomotorio del bambino.

Tuttavia, è stato interessante riscontrare che i bambini con maggiori disfunzioni nell’area della consapevolezza corporea risultano meno abili nel riconoscere l’imitazione da parte dell’altra persona: infatti, per riconoscere di essere imitato, il bambino dovrebbe possedere una consapevolezza corporea che gli permetta di associare la percezione del proprio movimento alla percezione visiva del movimento altrui. Tuttavia, importanti anomalie nell’integrazione visuo-motoria, caratterizzate da uno squilibrio tra l’informazione visiva e quella propriocettiva, che comporta un ridotto grado di consapevolezza corporea nei bambini con ASD[16], potrebbero spiegare la difficoltà nel riconoscere l’imitazione dell’altro.

Il livello di abilità nel riconoscimento dell’essere imitati risulta inoltre correlato all’intensità dei comportamenti compulsivi e degli interessi ristretti.

La presenza di interessi ristretti, infatti, può costituire un fattore di isolamento sociale per il bambino: in particolare, durante le somministrazioni della SVI, per alcuni bambini è stato necessario limitare l’accesso ad alcuni oggetti della scala, poiché la fissazione sull’oggetto rendeva l’interazione con il bambino difficoltosa. Inoltre, questo risultato è in linea con studi precedenti che hanno rilevato, durante l’interazione imitativa, cambiamenti più frequenti negli schemi e materiali di gioco utilizzati[17].

I comportamenti compulsivi, invece, riflettono la difficoltà che i bambini con ASD hanno di esplorare e dare significato all’ambiente che li circonda[18]. È quindi ipotizzabile che nei bambini con comportamenti compulsivi di intensità maggiore, l’essere imitato non costituisca un facilitatore sociale, ma al contrario incrementi le difficoltà di adattamento all’ambiente.

Nonostante il riscontro di interessanti correlazioni tra le abilità imitative e specifiche caratteristiche cliniche dei bambini con ASD, è necessario tenere in considerazione i limiti del presente studio pilota. Infatti, la dimensione ridotta del campione e l’assenza di un campione a sviluppo tipico di confronto, ci obbligano ad essere cauti nella lettura dei risultati ottenuti.

Inoltre, le misure di outcome considerate nel presente studio pilota fanno riferimento prevalentemente a questionari parent-report, e dipendono quindi dalla veridicità delle risposte fornite dai genitori.

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CONCLUSIONI E DIREZIONI FUTURE

La Scala di Valutazione dell’imitazione di J. Nadel è risultata sensibile alla valutazione delle capacità imitative di bambini con diagnosi di ASD tra i 2 e i 6 anni di età. Inoltre, è stata riscontrata un’ottima usabilità e fattibilità nella somministrazione.

Dai risultati ottenuti nel presente studio, è possibile affermare che i bambini con autismo sono complessivamente in grado di imitare gli altri e non presentano quindi un deficit imitativo assoluto.

Lo studio si pone l’obiettivo futuro di ampliare il campione di bambini con ASD e confrontare i risultati ottenuti con un campione di bambini con sviluppo tipico.



  • [1] Nadel J., Imitare per crescere. Nello sviluppo infantile e nel bambino con autismo, 1ª ed., Roma, Giovanni Fioriti Editore, 2016.
  • [2] Hamilton AF, Brindley RM, Frith U. Imitation and action understanding in autistic spectrum disorders: how valid is the hypothesis of a deficit in the mirror neuron system? Neuropsychologia. 2007 Apr 9;45(8):1859-68.
  • [3] Vivanti G., La mente autistica. Le risposte della ricerca scientifica all’enigma dell’autismo, 2ª ed., Firenze, Hogrefe, 2021, pp. 15-17, 83-87, 99-101
  • [4] Lanfranchi S., Vianello R. DP-3 – Developmental Profile-3, 3a ed., Firenze, Hogrefe Editore Srl, 2015
  • [5] Moon SJ, Hwang JS, Shin AL, Kim JY, Bae SM, Sheehy-Knight J, Kim JW. Accuracy of the Childhood Autism Rating Scale: a systematic review and meta-analysis. Developmental Medicine and Child Neurology. 2019 Sep;61(9):1030-1038.
  • [6] Militerni R., Neuropsichiatria infantile, 5ª ed., Idelson-Gnocchi, p. 364
  • [7] Purpura G, Cerroni F, Carotenuto M, Nacinovich R, Tagliabue L. Behavioural Differences in Sensorimotor Profiles: A Comparison of Preschool-Aged Children with Sensory Processing Disorder and Autism Spectrum Disorders. Children (Basel). 2022 Mar 14;9(3):408.
  • [8] Ibidem
  • [9] Nadel J., Imitare per crescere. Nello sviluppo infantile e nel bambino con autismo, 1ª ed., Roma, Giovanni Fioriti Editore, 2016.
  • [10] Vivanti G., La mente autistica. Le risposte della ricerca scientifica all’enigma dell’autismo, 2ª ed., Firenze, Hogrefe, 2021, p. 83
  • [11] Contaldo A, Colombi C, Narzisi A, Muratori F. The Social Effect of "Being Imitated" in Children with Autism Spectrum Disorder. Frontiers in Psychology. 2016 May 13;7:726.
  • [12] Vivanti G., La mente autistica. Le risposte della ricerca scientifica all’enigma dell’autismo, 2ª ed., Firenze, Hogrefe, 2021, p. 14
  • [13] Nadel J., Imitare per crescere. Nello sviluppo infantile e nel bambino con autismo, 1ª ed., Roma, Giovanni Fioriti Editore, 2016, p. 107
  • [14] Vivanti G., La mente autistica. Le risposte della ricerca scientifica all’enigma dell’autismo, 2ª ed., Firenze, Hogrefe, 2021, p. 84
  • [15] Ibidem
  • [16] Vivanti G., La mente autistica. Le risposte della ricerca scientifica all’enigma dell’autismo, 2ª ed., Firenze, Hogrefe, 2021, p. 91
  • [17] Contaldo A, Colombi C, Narzisi A, Muratori F. The Social Effect of "Being Imitated" in Children with Autism Spectrum Disorder. Frontiers in Psychology. 2016 May 13;7:726.
  • [18] Pecini C, Brizzolara D., Disturbi e traiettorie atipiche del neurosviluppo, 1ª ed., Milano, McGraw-Hill, 2020, p. 351-359.

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