Tesi di Laurea

  • CONCLUSIONE - Lettura ad alta voce e Comunicazione Aumentativa Alternativa: riabilitazione e partecipazione

    In questo lavoro di tesi la premessa basilare che ne fa da pilastro è che il fatto di comunicare, di scambiare idee ed emozioni con le persone che ci circondano, rientra nell’esperienza primaria di ciascuno di noi ¹²: nella comunicazione si apre la relazione con l’altro e si crea la nostra identità personale, di fatto "diventiamo noi stessi attraverso gli altri”²². Di conseguenza, la mancata

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  • INTRODUZIONE - Aspetti percettivo-prassici e comunicazione: trattamento neuropsicomotorio integrato con utilizzo del sistema PECS per favorire la relazione e ridurre i comportamenti problema in bambini con Disturbi dello Spettro Autistico

    Questa tesi si pone l’obiettivo, attraverso l’intervento neuropsicomotorio in bambini con Disturbi dello Spettro Autistico, di mostrare come insegnare l’utilizzo di un sistema di comunicazione aumentativa

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  • Aspetti percettivo-prassici e comunicazione: BIBLIOGRAFIA
    • Aggio F., (2012). Inquadramento psicopatologico dei comportamenti dirompenti associati ai Disturbi dello Spettro Autistico e diagnosi differenziale con i comportamenti problema.
    • American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and statistical manual of mental disorders – forth edition *Text Revision. APA, Washington.
    • American Psychiatric
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  • Aspetti percettivo-prassici e comunicazione: CONCLUSIONI

    In conclusione, possiamo affermare che i bambini con Disturbi dello Spettro Autistico spesso attuano comportamenti problema ed è compito del terapista, con la collaborazione della famiglia e della scuola, capire la funzione del comportamento, prima di iniziare qualsiasi intervento atto a limitarne il numero e l’intensità. Possono essere causati sia da deficit comunicativi, ma anche da

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  • CONCLUSIONI - Progetto Riabilitativo nella Sindrome di Moebius

    Entrambi i casi si sono rivelati estremamente interessanti dal punto di vista clinico: ridotta sensibilità e motilità a livello dell’emilato facciale destro, della zona orale e periorale, deficit visivo importante e sviluppo motorio influenzato da tali deficit neurosensoriali. Altrettanto interessante è stato anche verificare come queste difficoltà, all’interno di ogni singolo caso, sono

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  • BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA - Progetto Riabilitativo nella Sindrome di Moebius
    • Anastasi G., Capitani S., Carnazza M.L., Cinti S., Cremona O., De Caro R., Donato R.F., Ferrario V.F., Fonzi L., Franzi A.T., Gaudio E., Geremia R., Giordano Lanza G., Grossi C.E., Gulisano M., Manzoli F.A., Mazzotti G., Michetti F., Miscia S., Mitolo V., Montella A., Orlandini G., Paparelli A., Renda T., Ribatti D., Ruggeri A., Sirigu P., Soscia A., Tredici G., Vitale M.,
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  • INTRODUZIONE - Progetto Riabilitativo nella Sindrome di Moebius

     

    “Il terapista deve diventare un attivo problems solver utilizzando ampie conoscenze di base per individuare modalità e strategie che aiutino il singolo paziente a

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  • Progetto Riabilitativo nella Sindrome di Moebius

    Casistica

    Il campione è costituito da 2 bambine, della stessa età circa ( 3 e 4 mesi), a cui è stata fatta la diagnosi di Sindrome di Moebius. Entrambe, attraverso percorsi differenti, sono arrivate presso il nostro centro, il Dipartimento  di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile (UOC B) di Roma “La Sapienza”, dove è avvenuta la loro presa in  carico.

