DISCUSSIONE - CONCLUSIONE - Il SÉ CORPOREO in Terapia Neuropsicomotoria: concetti teorici, osservazione, esperienza clinica

DISCUSSIONE

Il proposito che ha guidato le ricerche teoriche e la stesura di questo elaborato era quello di trovare una chiave di lettura del Sé corporeo che, a partire dalla sua definizione, potesse condurre il terapista della neuro e psicomotricità verso una maggiore conoscenza, consapevolezza e capacità di osservazione dello stesso. Per perseguire questo scopo, però, è stato necessario fare una selezione tra le numerose teorie, più o meno recenti, che hanno definito e spiegato il Sé corporeo, spesso chiamandolo in modi diversi e sostenendo tesi differenti. Di conseguenza, sono stati presi in considerazione alcuni modelli teorici e alcuni fattori corporei e relazionali che incidono nella sua maturazione, escludendone altri (per esempio la voce e il respiro). Tale selezione è stata dettata dal desiderio di trovare una formula concreta, calata il più possibile nella realtà neuropsicomotoria.

Tuttavia, gli scogli più duri da superare sono stati imposti dalla natura stessa del Sé corporeo che, pur concretizzandosi a livello neurale, è fondamentalmente astratta. Di conseguenza, identificare quali elementi osservativi la rivelano è stato complesso. Così, per l’analisi della percezione e dell’organizzazione del Sé corporeo viene proposta l’osservazione degli elementi nei quali esse si concretizzano: la senso-percezione e il movimento. In entrambi i casi il processo di valutazione si basa su qualcosa di traducibile: il terapista osserva e deduce come il bambino percepisca e organizzi il proprio Sé corporeo. La rappresentazione del Sé corporeo, che è forse invece la categoria più astratta, è dicibile, esprimibile graficamente e la sua valutazione è la combinazione di dati oggettivi che il bambino rivela esplicitamente e di ipotesi soggettive formulate dal terapista.

Per quanto concerne la scheda di osservazione proposta, si ritiene giusto sottolineare che, per renderla concreta, è stato indispensabile partire dall’osservazione diretta dei bambini nel setting neuropsicomotorio, durante l’esperienza di tirocinio. L’osservazione ha fornito gli spunti dai quali partire per condurre la ricerca teorica.

Nella stessa sede, compilando la scheda creata, è emersa la difficoltà nel qualificare alcuni item, per il sottile confine che li differenzia da altri, sia a livello teorico che pratico. Ne deriva che, per il completamento della scheda, non solo è necessario possedere capacità osservative ben sviluppate, ma anche conoscere in modo approfondito il significato degli indici, che è possibile ritrovare nella parte teorica relativa al capitolo 4.

In ultimo, una plausibile fonte di criticità della scheda è la sua lunghezza. La decisione di non rimuovere o sintetizzare alcuni indici osservativi si rifà al loro valore. Innanzitutto, nello stilarla, è stata cercata la completezza, perché la scheda potesse offrire un ampio ventaglio di spunti, riflessioni e possibili obiettivi. L’osservazione del Sé corporeo va ad integrare e specificare in maniera più dettagliata l’osservazione globale del profilo neuropsicomotorio del bambino, ma il fine di questo elaborato è quello di impostare la valutazione del profilo del bambino a partire da quello che nel profondo guida e determina il suo movimento, il suo gioco e il suo sviluppo, cioè il Sé corporeo. Utilizzare la lente di ingrandimento sul Sé corporeo può offrire una nuova prospettiva sulla base della quale impostare il trattamento neuropsicomotorio. Avere in mente, dunque, quali sono tutti quegli aspetti che più si connettono ai livelli più profondi, consapevoli ed inconsapevoli e fondanti lo sviluppo del bambino, consente di dare loro la giusta importanza.

Nel caso clinico di Carlo, la compilazione della scheda di osservazione ha consentito di rilevare le prevaricanti difficoltà nella sfera della percezione del Sé corporeo. Ciò ha reso consapevole la terapista dell’importanza, all’interno dell’intero processo di trattamento, di porre il focus sulla stimolazione sensopercettiva dell’emisoma paretico e di sostenere il piacere sensomotorio. In altre parole, andando ad enfatizzare la quantità e la qualità degli stimoli e ad indirizzare maggiormente l’attenzione percettiva del bambino verso l’emisoma paretico, la terapista ha promosso una maggiore organizzazione corporea globale e l’integrazione dell’emisoma paretico nella rappresentazione del Sé corporeo. Gli ampi miglioramenti nell’integrazione tra i due emisomi emersi dalla seconda valutazione, sembrano, così, confermare quanto la percezione sia alla base dell’organizzazione e della rappresentazione del Sé corporeo. Inoltre, l’aumento del piacere, del numero di esperienze sensomotorie esperite, della quantità e qualità degli schemi motori in Carlo, dimostra quanto dalla maturazione del Sé corporeo egli abbia tratto un maggior senso di autoefficacia e di fiducia di se stesso.

