Disturbi dello sviluppo

Tra i disturbi dello sviluppo in età evolutiva verranno menzionate alcune patologie che risultano presentare un deficit legato all’empatia, cosiddette “primarie”. Nel particolare: i disturbi dello spettro autistico (facendo riferimento anche e soprattutto all’alto funzionamento) ed i disturbi della condotta.

Unitamente a questi si porrà l’accento anche su alcuni disturbi in cui la carenza o la mancanza di empatia è “secondaria” alla patologia, come nei disturbi d’ansia, nei disturbi dell’umore e nell’alessitimia.

Disturbi dello spettro autistico

L'autismo e la sindrome di Asperger (AS) condividono tre aspetti fondamentali:

  1. difficoltà nello sviluppo sociale;
  2. difficoltà nello sviluppo della comunicazione;
  3. forti e inusuali interessi e comportamento ripetitivo.

Siccome la comunicazione è sempre sociale può ritornare utile catalogare l'autismo e alla AS in due ampie aree: difficoltà sociali e di comunicazione e azioni ripetitive con interessi ristretti.

La diagnosi della AS presuppone che un bambino abbia iniziato a parlare in tempo e abbia un QI nella media o più alto. Queste caratteristiche si manifestano differentemente in momenti diversi dello sviluppo.

Per chiarire meglio l’aspetto empatico di questo disturbo è utile fare riferimento alla teoria della cecità mentale (mind-blindness theory) sviluppata tra gli anni '80 e '90 che è un riferimento di rilievo per analizzare le difficoltà sociali e di comunicazione nell'autismo.

Questa teoria propone che bambini con condizioni di spettro autistico sono ritardati nello sviluppo della Teoria della Mente (ToM): l'abilità di un individuo di “mettersi nei panni di un altro”, di immaginare i suoi pensieri e sentimenti [64]. Quando leggiamo la mente di un altro individuo, non solo ci spieghiamo il comportamento dell'altro (perché ha girato la testa così? Perché i suoi occhi si sono mossi a sinistra?), ma immaginiamo anche un'intera serie di stati mentali (ha visto qualcosa di interessante, sa qualcosa o vuole qualcosa) e possiamo predire cosa potrebbe fare.

La teoria della cecità mentale afferma che i bambini affetti da autismo o AS sono ritardati nello sviluppo della loro ToM, e conseguentemente trovano i comportamenti altrui imprevedibili e poco chiari, persino spaventosi. Questo trova conferma dalle difficoltà riscontrate in ogni fase di sviluppo:

  • a 14 mesi si mostra attenzione congiunta (come indicare o seguire lo sguardo di un altro) durante la quale non solo si guardano il viso o gli occhi di un altro, ma si fa attenzione a cosa l'altro è interessato. I bambini con autismo o AS mostrano frequenza ridotta di attenzione congiunta.
  • a 24 mesi ci si impegna nella simulazione, usando le proprie capacità di mind-reading per comprendere che l’ altra persona sta solo “facendo finta”. Bambini con autismo o AS simulano meno o con modalità più rudimentali [65].
  • a 3 anni si può passare da un esempio visivo a un test conoscitivo comprendendo che il semplice toccare un contenitore non basta per sapere cosa ci sia dentro. Bambini autistici e con AS sono ritardati in questo [66].
  • a 4 anni si è capaci di superare il test di false credenze riconoscendo se qualcuno ha una credenza sbagliata sul mondo [67]. La maggior parte dei bambini autistici o con AS sono in ritardo su tale test. La menzogna, l'inganno è facilmente colta da un bambino di 4 anni [68]. I bambini autistici tendono a credere che tutti dicano la verità e possono essere scioccati all'idea che qualcuno possa non dire quello che pensa [69].
  • a 9 anni si è capaci di comprendere cosa può ferire i sentimenti altrui e cosa si possa o non possa dire. I bambini con AS sono ritardati di circa 3 anni in questa capacità, nonostante il loro normale IQ [70]. A 9 anni un bambino sa interpretare l'espressione di un'altra persona dai suoi occhi per dedurre cosa stia pensando o sentendo. I bambini con AS hanno molte difficoltà a superare questo test [71]e lo stesso vale per il test per adulti della lettura della mente attraverso gli occhi. Gli adulti autistici o con AS ottengono un punteggio sotto la media in questo test di lettura avanzata della mente [72].