    I due casi si sono

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  • LA SINDROME DI MOEBIUS: prognosi, diagnosi e terapia

    Prognosi e Diagnosi

    La sindrome di Moebius non ha carattere evolutivo, anche se ne derivano deficit morfologici e funzionali primari e secondari ed inoltre disfunzioni sia maggiori che minori durante lo sviluppo (“Dalla Diagnosi All’Intervento: analisi di casi clinici”  di O. Picciolini, G. Lucco, G. Presezzi, C. Megliani, S. Castelletti, G. Mauceri, D. Clerici, F. Mosca,

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  • I Nervi Cranici

    I Nervi Cranici

    Definizione dei Nervi Cranici

    Nuclei

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  • LA SINDROME DI MOEBIUS: epidemiologia, classificazione ed eziopatogenesi

    Definizione

    La Sindrome di Moebius, anche detta “diplegia facciale congenita” o “paralisi del VI e VII paio di nervi cranici” o “paralisi oculo-facciale congenita”, è una  malattia congenita non-progressiva rara, caratterizzata da una paralisi completa o parziale del VI e del VII nervo cranico, sia unilaterale che bilaterale, frequentemente accompagnata

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  • Approcci riabilitativi di tipo evolutivo

    Intervento di sviluppo relazionale

    RDI è un acronimo per Relationship Development Intervention, che, tradotto, significa Intervento per lo Sviluppo Relazionale.

    Questa terapia è stata sviluppata dal Dr. Steven Gutstein e mira a risolvere i problemi di tipo relazionale e sociale presenti nelle persone ASD (= con un disturbo dello spettro autistico).

    L’intervento si

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  • Presa in carico dei Comportamenti non sociali

    Presa in carico

    Il processo diagnostico permette di raccogliere una serie di informazioni che vengono utilizzate, da un lato, per inserire i sintomi presentati dal bambino in una definita categoria nosografia (diagnosi nosografia), e, dall’altro, per conoscere i punti di forza e quelli di debolezza del bambino (diagnosi funzionale), e per costruire su di esse il progetto

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  • Sintomi sociali e sintomi non sociali

    Caratteristiche

    L'autismo si trova a volte associato ad altri disturbi che alterano in qualche modo la normale funzionalità del Sistema Nervoso Centrale: epilessia, sclerosi tuberosa, sindrome di Rett, sindrome di Down, sindrome di Landau-Klefner, fenilchetonuria, sindrome dell'X fragile, rosolia congenita. Disordini geneticamente riconducibili ad una alterazione dei normali

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  • Disturbi Generalizzati dello Sviluppo (DGS)

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  • INTRODUZIONE - Comportamenti non sociali nei Disturbi dello Spettro Autistico

    copertina-tesi-cristiana-pacilio

    Definizioni

    La parola autismo deriva dal greco autòs che significa “se stesso” proprio perché, come modello particolare di struttura

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  • CONCLUSIONI - Comportamenti non sociali nei Disturbi dello Spettro Autistico

    Conclusioni Finali - In questa ultima parte desidero porre alcune considerazioni personali volte soprattutto ad analizzare due aspetti riguardanti la vita quotidiana del rapporto con il bambino autistico:

    • importanza dell’intervento psicomotorio;
    • il ruolo ed il sostegno alla famiglia.

     

    Importanza dell’intervento

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  • Approccio  Farmacologico e Dietetico nei Disturbi dello Spettro Autistico

    Approccio  Farmacologico

    Nel vasto capitolo dei Disturbi Pervasivi di Sviluppo (sindromi autistiche e condizioni cliniche collegate) (DPS), gli studi sul versante farmacologico sono ancora pochi e molto raramente di tipo controllato; ciò appare dovuto alla scarsità di conoscenze tuttora presenti riguardo all'eziologia o anche solo ai meccanismi fisiopatogenetici implicati. In questo

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  • Approcci riabilitativi di tipo comportamentale

    Il metodo ABA

    "I disturbi autistici" Per disturbi autistici si intende tutta la gamma dei disturbi autistici, lievi o importanti che siano, che corrispondono ai criteri del manuale diagnostico DSM-IV per i Disturbi Autistici (PDD) oppure PDD-NOS. I disturbi autistici sono dei disturbi che si collocano all'interno di uno spettro, cioè esiste una gamma variabile di