Nel caso clinico di Kevin, sia la categoria della percezione che dell’organizzazione risultavano inficiate alla prima valutazione, condotta per mezzo della compilazione della scheda. In particolare, rispettivamente, si erano rilevati il deficit di integrazione sensoriale e il deficit di organizzazione ed esecuzione del movimento. L’approccio terapeutico alle difficoltà motorio-prassiche non si è basato sull’aggressione al sintomo, bensì sull’offrire al bambino un terreno fisico e relazionale di accoglienza e sicurezza. L’obiettivo è stato quello di promuovere il piacere nel gioco sensomotorio, in tutte le sue sfumature di movimento, permettendo al bambino di fare esperienza del proprio corpo, di conoscerlo, imparare a governarlo, in un clima totalmente sereno e di supporto. Anche in questo caso, la consapevolezza dell’importanza della maturazione globale e armonica del Sé corporeo e la conoscenza dei sistemi alla base del suo sviluppo, ha consentito di conferire importanza, all’interno del processo di trattamento, all’integrazione sensoriale e alla sperimentazione del corpo in relazione allo spazio e agli oggetti, nel pieno rispetto dei tempi del bambino. A seguito del trattamento, il quadro si è nettamente modificato, testimoniando l’efficacia di aver dato peso e spazio alla maturazione naturale del Sé corporeo. Anche i vissuti legati al corpo si sono modificati, propendendo verso una maggiore eutimia, e la rappresentazione grafica della figura umana si connota ora di maggiore completezza e coesione.

Come in questi casi, la scheda di osservazione può essere uno strumento utile alla valutazione del trattamento condotto nei mesi, confrontando i dati qualitativi (e non) in essa riportati. La scheda, comunque, non impone l’obbligo di essere compilata in tutte le sue voci e, anzi, può essere utilizzata semplicemente come scheletro dell’osservazione globale del bambino.

Sarebbe stato interessante inserire all’interno della scheda una voce sul “piacere sensomotorio”, perché è di specifica pertinenza della terapia neuropsicomotoria ed è un elemento strettamente legato al modo in cui il bambino percepisce, organizza e rappresenta il proprio Sé corporeo. Nicolodi (2000) sostiene che la forma del gioco del bambino, cioè il modo di giocare, sia caratterizzata da specifici rapporti che devono essere in armonia tra loro: il rapporto del bambino con il proprio corpo, con lo spazio e il tempo, con il materiale e con gli altri. La prima voce, “rapporto con il proprio corpo”, rimanda al Sé corporeo, inglobandone tutti i suoi aspetti, sia percettivi, che motori, emotivi ed intellettivi. Se questi sistemi funzionano bene e sono in equilibrio tra loro, è più probabile che il gioco sarà connotato dal piacere, deducibile da come il bambino utilizza le categorie psicomotorie. Tuttavia, tale indice osservativo non è stato inserito perché esso trova collocazione, in realtà, in tutte e tre le sezioni della scheda. In altre parole, sarebbe stato necessario creare una sezione apposita relativa al piacere sensomotorio. Si ritiene, però, che esso rimanga un elemento essenziale di cui tenere conto all’interno del processo di osservazione e valutazione generale del bambino e che possa fungere da spunto per ulteriori deduzioni in merito al suo Sé corporeo.

In ultimo, si rileva il fatto che nella scheda, pur essendo lunga e dettagliata, vengono a mancare gli aspetti emotivi e relazionali ampiamente avvalorati in questo elaborato. Ci si riferisce, per esempio, ai vissuti del bambino rispetto al proprio corpo, al rimando verbale e non verbale che l’adulto dà al corpo del bambino, che contribuiscono a modellare la rappresentazione del Sé corporeo. Per riprendere quanto sostenuto nelle righe precedenti, considerazioni in merito a questi aspetti sono il frutto dell’attenzione e delle riflessioni del singolo terapista. Per quanto avuto modo di osservare in sede di tirocinio, la manifestazione di atteggiamenti rinunciatari, l’evitamento o il rifiuto di determinate esperienze corporee, la messa in atto di azioni oppositive o provocatorie di fronte a compiti motorio-prassici difficili o di azioni simboliche in cui viene colpito, messo dentro, nascosto o curato il corpo di un personaggio o di un animale, possono essere ricondotte, in base al contesto, al Sé corporeo. Considerazioni di questo genere, molto soggettive, possono essere però davvero interessanti. Nella scheda non c’è uno spazio ad esse dedicato, ma se il terapista conosce e riconosce il valore di questi aspetti, può approcciare alla terapia neuropsicomotoria con una visione davvero olistica rispetto al Sé corporeo.