I punti di forza di questa teoria sono svariati. Primariamente evidenzia le difficoltà sociali, di comunicazione e di linguaggio. In secondo luogo, i gradi di cecità mentale sono universali per tutti gli individui con disturbi dello spettro autistico. Terzo, studi di immagini nerofunzionali identificano le aree del “cervello sociale” attivate nel compito di lettura della mente (corteccia media prefrontale, giunture parietali temporali, cingolo anteriore, insula e amigdala) attivate nel processo di lettura della mente e che restano inattive nel cervello autistico [73]. Tali studi danno una conferma biologica delle differenze psicologiche di cui si è parlato finora. Quarto, i ritardi nello sviluppo dei precursori della lettura della mente (attenzione congiunta e simulazione) sono dei forti predittori nell'infanzia di una tarda diagnosi di autismo.

Infine, l'identificazione della cecità mentale nell'autismo ha portato allo sviluppo di nuovi interventi per facilitare la lettura della mente con discreti successi [74].

È comunque importate identificare i punti deboli o le carenze della teoria della cecità mentale. Prima di tutto, non tiene conto delle caratteristiche non sociali della condizione (interessi ristretti e attenzione eccellente per i dettagli). In secondo luogo, mentre la lettura della mente è certamente una componente dell'empatia; l'empatia reale richiede anche una risposta emozionale allo stato mentale di un'altra persona [75].

Molte persone autistiche riferiscono pure di essere confuse sul come rispondere alle emozioni altrui [76]; ecco un esempio: si rendono pur conto se una persona piange e sanno dire se è triste o arrabbiata, ma non sanno perché né come confortarla. In terzo luogo, anche un ventaglio di condizioni cliniche (schizofrenia, disturbi della personalità borderline e in alcuni casi di disturbi della condotta nei bambini) mostrano forme di deficit mentale e non soltanto persone autistiche. Quarto, alcuni studi non trovano prove a dimostrazione del deficit della ToM nei disturbi dello spettro autistico.

In quanto teoria, quella della cecità mentale mette a fuoco le difficoltà delle persone che rientrano nello spettro autistico, ma ignora le loro aree di forza.

Svariate revisioni sono state condotte per risolvere questi cinque limiti:

  1. si è tenuto conto delle aree di forza non sociali;
  2. si è ampliato il concetto della teoria della mente per includere una dimensione emozionale;
  3. è stata proposta la teoria dei due-fattori per distinguere i disturbi dello spettro autistico da altre condizioni;

Infatti è stata introdotta questa revisione perché al giorno d' oggi la nozione di spettro autistico non è più separata nettamente dalla “normalità” [77]. Basta guardare ai risultati del quoziente di spettro autistico [78]. Si tratta di uno strumento di screening sotto forma di questionario compilato sia da un genitore riguardo il figlio/a o per se stessi se l'adulto è ad alta funzionalità. Ci sono 50 elementi in totale, e se somministrato su larga scala, i risultati mostrano una distribuzione normale. Questo strumento separa nettamente l'autismo da altri gruppi di controllo,  il 93% della popolazione cade nella media del quoziente autistico e il 99% della popolazione autistica cade  all'estremo (alto) della scala di valutazione [79]. Oltre a questa teoria è importante sottolinearne un’altra: la teoria della sistematizzazione dell’empatia.

Questa nuova teoria spiega le difficoltà sociali e di comunicazione nell'autismo e nella AS facendo riferimento sia ai ritardi e sia ai deficit di empatia spiegando le aree di forza con riferimento alla capacità intatta o persino superiore di sistematicità.

La maggior parte delle persone intende la Teoria della Mente come una semplice componente cognitiva dell'empatia che semplicemente coinvolge l'identificazione degli stati mentali di qualcun altro. Ci si riferisce talvolta all'identificazione degli stati mentali con l'esigenza di un'attribuzione (siccome gli stati mentali non sono visibili di per se) o una ricognizione (se lo stato mentale lascia tracce nell'espressione facciale, vocale o posturale di emozioni ad esempio).

Ciononostante, quello che la teoria della mente omette è la seconda componente dell'empatia, l'elemento di risposta ossia avere una reazione emotiva appropriata ai pensieri e sentimenti di un altra persona. Ciò è riferito all'empatia affettiva [80].

Il Quoziente Empatia (EQ), risultante da un questionario compilato sia da un adulto per se stesso che da un genitore per suo figlio, valuta sia l'empatia cognitiva che affettiva. Su questa scala, le persone autistiche ottengono punteggi minori rispetto ai gruppi di controllo.

Secondo la teoria di sistematizzazione dell’empatia, i disturbi dello spettro autistico si spiegano meglio riferendosi non soltanto all'empatia (sotto la media) ma ad un secondo fattore psicologico (la sistematicità) che è nella media o persino al di sopra. Quindi è la discrepanza tra i due fattori a determinare se è presente una possibilità di sviluppare una condizione di spettro autistico.