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  • BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA - Comportamenti non sociali nei Disturbi dello Spettro Autistico

    Bibliografia

    • Asperger H., Bizzarri, isolati e intelligenti, a cura di Nardocci F., Erickson, Trento, 2003;
    • Aucouturier B.  “Il metodo Aucouturier. Fantasmi d’azione e Pratica Psicomotoria”; trad. it. di Giovanardi F., Milano, Franco Angeli, 2005;
    • Aucouturier B., Darrault I., Empinet J.L., “La pratique psychomotrice. Reéducation et thérapie”; Paris, Doin
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  • Approccio “specifico” ai disturbi non Sociali

    Autismo a Basso Funzionamento

    Conoscere lo stato mentale del bambino è importante per determinare il suo livello futuro di funzionamento.

    Questa è una chiave di criterio importante nella diagnosi dell'autismo quando si prova a stabilire una discrepanza fra il livello delle funzioni sociali del bambino e le sue funzioni cognitive ed adattive totali. Come è vero per i

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  • Strategie per la Comunicazione

    Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA)

    In età evolutiva, più dello 0,5% della popolazione presenta disabilità complesse della comunicazione che, in assenza di adeguati interventi, interferiscono in modo significativo con lo sviluppo, in particolare nell’ambito cognitivo e relazionale. Diventa allora necessario potenziare le modalità di comunicazione esistenti, affiancandole

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  • ICF-CY CHECKLIST 0-3 ANNI - Progettazione e attuazione dello studio

    Parte seconda: Progettazione e attuazione dello studio


    Materiali e metodi

    Campione

    Per l’applicazione della ICF-CY checklist 0-3 anni si è individuato un campione di bambini di età compresa tra 0 anni e 2 anni e 11 mesi, con presa in carico abilitativa/riabilitativa neuromotoria presso i poli territoriali di Monza e di Lissone dell’U.O.N.P.I.A. dell’Azienda

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  • Elenco degli allegati - Applicazione di una ICF-CY checklist 0-3 anni

     

    • Allegato 1a: linee guida per la compilazione dell’ICF-CY checklist
    • Allegato 1b: ICF-CY checklist 0-3 anni
    • Allegato 1c: parallelo protocollo osservativo neuropsicomotorio - codici ICF-CY( 0-3 anni)
    • Allegato 2: tabella VI – Bambini entro il primo anno di vita
    • Allegato 3: tabella VII – Bambini oltre il primo anno di vita
    • Allegato
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  • BIBLIOGRAFIA - La Valutazione Clinica Funzionale Neuropsicomotoria: Applicazione di una ICF-CY checklist 0-3 anni

    BROGGI F., SCOLLO O., “Lezioni scienze psicomotorie e riabilitative”, corso di laurea in Terapia della Neuropsicomotricità dell’età evolutiva.

    CENTRO DI BIOETICA DELL'UNIVERSITA CATTOLICA DI MILANO, FONDAZIONE CARLO BESTA, MURINET. Atti del convegno “Etica, Diritti e Disabilità. Ricerca, formazione e pratica clinica”; Milano 2 dicembre 2010.

    DE POLO G.,PRADAL M. ,BORTOLOT S.

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  • CONCLUSIONI - La Valutazione Clinica Funzionale Neuropsicomotoria: Applicazione di una ICF-CY checklist 0-3 anni

    L’ICF-CY si è mostrato uno strumento utile alla valutazione clinica funzionale del soggetto.

    L’applicazione della ICF-CY checklist 0-3 anni, tuttavia, ha messo in rilievo i limiti propri dello strumento checklist; si è resa necessaria quindi l’ottimizzazione di questo.

    Si ritiene che la nuova ICF-CY checklist 0-3 anni permetta al professionista del servizio U.O.N.P.I.A. di

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  • La classificazione ICF

    Parte prima: Inquadramento teorico

     

    Dall’ICIDH all’ICF

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità, da adesso chiamata in breve OMS, a partire dalla seconda metà del ‘900, inizia ad elaborare differenti strumenti di classificazione delle patologie organiche, psichiche e comportamentali.

