Sindrome di Down e Capacità Rappresentative: un intervento di Terapia Neuropsicomotoria a partire dai pre-requisiti dello Schema Corporeo con l’integrazione di formati visivi differenziati

Sindrome di Down e Capacità Rappresentative: un intervento di Terapia Neuropsicomotoria a partire dai pre-requisiti dello Schema Corporeo con l’integrazione di formati visivi differenziati - Francesca FERRARA

Riassunto

L’ipotesi che si vuole indagare in questo lavoro di tesi si focalizza a partire dalle caratteristiche di funzionamento proprie della sindrome di Down, presenti in età evolutiva, così sintetizzate:

  • abilità recettive visive migliori di quelle uditive
  • memoria a breve termine uditiva deficitaria
  • linguaggio espressivo inferiore rispetto al recettivo
  • ritardo mentale

Mediante l’intervento neuropsicomotorio mirato ai pre-requisiti dello schema corporeo, si vuole verificare se sia possibile favorire lo sviluppo di capacità rappresentative a partire dal legame tra funzionamento sensoriale azione imitazione configurazioni associative e comunicative.

A tal fine, l’approccio neuropsicomotorio basato sulla dimensione corporeo– intersoggettiva–rappresentativa è stato integrato con formati visivi rappresentativi differenziati a partire dalle caratteristiche soggettive del campione considerato, andando a strutturarsi in un modello di Training.

Sono stati seguiti sei bambini con diagnosi di sindrome di Down, tutti esposti ad almeno un doppio codice linguistico, con età cronologica media di circa 4 anni e 6 mesi, età mentale media di circa 2 anni e quoziente intellettivo medio di circa 45. Appartengono, nella maggioranza delle situazioni, a nuclei familiari complessi, caratterizzati da limiti verso la conoscenza della lingua italiana, bisogni di natura socio-economica e limitata inclusione sociale.

E’ stato considerato un arco temporale di 4 mesi di presa in carico, da aprile a luglio 2014, in un Centro Riabilitativo convenzionato.

La nostra attenzione si è concentrata nell’individuare facilitatori che potessero sostenere maggiormente lo sviluppo cognitivo/rappresentativo a partire dal corpo.

A tal fine è stato ideato e strutturato il modello di training, a cui il campione è stato sottoposto con frequenza bisettimanale. La proposta si è articolata su cinque aree:

  1. Area di conoscenza e localizzazione delle parti del corpo
  2. Area di identificazione/imitazione di posture e gesti
  3. Area di organizzazione di sequenze di gesti
  4.  Area di associazione di oggetti-immagini
  5. Area di generalizzazione di categorie di oggetti. Si sono utilizzati tre strumenti valutativi standardizzati:
    • SON (Scheda di osservazione/valutazione neuropsicomotoria): per definire il profilo delle competenze di ciascun bambino ed avere quindi un quadro maggiormente definito e specifico su cui impostare l'intervento.
    • ComFor: per individuare il livello di attribuzione di significato raggiunto dal soggetto. È stato somministrato due volte a distanza di 4 mesi per valutare gli effettivi risultati.
    • Test Schema Corporeo dai 3 ai 7 anni di Russo: per valutare il livello di schema corporeo. Come il test precedente due somministrazioni.

I risultati ottenuti grazie ai dati dei re-Test hanno evidenziato in tutti i bambini delle modificazioni, andando a dimostrare l’efficacia del training, in particolare delle attività mirate da una parte alla categorizzazione e associazione e dall’altra alla stimolazione propriocettiva e visiva su di sé, sull’altro e sull’immagine, utilizzando materiali diversificati.

Infatti si è osservata la validità di un intervento neuropsicomotorio integrato con l’utilizzo di formati visivi differenziati basato sull’evoluzione sensazione – percezione – rappresentazione a partire dal corpo. Tale approccio ha portato due bambini del campione all’organizzazione di un’iniziale comunicazione proto- linguistica e altri due anche alla parola. Inoltre, si è evidenziata l’inaspettata necessità di lavorare sui pre-requisiti dell’imitazione a causa del deficit di intersoggettività evidenziato, correlato alle caratteristiche intrinseche dei soggetti così come ai fattori ambientali presenti.