Per capire questa teoria è necessario considerare un secondo fattore: il concetto di sistematicità ossia l'impulso ad analizzare o costruire sistemi. Un sistema, però, che segua delle regole identificando quelle che governano il sistema per poter predire come reagirà il sistema [81]. Ecco alcuni tra i maggiori tipi di sistemi: sistemi collezionabili (es. separare tipi diversi di pietre); sistemi meccanici (un videoregistratore); sistemi numerici (il tabellone degli orari dei treni) sistemi astratti (sintassi di una lingua); sistemi sociali (una gerarchia manageriale); sistemi motori (rimbalzare su di un trampolino). In questi casi si sistematizza  osservando le regolarità e le regole (p viene prima di q).

La prima prova di una capacità di sistematizzazzione intatta o persino inusualmente forte nell'autismo e nella AS è che, in uno studio, bambini di 8-11 anni ottengono punteggi maggiori a quelli aspettati in un test di fisica rispetto ad un gruppo di controllo costituito da adolescenti. Una seconda prova viene dagli studi che utilizzano il Quoziente di sistematicità (SQ). Più alto è il punteggio, maggiore è l'impulso a sistematizzare. I test su citati di sistematicità sono progettati per bambini o adulti con AS non affetti da autismo classico.

Comunque, bambini con autismo classico ottengono risultati migliori dei gruppi di controllo nel test delle sequenze di immagini, in cui le storie possono essere messe in successione utilizzando concetti fisico-causali. La teoria della sistematizzazione dell’empatia ha molteplici punti di forza:

  1. è una teoria a due-fattori e può quindi spiegare l'insieme delle caratteristiche sia sociali che non-sociali nello spettro autistico. L'empatia inferiore alla media è un modo semplice di spiegare le difficoltà sociali e di comunicazione, mentre la sistematicità (nella media o superiore) è un modo per spiegare gli interessi ristretti, il comportamento ripetitivo e la resistenza al cambiamento. Questo perché quando si sistematizza, è più facile mantenere tutto costante e cambiare un elemento alla volta. In questo modo si può vedere cosa causa cosa, rendendo il mondo prevedibile;
  2. può aiutare a caratterizzare il profilo unico delle persone affette da autismo. Molteplici gruppi mostrano difficoltà empatiche, ma probabilmente solo le persone affette da disturbi dello spettro autistico mostrano il loro impulso a sistematizzare;
  3. può dare un’opportunità per nuovi interventi, in particolare utilizzando la forte capacità di sistematicità per insegnare l'empatia, ad es. presentando le emozioni in un formato adatto all'autismo;
  4. questa teoria può spiegare ciò che è talvolta visto come una disabilità a “generalizzare” nell'autismo.

Secondo la teoria della sistematizzazione dell’empatia sarebbe quanto appena esposto che ci si dovrebbe aspettare se una persona provasse a comprendere ogni sistema come un sistema unico.

Un buon sistematizzatore è un separatore, non un aggregatore, siccome aggregare oggetti può causare l'omissione di differenze chiavi che non rendono il soggetto capace di predire  come diversi elementi agiscano diversamente. L'esempio clinico tipico è quello di un maestro che insegna ad un bambino autistico a compiere un compito in un ambiente (es. fare la doccia a casa) ma deve re-insegnarglielo in un nuovo ambiente (es. fare la doccia a scuola). Consideriamo quindi che, se il bambino tratta la situazione come un sistema, le caratteristiche uniche di ciascuna situazione (come la doccia a casa differisca da quella di scuola nei dettagli del controllo della temperatura i l'angolo e l'altezza della colonna della doccia) potrebbero essere più importanti che le caratteristiche comuni (entrambe richiedono l'entrarci, l'aprire il rubinetto, richiuderlo e l'uscirne).

Per decine di anni, la diagnosi dell'autismo è temuta da moltissimi genitori, in quanto suggerisce che il bambino è biologicamente isolato dal resto dell'umanità non avendo gli strumenti di base per l'impegno sociale.

La teoria della sistematizzazione empatica si focalizza non soltanto sulle aree di difficoltà (empatia), ma anche sulle aree di forza (sistematicità) nei disturbi dello spettro autistico considerandoli come una differenza nello stile cognitivo che è parte di un continuum  riscontrabile in qualsiasi essere umano, piuttosto che come una malattia.

Altra teoria di riferimento è la debolezza della coerenza centrale: presuppone un' eccellente attenzione per i dettagli (nella percezione e nella memoria), in quanto quando si sistematizza si deve prestare attenzione al più piccolo dettaglio. Questo perché ogni singolo dettaglio in un sistema può avere un ruolo funzionale.