    Dopo la pubblicazione nel 1970 dell’ ”International Classification of

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  • Descrizione della nuova ICF-CY checklist 0-3 anni

    6.3. Descrizione della nuova ICF-CY checklist 0-3 anni

    Durante il suo utilizzo, l’ICF-CY si è mostrato uno strumento applicabile agli scopi della valutazione e dell’intervento riabilitativo nel servizio U.O.N.P.I.A dell’Azienda Ospedaliera S.Gerardo di Monza; tuttavia la checklist, considerata un facilitatore nell’utilizzo del manuale, si è mostrata, al contrario, uno strumento di

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  • INTRODUZIONE - La Valutazione Clinica Funzionale Neuropsicomotoria: Applicazione di una ICF-CY checklist 0-3 anni

    copertina-tesi-simone-meli

    Questa tesi nasce nell’ambito di un progetto di ricerca pluriennale all’interno del percorso formativo per Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva del

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  • Ottimizzazione della ICF-CY checklist 0-3 anni

    In seguito all’analisi quantitativa e qualitativa dei risultati ottenuti dall’applicazione dell’ICFCY checklist 0-3 anni, sono stati ottenute delle basi empiriche su cui impostare l’ottimizzazione della checklist.

    Di seguito la ICF-CY checklist 0-3 anni riformulata per l’utilizzo nelle U.O.N.P.I.A dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza.

     

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  • Il trattamento della disabilità intellettiva - CONCLUSIONI

    Sempre facendo riferimento alla Tabella 2 si possono trarre le seguenti conclusioni:

    tutti i bambini sono migliorati sia nelle abilità prassiche che nelle funzioni esecutive, confermando quindi il legame tra queste due funzioni.

    I due bambini che sono migliorati nelle funzioni adattive presentano entrambi funzioni esecutive "quasi del tutto presenti", mentre differiscono nelle

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  • Valutazione e trattamento neuropsicomotorio del bambino con disabilità intellettiva - BIBLIOGRAFIA
    • [1] American Association on Mental Retardation "Ritardo mentale. Definizione, classificazione, sistemi di sostegno e quaderni di lavoro" 10^ edizione Vannini 2005
    • [2] American Psychiatric Association (APA) "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders- Fourth Edition (DSM-IV) 1994 pagg. 53-61
    • [3] American Psychiatric Association (APA) "Diagnostic and
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  • Il trattamento della disabilità intellettiva - APPENDICI

    APPENDICE 1

     

     

    ELENCO TEST SOMMINISTRATI

    Aree funzionali

    Settori d'indagine

    Test

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  • Il trattamento della disabilità intellettiva - RISULTATI

    Dal confronto tra la valutazione dei bambini a giugno e la rivalutazione a ottobre stato verificato ( Tabella 2):

    un miglioramento nelle abilità prassiche da parte di tutti i bambini che in media sono passate da "assenti" a "emergenti", un miglioramento nelle funzioni esecutive da parte di tutti i bambini che in media sono passate da "emergenti" a "quasi del tutto presenti", un

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  • Il trattamento della disabilità intellettiva - STUDIO DESCRITTIVO - MATERIALI E METODI

    STUDIO DESCRITTIVO

    Introduzione

    L'obiettivo dello studio è quello di analizzare la capacità adattiva del bambino con disabilità intellettiva, con particolare attenzione alle abilità prassiche e alle funzioni esecutive, fondamentali per favorire questo adattamento. Inoltre si vuole porre l'attenzione sullo sviluppo di queste abilità, che si influenzano le une con le altre e

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  • Trattamento neuro e psicomotorio del bambino con disabilità intellettiva

    "Si fa presto a dire che bisogna sviluppare le funzioni, tutti lo fanno, ma il problema diventa più difficile quando bisogna dire quale funzione sviluppare e come. Vi suggerisco di tenere sempre presente che la persona nella sua globalità è fatta di funzioni diverse che interferiscono fra loro, per questo la strategia funzionale favorisce le iniziative che conducono a mettere in atto un

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  • Disprassia e disabilità intellettiva

    Introduzione: prassia e disprassia

    Prima di poter parlare di disprassia è necessario introdurre il termine "prassia".