Per concludere, è bene evidenziare che il contenuto di una sintesi relativa al Sé corporeo di un bambino, nata dalla compilazione della scheda di osservazione da parte di due terapisti diversi, potrà avere sfumature differenti perché, sia nel contesto di osservazione sia nell’elaborazione dei dati, entrano in gioco capacità, conoscenze e dinamiche emotivo-relazionali molto soggettive. Ecco perché sarebbe opportuno che la conoscenza del Sé corporeo e del suo significato nello sviluppo del bambino sia parte del bagaglio professionale del terapista della neuro e psicomotricità, ma soprattutto che quest’ultimo sia consapevole del proprio Sé corporeo, dei propri vissuti emozionali connessi alle sfere della percezione, organizzazione e rappresentazione del proprio Sé corporeo. Ed è imprescindibile, in quest’ambito, la consapevolezza che il terapista deve avere rispetto all’utilizzo delle categorie psicomotorie, di cui in particolare quelle più arcaiche e meno soggette al controllo volontario, cioè il tono e la postura, perché attraverso il corpo l’adulto invia costantemente rimandi non verbali al Sé corporeo del bambino, condizionandolo. La chiave di questa consapevolezza risiede nella formazione corporea, che rappresenta un prezioso  ed imprescindibile arricchimento al bagaglio professionale del Terapista della Neuro e psicomotricità dell’Età Evolutiva.

CONCLUSIONE

La necessità di definire e comprendere il concetto di Sé corporeo, da cui nasce il presente elaborato, trova risposta nella ricerca letteraria, combinata alle osservazioni condotte nell’esperienza pratica. La prima, in particolare, non solo ha consentito di dare forma ad una descrizione complessiva e dettagliata del Sé corporeo, ma ha anche confermato l’ipotesi iniziale, secondo la quale il senso di Sé corporeo costituisce le radici dello sviluppo globale ed identitario del bambino.

La consistenza che l’esperienza corporea e la componente relazionale assumono nella maturazione del Sé corporeo del bambino, rende ragione dell’importanza di una considerazione specifica da parte del Terapista della Neuro e psicomotricità nell’ambito dell’articolato intervento neuropsicomotorio. L’integrazione multisensoriale degli stimoli provenienti dal corpo, le capacità di pianificazione ed esecuzione del movimento, le abilità rappresentative, il rimando emotivo e relazionale dell’adulto rispetto ai vissuti legati al corpo, sono alcuni degli elementi centrali nello sviluppo del Sé corporeo. Questi fattori, intrecciandosi tra loro, determinano l’espressività corporea del bambino.

Il carattere evolutivo e dinamico del senso di Sé corporeo, che matura in modo consistente nella prima infanzia, e la sua valenza all’interno dell’intero processo di sviluppo del bambino spiegano l’essenzialità di considerare il Sé corporeo un elemento centrale nella valutazione neuropsicomotoria. Adottare la prospettiva olistica derivante dalla consapevolezza e conoscenza del Sé corporeo, permette di identificare e riconoscere eventuali difficoltà, carenze o mancanze nei processi di sviluppo della percezione, organizzazione e rappresentazione del Sé corporeo e di poterli, di conseguenza, includere negli obiettivi di trattamento. Il terapista, attraverso il gioco (in particolare sensomotorio) e la relazione terapeutica, può favorire nel bambino maggiori integrazione, conoscenza, consapevolezza e capacità di controllo del corpo, nonché un maggior senso di autoefficacia e fiducia in se stesso.

I risultati emersi dall’esperienza clinica descritta sono coerenti con l’aspettativa espressa poc’anzi. Aver individuato quali fossero gli elementi di maggiore criticità, che andavano ad inficiare la percezione, l’organizzazione e la rappresentazione del Sé corporeo, ha consentito di dare rilievo, in fase di trattamento, ai bisogni del bambino inerenti a questa sfera di sviluppo, che condiziona in modo silente ma inevitabile lo sviluppo in tutte le altre aree. La creazione di una scheda di osservazione ha consentito di avere una linea guida per la valutazione dello stesso e di poter confrontare le caratteristiche del Sé corporeo dei bambini presi in carico, dopo cinque mesi di trattamento. È stato così evidenziato, in entrambi i casi clinici riportati, come la terapia neuropsicomotoria possa contribuire in larga misura ad un importante miglioramento del profilo relativo al Sé corporeo del bambino. Tale risultato confermerebbe la concezione secondo cui, operando ai livelli di base dello sviluppo globale del bambino, sia possibile consentirne un’evoluzione più armonica.

In ultima analisi, pertanto, questa tesi di laurea sostiene l’imprescindibile necessità che la conoscenza del Sé corporeo, delle caratteristiche del suo sviluppo naturale ed evolutivo e la consapevolezza dell’importanza che la sua maturazione avvenga in modo armonico, sia parte del bagaglio professionale del Terapista della Neuro e psicomotricità dell’Età Evolutiva. In particolare, è fondamentale che quest’ultimo riconosca la valenza della relazione nella maturazione del Sé corporeo e, di conseguenza, comprenda la necessità di essere in ogni istante consapevole dei messaggi e dei rimandi che egli dà al bambino, per mezzo del proprio corpo. A questo si aggiunge che la possibilità e la capacità di estrapolare le caratteristiche del Sé corporeo in fase di osservazione e valutazione, siano fattori essenziali per condurre un trattamento individualizzato, che miri alla costruzione di basi solide, su cui il bambino possa contare nel processo di sviluppo neuropsicomotorio.

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