La teoria della debolezza della coerenza centrale prevede che le persone con autismo e AS possono perdersi nei dettagli senza riuscire a raggiungere la completa comprensione di un sistema nella sua interezza (in quanto questo richiederebbe una visione globale), mentre la teoria sistematizzazione empatica afferma che queste persone arrivano ad un’ eccellente comprensione di un intero sistema, se gli si da l'opportunità di osservare e controllare tutte le variabili di quel sistema. L'esistenza di matematici di talento con AS, è la prova che questi individui possono integrare i dettagli in una reale comprensione del sistema.

In conclusione, la teoria della cecità mentale si dimostra utile come resoconto cognitivo dei disturbi dello spettro autistico, ma la sua validità è limitata a soltanto uno dei principali gruppi di caratteristiche (difficoltà sociali e di comunicazione), senza dar rilievo ad altri gruppi caratteristici (comportamento ripetitivo, interessi ristretti, attenzione locale al dettaglio). La teoria della cecità mentale trascura le difficoltà nella reattività affettiva allo stato mentale altrui.

Per queste ragioni, la teoria della sistematizzazione empatica, in quanto teoria a due fattori,  sembra essere maggiormente indicata a spiegare l’insieme di caratteristiche che compongono i disturbi dello spettro autistico rispetto alla teoria della coerenza centrale che ha delle carenze o comunque dei limiti n relazione all'ambito esplicativo e di universalità. Anche se, in ogni caso, la ricerca e lo studio circa le basi empatiche celebrali sono ancora in corso d’opera.

Disturbi della condotta

Il disturbo della condotta (DC) è un comportamento caratterizzato dalla persistenza dell’assenza di rispetto per i diritti delle altre persone e dal mancato adeguamento alle regole familiari e sociali. Nei DC vanno inclusi le forme di bullismo frequenti e persistenti.

Possono essere distinte due forme di DC, una a esordio nel periodo infantile e una in fase adolescenziale. Vi sono bambini con insorgenza precoce del disturbo (24-36 mesi) con un’evoluzione caratterizzata da manifestazioni con maggiore espressività in determinati periodi, spesso in concomitanza con situazioni ambientali che richiedono nuovi adattamenti comportamentali, mentre in altri periodi il comportamento è meno disturbante, ma con una continuità che tende ad assumere caratteristiche più gravi nelle fasi evolutive successive e in particolare nell’adolescenza. Questi comportamenti si inseriscono in quattro gruppi fondamentali:

  • condotta aggressiva che causa o minaccia danni fisici ad altre persone o ad animali;
  • condotta non aggressiva che causa perdita o danneggiamento della proprietà;
  • frode o furto;
  • gravi violazioni di regole.

I bambini o gli adolescenti con questo disturbo spesso innescano comportamento aggressivo e reagiscono aggressivamente contro gli altri. Essi possono mostrare un comportamento prepotente, minaccioso, o intimidatorio, dare inizio frequentemente a colluttazioni fisiche, usare un'arma che può causare seri danni fisici ,  essere fisicamente crudeli con le persone o con gli animali, rubare affrontando la vittima, oppure forzare un'altra persona all'attività sessuale. L'aggressione può assumere la forma di stupro, violenza, o, in rari casi, omicidio. La distruzione deliberata dell'altrui proprietà è una tipica caratteristica di questo disturbo, e può includere l'incendio deliberato con intenzione di causare seri danni o distruzione deliberata della proprietà altrui in altri modi.

In questo disturbo manca chiaramente la capacità del soggetto di “mettersi nei panni” dell’altro. Vi è una decisa assenza di senso di colpa e di conseguenza colui che è affetto da tale disturbo non riesce ad entrare in empatia con nessuno, spesso neanche con i familiari.

 


[64] Baron-Cohen S., Leslie A. M., & Frith U.  “Does the autistic child have a ‘theory of mind ?” ; Cognition, 21, anno 1985, pp. 37–46.

[65]Baron-Cohen S. “Autism and symbolic play”;  Br. J. Dev. Psychol., 5, anno 1987, pp. 139–148.

[66] Baron-Cohen S., & Goodhart F. “The “seeing leads to knowing” deficit in autism: the Pratt and Bryant probe” ;  Br. J. Dev. Psychol., 12, anno 1994, pp. 397–402.

[67] Wimmer H., & Perner J., “Beliefs about beliefs: Representation and constraining function of wrong beliefs in young children’s understanding of deception”;  Cognition, 13, anno 1983 pp. 103–128.

