CONCLUSIONI - Il modello SCERTS: incrementare la comunicazione e le competenze socio-emotive nel Disturbo dello Spettro Autistico

Tra le condizioni che caratterizzano principalmente il disturbo dello spettro autistico, vi è un deficit a livello dell’interazione sociale reciproca che è interconnesso con le difficoltà comunicative.

I deficit precoci della reciprocità sociale vengono identificati nell’incapacità del bambino di condividere l’attenzione per gli oggetti o le attività, di condividere sentimenti di gioia, di riso, di sorpresa, di paura in un’interazione congiunta e di rispettare i turni nel gioco o in attività di gruppo.

I deficit comunicativo-interattivi si manifestano sin dai primi momenti di vita ed influenzano in modo significativo le opportunità di apprendimento. Inoltre, i bambini con autismo mostrano difficoltà nell’intraprendere spontaneamente scambi comunicativi e, spesso, le risposte fornite all’altro risultano essere atipiche.

Pertanto, a partire dal fatto che il bambino con autismo presenta delle difficoltà nell’ambito comunicativo e sociale, è necessario lavorare con lui e sul contesto in cui vive, in modo da evitare che i caregivers diminuiscano l’iniziativa con il bambino perché poco motivati dalle risposte assenti o atipiche.

Con questo lavoro abbiamo introdotto i principi del modello di valutazione SCERTS ed una sua prima applicazione in due casi clinici.

Tale modello, a differenza della valutazione neuropsicomotoria che indaga il profilo di sviluppo generale del bambino utile per la diagnosi, consente di effettuare una valutazione che si focalizza sulle difficoltà centrali dei soggetti con disturbo dello spettro autistico.

Le tre grandi macro-aree considerate dallo SCERTS sono infatti la competenza socio-comunicativa, la regolazione emotiva ed il supporto transazionale (caregivers e ambiente). Come precedentemente detto, la fase di valutazione viene utilizzata per determinare il livello di sviluppo comunicativo del bambino e per stabilire in seguito, sulla base di alcuni criteri specifici per ogni dominio, un profilo dei punti di forza e delle aree di bisogno per il bambino e per i suoi partner comunicativi.

In particolare, nel nostro caso, è stata effettuata una prima valutazione sul bambino e sulla relazione tra il bambino e il genitore, al fine di stabilire tre obiettivi a breve termine da raggiungere in un primo trimestre di trattamento. Per il nostro studio, come primo passo, abbiamo prevalentemente concentrato l’intervento sul bambino, allo scopo di gettare le basi per l’acquisizione di nuove competenze comunicative e relazionali in un lavoro a lungo termine attraverso il supporto alla famiglia e ai partner comunicativi.

I limiti di questo lavoro sono principalmente due: il numero ridotto del campione di casi clinici e la difficoltà nell’integrazione dell’intervento riabilitativo svolto in ambito ospedaliero con il contesto socio-familiare e scolastico.

È pertanto auspicabile un lavoro a lungo termine che comporti il raggiungimento di obiettivi centrati non soltanto sul bambino ma anche sui caregivers e sui contesti di vita.

 

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