    Secondo la definizione di Piaget, ripresa successivamente da altri autori come Ajuriaguerra e Stamback, "le prassie non sono semplicemente movimenti, ma sistemi di movimenti coordinati in funzione di un'interazione e di un risultato." Gli autori francesi

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  • Disabilità intellettiva - ASPETTI GENERALI

    Introduzione

    Per poter parlare di disabilità intellettiva bisogna intanto definire l'intelligenza. Sono stati fatti molti tentativi nel corso del tempo per darne una definizione esaustiva: fino alla fine degli anni '90 si parlava ad esempio di fattore generale "g" e l'intelligenza veniva considerata come un'abilità generale, a sé stante, che l'individuo possiede o non possiede,

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  • Deficit delle funzioni esecutive e disabilità intellettiva

    Le Funzioni Esecutive: definizione

    Le funzioni esecutive (FE) sono difficili da definire in quanto le competenze che compongono questa funzione non sempre si possono sovrapporre tra loro. In termini generali si riferiscono al controllo volontario della mente che può essere richiesto per affrontare in modo efficace ogni tipo di situazione soprattutto durante abilità come la

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  • Valutazione e trattamento neuropsicomotorio del bambino con disabilità intellettiva: analisi del funzionamento esecutivo e delle prassie all’interno del profilo di sviluppo adattivo

    copertina-tesi-ariela-alexovits

    INTRODUZIONE

    Questa tesi concerne il trattamento neuro e psicomotorio della disabilità intellettiva con

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  • Ricerca - azione, gruppo preventivo 0 - 3 anni

    Conduzione del gruppo: metodologia e setting

    Entriamo ora nel merito della questione andando ad analizzare il funzionamento e lo svolgimento di un progetto di prevenzione psicomotoria nella fascia 0-3 anni.

    Il progetto si colloca all’interno di un pensiero sulla prevenzione così come è stato presentato nei capitoli precedenti; punto di partenza l’accoglienza del bambino e

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  • Il TNPEE nell’attività Educativo - Preventiva: presentazione di un progetto 0 - 3 anni tra Clinica e Prevenzione

    copertina-tesi-laura-pizzi

    RIASSUNTO

    Obiettivo:scopo di questa tesi è quello di sottolineare la valenza clinica di un intervento di

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  • BIBLIOGRAFIA - Il TNPEE nell’attività Educativo - Preventiva
    1. A.M.Wille. (2001, febbraio). La formazione corporea della Terapista della Psicomotricità (TPM). Psicomotricità , p. 58-59.
    2. Ainsworth, M. (1978). Patterns of attachment: a Psycological study of the strange situation. Hillsdale (NJ): Erlbaum.
    3. Ambrosini, C., Arcelloni, C., & Magnifico, E. (2002, Giugno). La promozione della salute e
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  • La prevenzione in psicomotricità

    Secondo la Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la salute viene definita come“stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia", pertanto nell’ambito della sanità viene considerato come prevenzione ciascun atto volto

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  • CONCLUSIONI - Il TNPEE nell’attività Educativo - Preventiva

    L’interesse per l’argomento di questa tesi (educazione - prevenzione), nato durante il mio periodo di tirocinio, ha avuto modo di confermarsi come espressivo nel corso dell’anno. Ho potuto verificare come l’attività di gruppo che ho seguito abbia avuto dei reali risultati sia sulla facilitazione di un equilibrato sviluppo psicomotorio dei bambini che nel

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  • Lo sviluppo del bambino da 0 a 3 anni nella letteratura scientifica in relazione a diversi autori

    Lo sviluppo del bambino da 0 a 3 anni

    Prima della nascita della Psicologia dello sviluppo l’infanzia non era pensata come una fase autonoma dell’età evolutiva e i bambini venivano considerati degli adulti

