CONCLUSIONI - BIBLIOGRAFIA - Tecniche a mediazione corporea per la gestione di dolore e fatigue negli adolescenti con linfoma di Hodgkin

Conclusioni

La patologia oncologica in età adolescenziale si inserisce in una fase evolutiva ”transitoria” tra l’età pediatrica e l’età adulta caratterizzata, tra le altre cose, da grandi cambiamenti siafisici che sociali spesso accompagnati da difficoltà riguardo la propria percezione corporea. Le problematiche legate in maniera diretta o indiretta alla patologia oncologica, come dolore e fatigue, vanno ad interferire negativamente con la qualità della vita quotidiana dei pazienti adolescenti. Dolore e fatigue, sintomi estremamente soggettivi, multifattoriali e multidimensionali, proprio a causa di queste caratteristiche spesso risultano difficoltosi da trattare e talvolta vengono mis-conosciuti o sottovalutati. Affianco alle usuali cure con terapie farmacologiche, le tecniche a mediazione corporea possono essere un approccio complementare nella presa in carico del paziente pediatrico oncologico, e in particolare degli adolescenti. Per quanto riguarda gli adolescenti con linfoma di Hodgkin, la cui prognosi è nella maggior parte dei casi positiva, il numero di pazienti che effettuano trattamenti antitumorali, terapie di mantenimento e il numero di sopravvissuti è in aumento, pertanto è in aumento anche il numero di pazienti che incorrono in dolore e/o fatigue correlati al cancro o alle terapie, per cui, per un trattamento ed una presa in carico integrati, l’impiego di tecniche a mediazione corporea rappresentano una soluzione valida. Caratteristico delle tecniche a mediazione corporea è l’utilizzo del canale somatico/corporeo che ha ilfine di andare a beneficiare, oltre all’aspettofisico, anche la dimensione emotiva e psicologica di chi ne fa utilizzo. In particolare, nel trattamento di dolore e fatigue, l’obiettivo sarà quello di andare ad agire sulle componenti fisiche, emotive e psicologiche di tali sintomi attraverso l’impiego di tecniche complementari (quali le tecniche a mediazione corporea) per dare sollievo. Le tecniche incluse nel presente studio necessitano, da parte del paziente, di partecipazione e collaborazione in prima persona. In adolescenza, più che durante l’infanzia (0-12 anni), sarà più facile ottenere buoni livelli di compliance; in più la partecipazione diretta dei pazienti pùo aumentare il loro senso di ”auto-efficacia” e migliorare loro l’umore e il livello di adesione alle cure in generale. In più, proprio a causa dell’utilizzo del canale corporeo come principale mezzo per queste tecniche, si possono avere riscontri positivi anche nella ricostruzione dell’immagine e della percezione corporea (messe alla prova dalla patologia oncologica e dall’adolescenza).

Effettuando una ricerca in letteratura scientifica per quanto riguarda il trattamento di adolescenti con LH con le tecniche che rientrano tra i criteri di inclusione (Mindfulness, Biofeedback, Reiki, Tecniche di respirazione e di rilassamento, contattofisico, Metodo Feldenkrais...) non si trova un numero soddisfacente di risultati, indice del fatto che sono necessari ulteriori studi e ricerche circa l’impiego di tali tecniche nel trattamento di dolore e fatigue. Allargando la ricerca alla patologia oncologica in età evolutiva, si trova che, mentre per quanto riguarda l’utilizzo di tecniche come Yoga, Agopuntura, Massaggio-terapia, ecc., sono stati effettuati numerosi studi, cos`ı come per l’impiego di tecniche come Reiki o Mindfulness in età adulta, nella fascia di età 0-18 anni sono ancora pochi gli studi portati avanti e pertanto sono poche le evidenze di efficacia dell’impiego di queste tecniche. Nonostante questo, in vista dei, seppur pochi, risultati positivi ottenuti e dato quanto già è stato osservato e rilevato per l’età adulta, le ipotesi di efficacia sono tutt’ora valide, e, poichè tali tecniche non rischiano di avere effetti collaterali gravi (se messe in pratica da personale competente e con le dovute valutazioni preliminari alfine di evitare situazioni controindicate) sarebbe importante effettuare ulteriori studi clinici che vadano ad indagare i meccanismi e l’efficacia delle tecniche a mediazione corporea.

A questo proposito si è progettato uno studio clinico che prende in considerazione l’impiego del Metodo Feldenkrais nel trattamento di dolore e fatigue negli adolescenti con LH.

Osservazioni personali

Concludo con un’osservazione personale in base a quello che è la mia esperienza, seppur breve, con i pazienti oncologici e la mia esperienza con il Metodo Feldenkrais. Nei mesi in cui ho svolto il mio tirocinio presso l’ospedale infantile Regina Margherita ho potuto conoscere, e lavorare con, diversi pazienti affetti da patologia oncologica (LLA, osteosarcoma, medulloblastoma...). Prima di questa esperienza non avevo mai pensato al lavoro del TNPEE con questa tipologia di pazienti come un ambito che potesse interessarmi, se non altro per il grosso carico emotivo che la patologia pediatrica grave, e specialmente la patologia oncologica, porta con sè. Eppure mi sono ritrovata ad avere a che fare con questi ragazzi, ragazze, bambine e bambini e sono rimasta affascinata dall’enorme ruolo che la riabilitazione pùo avere nella loro storia clinica. Le capacità di compliance che hanno i pazienti da un punto di vista neurologico non compromessi aumentano ancor più le possibilità della riabilitazione. Purtroppo molte volte a causa dei trattamenti invasivi e delle problematiche conseguenti (astenia, nausea, problemi di equilibrio e di coordinazione ecc.), ragazzi, ragazze, bambini e bambine si ritrovano molto limitati nelle loro possibilità. Spesso anche movimenti apparentemente banali diventano impegnativi, talvolta impossibili. In questi casi il Metodo Feldenkrais, basandosi sulle effettiva capacità della persona che ne usufruisce e prevedendo movimenti semplici, svolti attivamente o passivamente, potrebbe essere una buona strategia per mantenere un livello di riabilitazione costante, nel rispetto delle possibilità del momento. I pazienti potrebbero inoltre trovare nuove strategie di movimento e posture più adatte alle loro condizioni, mantenendosi attivi nel processo di cura nonostante le tante difficoltà. Il Metodo Feldenkrais pùo aiutare nello sviluppare auto-consapevolezza e migliori livelli di propriocezione, andando a migliorare l’immagine corporea spesso distorta dalla patologia oncologica (a maggior ragione se in adolescenza). In generale viene riferito che lo svolgimento di lezioni del Metodo Feldenkrais apporta benefici al benessere generale ed essendo una tecnica non invasiva, non vi sono rischi di effetti collaterali gravi (se effettuato da personale competente, nel rispetto dei principi del Metodo, tra cui il principio della comodità e del non-dolore). Pertanto in futuro potrebbe essere molto interessante ampliare gli studi riguardo a questa tecnica in ambito di terapia oncologica. Spero di poter partecipare, come futura TNPEE e insegnante di Metodo Feldenkrais, a tali studi e di poter apportare alla ricerca scientifica novità in un ambito ancora poco studiato.

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