La comunicazione nei bambini con bisogni comunicativi complessi

“La comunicazione è un diritto non un dono”

Micheal Williams- persona con bisogni comunicativi complessi

Nella sindrome di Mowat Wilson la presenza di un disturbo del linguaggio interferisce in modo significativo sullo sviluppo del bambino.

Comunicare è un bisogno ed una priorità per ogni persona, oltre ad essere un fondamentale diritto umano. Nella comunicazione si apre la relazione con l’altro e si crea la nostra identità personale (Rivarola, 2009). Infatti, la comunicazione e il linguaggio sono un punto di arrivo fondamentale nello sviluppo del bambino, ma ne sono contemporaneamente anche la base. Questi rappresentano il veicolo principale della specificità umana, fondamentali nella costruzione di un’identità condivisa, delle relazioni con gli altri, di scopi comuni e infine di tutto il percorso di apprendimento successivo, attraverso narrazioni o ancor più attraverso il pensiero logico, che è profondamente radicato nell’uso sofisticato del linguaggio (Costantino,2012). In situazioni di normalità la comunicazione avviene attraverso le parole, la scrittura e il linguaggio del corpo. Al contrario, in molti casi di disabilità cognitiva, sensoriale o motoria, chi ne è affetto non può affidare la sua comunicazione al corpo, all’espressione del viso, alla sua voce o alla sua scrittura (Rivarola,2009). Per questo motivo, la presenza di un disturbo della comunicazione in un bambino influisce innanzitutto sulla comunicazione stessa, interrompendo e deformando la continua costruzione di significati tra lui e il mondo che lo circonda .

Lo sviluppo della comunicazione è un processo altamente interattivo e ricorsivo in cui è fondamentale il continuo rispecchiamento tra almeno due partner comunicativi ma la presenza di un disturbo di comunicazione influisce profondamente anche sulla capacità naturale dell’altro di sintonizzarsi e interagire, sostituendo il circolo virtuoso naturale con un circolo vizioso. Diventa, quindi, necessario trovare modalità che consentono di riattivare precocemente interazioni comunicative funzionali (Costantino, 2012).

La messa in campo tempestiva di interventi che vadano a intervenire su tali difficoltà di comunicazione può avere un ruolo importante nel prevenire sia un ulteriore impoverimento comunicativo, simbolico, cognitivo, sia la comparsa di disturbi del comportamento, altrimenti molto frequenti tra le persone con difficoltà della comunicazione. L’utente con bisogni comunicativi complessi presenta non solo difficoltà ad esprimersi ma anche e soprattutto difficoltà nel capire quanto gli altri vogliono comunicare, sul piano linguistico, cognitivo o direttamente comunicativo.

L’assenza di adeguate modalità per interagire e comunicare con gli altri determina ricadute negative su tutti i piani dello sviluppo: relazionale, linguistico, sociale, etc. In assenza di modalità di comunicazione adeguate ai bisogni, è evidente che le relazioni con il mondo si deteriorano, il linguaggio interno si impoverisce, l’identità fatica a strutturarsi, il funzionamento cognitivo, già compromesso di base, peggiora, e lo stesso avviene anche per le relazioni sociali (Costantino, 2012)

La disabilità comunicativa impedisce la crescita armonica del bambino, andando ad influenzare negativamente tutte le aree di sviluppo; data la gravità delle conseguenze di tale disabilità si rende immediatamente evidente l’importanza di un intervento che sia il più possibile precoce,  specifico e allo stesso tempo generalizzato e che dia la possibilità al bambino e al suo cargiver, ossia il partner comunicativo, di instaurare uno scambio comunicativo efficace consentendo quel processo di sintonizzazione affettiva che rappresenta la base del rispecchiamento materno (Costantino, 2012).

Per questi motivi nei capitoli successivi si farà riferimento al progetto di Comunicazione Aumentativa attivo sul bambino preso in esame.

 

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