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  • CONCLUSIONI - Alla ricerca di una spiegazione motoria delle difficoltà comunicative nell’autismo

    A partire dall'ipotesi che guida il presente studio, che propone che la presenza di nessi motori tra l'apertura delle dita e l'apertura della bocca sia un buon indicatore dello sviluppo motorio, linguistico e comunicativo del bambino, sono stati analizzati tali nessi in un soggetto con Disturbo Generalizzato dello Sviluppo, patologia in cui si osserva un

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  • DISCUSSIONE - Alla ricerca di una spiegazione motoria delle difficoltà comunicative nell’autismo

    Nel presente studio si sono analizzati gli effetti della prensione di oggetti grandi e piccoli sui parametri dello spettro vocale di parole (/palla/) pronunciate appena dopo la prensione. Il razionale dello studio è che lo stabilirsi di nessi motori tra apertura delle dita e apertura della bocca interna, legate all'articolazione del parlato, sia un buon

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  • ALLA RICERCA DI UNA SPIEGAZIONE MOTORIA DELL’AUTISMO E DEI SUOI SINTOMI

    CENNI INTRODUTTIVI

    Oltre ai principali sintomi caratteristici dell'autismo descritti nella sezione dedicata, alcuni autori pongono l'attenzione sulle anomalie motorie precoci che potrebbero interferire con lo sviluppo di tappe motorie cruciali nello sviluppo del bambino con autismo e, addirittura spiegarne le peculiari anomalie nelle abilità sociali e comunicative. Infatti,

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  • L' AUTISMO

    DEFINIZIONE DI AUTISMO

    L'autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita (Linee Guida Nazionali, 2011). La decima revisione della classificazione ICD (International Classification of Disease) proposta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità si riferisce all'autismo nei termini di

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  • INTRODUZIONE - Alla ricerca di una spiegazione motoria delle difficoltà comunicative nell’ Autismo

    PREMESSE

    Un'ipotesi  piuttosto attuale sull'origine del linguaggio propone che la capacità umana di esprimersi verbalmente si sia evoluta dal gesto manuale (Armstrong, 1999; Corballis, 2002; Donald, 1991; Givon 1995). Una questione critica per le teorie che sostengono che l'evoluzione del linguaggio sia avvenuta dal gesto manuale riguarda il come abbia avuto luogo il

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  • All’inizio era il verbo? No, all’inizio era l’azione! Alla ricerca di una spiegazione motoria delle difficoltà comunicative nell’autismo

    copertina-tesi-valentina-del-bello

    Riassunto

    Introduzione:...

  • MATERIALI, METODI e RISULTATI - Alla ricerca di una spiegazione motoria delle difficoltà comunicative nell’autismo

    PRESUPPOSTI TEORICI

    Nel loro studio del 2001, Gentilucci e collaboratori, dimostrarono che l'esecuzione di prensioni manuali di diverse dimensioni, cui pertanto corrispondevano differenti cinematiche e aperture delle dita, influenzava la contemporanea apertura della bocca, nonostante fosse richiesto ai partecipanti di aprirla di una quantità costante tra le prove. 

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  • RINGRAZIAMENTI - Alla ricerca di una spiegazione motoria delle difficoltà comunicative nell’autismo

    Desidero innanzitutto ringraziare il Dr. Massimo Molteni, relatore di questo lavoro di tesi, per i preziosi insegnamenti, per la disponibilità e cortesia dimostratemi e per l'aiuto durante la stesura. Inoltre, ringrazio sentitamente la Dott.ssa Cristina Campione, correlatrice del presente lavoro, per le numerose ore dedicatemi nonostante i numerosi impegni

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  • BIBLIOGRAFIA - Alla ricerca di una spiegazione motoria delle difficoltà comunicative nell’autismo
    • Allen G, Chourchense E (2003). Differential effects on cognitive and motor functions in the cerebellum: an fMRI study of autism. The American Journal of Psychiatry,160: 262-273.