Infine, fondamentale è risultata l’importanza di un lavoro mirato e individualizzato sul bambino in base al suo profilo e ai suoi canali di attivazione preferenziali. La dimensione del ritardo mentale presente ha sottolineato il ruolo determinante della generalizzazione dei facilitatori/sostegni individuati in tutti i contesti di vita del bambino, al fine di sostenere l’abilitazione del maggior numero possibile di competenze attraverso l’instaurarsi di una rete che coinvolge non solo le figure riabilitative, ma anche la famiglia e l’ambiente scolastico.

 

Premessa

Questo lavoro di tesi ha origine dal mio interesse nei confronti dello schema corporeo e verso le sue implicazioni nello sviluppo dell’individuo. Più precisamente, riguardo ai collegamenti tra corpo e rappresentazione alla base dell’evoluzione, che sono inoltre nuclei portanti dell’intervento di terapia neuro e psicomotoria.

Questa radice corporea delle funzioni rappresentative nello schema corporeo ha indirizzato e caratterizzato il mio studio verso situazioni cliniche nelle quali questa evoluzione è resa più difficile dalla presenza di ritardo mentale, come nella Sindrome di Down.

L’approfondimento delle metodologie riabilitative più utili ed efficaci, sorrette dalle ricerche scientifiche a supporto del fondamento corporeo dei processi comunicativi, così come la valutazione della priorità del canale visuo–percettivo a sostegno dell’evoluzione rappresentativa–comunicativa nella Sindrome, mi hanno permesso di individuare e realizzare un modello di Training.

Scopo del lavoro è stato quindi la sperimentazione e la verifica dell’efficacia del suddetto training che ha integrato l’intervento di terapia neuro e psicomotoria, basato sulla dimensione corporeo – intersoggettiva – rappresentativa, con formati visivi rappresentativi differenziati a partire dalle caratteristiche soggettive del campione considerato.

Lo scritto si apre presentando i contributi scientifici che inquadrano le caratteristiche della Sindrome di Down e mettendo in luce il funzionamento a supporto dello sviluppo rappresentativo e cognitivo. Accanto a ciò, vengono esposti la correlazione tra l’uso dei gesti e lo sviluppo linguistico cognitivo, evidenziata nelle ricerche dei neuroni mirror, e gli studi di Piaget e Le Boulch nella cornice dello schema corporeo. Nel secondo capitolo è stata esposta la metodologia neuro e psicomotoria e le sue specificità relative alla Sindrome e allo schema corporeo. Di seguito seguono le integrazioni con altre metodologie d’intervento che hanno reso possibile l’ideazione del training, a partire dal lavoro sui formati visivi differenziati utilizzati come facilitatori, come la Comunicazione Alternativa Aumentativa (CAA) e l’approccio Cognitivo Motivazionale Individualizzato (c.m.i.).

Nel terzo capitolo si è illustrato il modello di Training con le sue impostazioni e articolazioni, seguito da esempi di attività. A completamento, gli strumenti di valutazione utilizzati: il Test ComFor, il Test sullo Schema Corporeo dai 3 ai 7 anni di R. Russo, la scheda di osservazione/valutazione neuropsicomotoria (SON).

Segue la parte clinica del lavoro, relativa ai casi con l’esposizione dell’anamnesi, lo sviluppo somato-psichico, lo sviluppo comunicativo/linguistico, l’età mentale, il quadro funzionale con il profilo evidenziato dalla SON e i risultati ottenuti dalle somministrazioni dei Test ComFor e Russo a distanza di 4 mesi, con una prima analisi delle modificazioni rilevate per ogni bambino.

Infine, il lavoro termina con la discussione dei risultati e le conclusioni in cui si verifica il lavoro di ricerca e l’efficacia del training.

 

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