[68] Sodian B., & Frith U., “Deception and sabotage in autistic, retarded, and normal children”;  J. Child Psychol. Psychiatry, 33, anno 1992, pp. 591–606.

[69] Baron-Cohen 1992, 2007;

[70] Baron-Cohen S., O’Riordan M., Jones R., et al. “A new test of social sensitivity: Detection of faux pas in normal children and children with Asperger syndrome”;  J. Autism Dev. Dis., 29, anno 1999 pp. 407–418.

[71] Baron-Cohen S., Wheelwright S., Scahill V., et al. “Are intuitive physics and intuitive psychology independent?”  J. Dev. Learning Dis., 5, anno 2001. pp. 47–78.

[72] Baron-Cohen S., Wheelwright S., Hill J., et al. “The ‘Reading the Mind in the eyes’ test revised version: A study with normal adults, and adults with Asperger syndrome or high-functioning autism”;  J. Child Psychol. Psychiatry, 42, anno 2001 pp. 241–252.

[73] Castelli F., Frith C., Happe F., et al. “Autism, Asperger syndrome and brain mechanisms for the attribution of mental states to animated shapes”; Brain, 125, anno 2002, pp. 1839–1849.

[74] Baron-Cohen S. “I cannot tell a lie”. In Character, 3, 2007, pp. 52–59.

[75] Davis M. H. “Empathy: A social psychological approach”. Boulder, CO: Westview Press; 1994.

[76] Grandin T. “Thinking in Pictures”; WA: Vintage Books; Vancouver; anno 1996.

[77] Wing L., “The Autistic Spectrum”;, UK: Pergamon; Oxford; anno 1997.

[78] Baron-Cohen S., Hoekstra R. A., Knickmeyer R.,& Wheelwright S. “The Autism-Spectrum Quotient (AQ)-Adolescent” ; anno 2006.

[79] Baron-Cohen S., Wheelwright S., Skinner R., et al. “The Autism Spectrum Quotient (AQ) : Evidence from Asperger syndrome/high functioning autism,males and females, scientists and mathematicians”; J. Autism Dev. Dis., anno 2001, pp. 31, 5–17.

[80] Davis M. H. “Empathy: A social psychological approach”. Boulder, CO: Westview Press; anno 1994.

[81] Baron-Cohen S., Hoekstra R. A., Knickmeyer R.,& Wheelwright S. “The Autism-Spectrum Quotient (AQ)-Adolescent” ; anno 2006.

 

Indice

PREMESSA 
INTRODUZIONE
 

Capitolo I - EMPATIA: CENNI STORICI 

  1. Definizione di empatia
  2. Emozioni: correlazione neuroanatomica
    1. Corteccia mediale prefrontale
    2. Corteccia orbito frontale
    3. Opercolo frontale
    4. Giro frontale inferiore
    5. Corteccia cingolata anteriore e l'insula anteriore
    6. Giunzione temporo-parietale
    7. Solco temporale superiore
    8. Corteccia somatosensoriale
    9. Lobulo parietale inferiore ed i neuroni specchio
    10. Amigdala
  3. Evoluzione dell'empatia
  4. Componenti dell'empatia
  5. Partecipazione affettiva tra sé e gli altri
  6. Consapevolezza di sé e degli altri
  7. Flessibilità mentale e presa di prospettiva

Capitolo II Nuovi orientamenti nello studio dell'empatia ed individuazione di specifici sottosistemi

  1. Sottosistemi dell'empatia 
  2. Teoria della mente o empatia cognitiva
  3. Empatia motoria e modello di percezione-azione
  4. Empatia emotiva

Capitolo IIIQUADRI CLINICI LEGATI AI DISORDINI DELL'EMPATIA 

  1. Quadri clinici legati al deficit di empatia
  2. Disturbi di personalità
    1. Disturbi della personalità psicopatica e antisociale
    2. Disturbi della personalità narcisistica.
    3. Disturbi della personalità borderline
  3. Disturbi dello sviluppo
    1. Disturbi dello spettro autistico
    2. Disturbi della condotta
  4. Disturbi "secondari" dell'empatia

Capitolo IVModalità di approccio ai disordini dell'empatia e strategie terapeutiche

  1. Aspetti generali della riabilitazione nel bambino
  2. Educazione all'emozione
  3. Strategie di intervento e facilitatori
    1. Storie sociali
    2. Video modeling
    3. Role playing e teatroterapia
    4. Pet therapy
    5. Terapia di gruppo
 
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
 

Tesi di Laurea di: Emanuela VARRIALE

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