    • Ambrosini C, De Panfilis D, Wille AM (1999). La psicomotricità. Corporeità e azione nella costruzione dell'identità. Xenia Edizioni,

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  • INTRODUZIONE - Oltre la diagnosi: il circolo virtuoso del gioco

    copertina-tesi-francesco-cangioli

    Il presente lavoro prende avvio da una riflessione sulla differenza e al contempo sulla complementarietà esistente tra

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  • PREMESSE TEORICHE - Oltre la diagnosi

    Processo diagnostico e diagnosi nosografica

    Roberto Militerni (2009) sottolinea che quando ci si trova di fronte a un bambino in difficoltà è necessario porsi una serie di quesiti, dalla cui risposta ha inizio l'organizzazione di un complesso procedimento che ha per risultato la diagnosi e, in un momento immediatamente successivo, la pianificazione dei provvedimenti terapeutici da

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  • Dalle premesse alla stanza

    Presentazione

    Il caso esposto di seguito esemplifica efficacemente la necessità d'integrazione tra la diagnosi nosografica e la valutazione funzionale, nonché i benefici che si possono trarre da un approccio globale, centrato sui bisogni del paziente inteso come sistema dinamico, liberato dai vincoli di una definizione cristallizzante data una volta per tutte.

    Scopo di

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  • IL CASO DI G. - Oltre la diagnosi

    Anamnesi

    Il caso di G. viene sottoposto all'attenzione di Davide e Golia Onlus nel Settembre 2011, su indicazione dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e della Neuropsichiatria Infantile di Firenze. I motivi dell'invio riguardano la presenza di un ritardo psicomotorio nel contesto della Sindrome di Sturge Weber (SSW), associata a sospetta Sindrome di Klippel

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  • Il trattamento neuropsicomotorio di G.

    Perseguire l'integrazione

    Chi è G., dunque, a cavallo tra Marzo e Aprile 2013? Di fronte a questo interrogativo, apparentemente elementare e già risolto dalle informazioni riportate nel capitolo precedente, ci sembra tuttavia opportuno reintegrare in un tutto coerente e sintetico ciò che altrimenti rischierebbe di rimanere frammentario e disincarnato. G. non è una sequenza di parole

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  • RINGRAZIAMENTI - Oltre la diagnosi: il circolo virtuoso del gioco

    Ubuntuè un termine che designa un'ideologia propria delle culture dell'Africa subsahariana, traducibile nella nostra lingua con l'espressione "io sono perché noi siamo". Definisce l'individuo in funzione delle sue molteplici relazioni con gli altri, richiamando i diritti e i doveri del singolo nei confronti della comunità, ma anche il carattere di determinazione collettiva

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  • BIBLIOGRAFIA - SITOGRAFIA - Oltre la diagnosi
    • Ainsworth M.D.S., Blehar M.C., Waters E., Wall S., Patterns of Attachment: A Psychological Study of the Strange Situation, Lawrence Erlbaum Associates, Hillsdale, NJ, 1978.
    • Aucouturier B., Il metodo Aucouturier. Fantasmi d'azione e pratica
    ...
  • CONCLUSIONI - Oltre la diagnosi: il circolo virtuoso del gioco

    Precisazioni metodologiche

    Per sette mesi ho assistito e partecipato alla terapia neuropsicomotoria individuale di G., condividendone i progressi, le regressioni transitorie, lo spazio e il tempo della seduta. Ho cercato di cogliere, con occhio vigile e mente attenta, ogni cambiamento intervenuto, di carpire i dettagli del processo che andava definendosi e dispiegandosi. Se,

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  • BIBLIOGRAFIA - Modello della Family Centered Care (FCC)
    • Ainbinder J.G., Blanchard L.W., Singer G.H., Sullivan M.E., Powers L.K., Marquis J.G., Santelli B., Consortium to Evaluate Parent to Parent, A qualitative study of parent to parent support for parents of children with special needs.Journal of Pediatric Psychology1998;
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  • CONCLUSIONI - Modello della Family Centered Care (FCC)

    Con la famiglia di Simona è stato possibile creare rapidamente un rapporto dipartnership, caratterizzato da fiducia, rispetto e scambio reciproco. I genitori riferiscono di non aver mai sentito l’esigenza di rivolgersi altrove per consigli e valutazioni,

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  • Caso clinico - Coinvolgimento della famiglia nel Progetto Riabilitativo del bambino con danno neurologico

    Introduzione

    Durante la mia esperienza di tirocinio presso il polo territoriale dell’U.O.N.P.I.A. dell’A.O. San Gerardo di Monza ho avuto l’occasione di seguire il percorso terapeutico di una bambina con diagnosi di paralisi cerebrale infantile.

    Nel

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  • Materiali e metodi - Coinvolgimento della famiglia nel Progetto Riabilitativo del bambino con danno neurologico

    In Terapia Intensiva Neonatale: valutazione comportamentale di Brazelton e di Als

    La scala di valutazione comportamentale di Brazelton e di Als si ispira dalla Neonatal Behaviour Assessment Scale (NBAS), la quale si basa sull’assunzione, assai innovativa all’epoca dei primi studi di Brazelton (anni ’50-’60) e della prima pubblicazione della

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  • Il coinvolgimento della famiglia nel progetto riabilitativo del bambino con danno neurologico: dalla teoria alla pratica

    A fronte della ricchezza di sfaccettature che la trasposizione dalla teoria alla pratica del modello FCC può assumere, si delinea una possibile modalità di coinvolgimento della famiglia, in riferimento a quanto viene attuato presso l’U.O.N.P.I.A. dell’A.O. San Gerardo di Monza.

    Il modello della Family Centered Care

    I principi cardine

    Teatro della progressiva definizione della Family Centered Care sono inizialmente stati gli Stati Uniti e il Canada i quali, a partire dagli anni ’60, ne hanno gradualmente delineato i principi, tali da poter essere applicati sia in ambito ospedaliero che nel mondo della riabilitazione. In particolare, la monografia “Family Centered Care for Children Needing

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  • INTRODUZIONE - Modello della Family Centered Care
    copertina-tesi-irene-de-maria


    Con l’espressione
    “Family

    ...
  • Il caso clinico di G. - L'impatto dell'utenza straniera nei servizi di Neuropsichiatria Infantile

    Presentazione del caso clinico

    E' sembrato interessante fornire un esempio concreto in cui si entra direttamente in contatto con la realtà transculturale in ambito Neuropsicomotorio. Si intende riportare il caso clinico di G, una bambina nata in Italia da genitori provenienti dalla Cina, che è attualmente in

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  • CONCLUSIONI - L'impatto dell'utenza straniera nei servizi di Neuropsichiatria Infantile

    Il "Progetto Migranti" come risposta ai bisogni della nuova utenza

    Si è potuto notare dalle rilevazioni effettuate, che l'utenza straniera che accede ai servizi di Neuropsichiatria Infantile e che è in carico in ambito Neuropsicomotorio, è andata pian piano aumentando e rappresenta attualmente una dinamica che coinvolge non solo l'Italia, ma anche

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  • BIBLIOGRAFIA - L'impatto dell'utenza straniera nei servizi di Neuropsichiatria Infantile
    • Moro M.R. (2002), "Bambini di qui venuti da altrove. Saggio di transcultura". Milano, F. Angeli.
    • Aucouturier B. (2005), "Il metodo Acouturier. Fantasmi d'azione e Pratica
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  • ALLEGATI - L'impatto dell'utenza straniera nei servizi di Neuropsichiatria Infantile

    POSTER

     

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  • Discussioni - Progetto Migranti per la formazione di TNPEE senza forntiere

    Discussioni e riflessioni sui dati dei questionari Neuropsicomotori

    Si è deciso di effettuare delle riflessioni e discussioni per ciascuna serie di dati rlevata, per poi andare a fare un confronto tra le diverse casistiche, così da potere mettere in luce delle possibili similitudini o differenze ove sia possibile. Come già detto il questionario

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  • Contenuti della ricerca - Progetto Migranti per la formazione di TNPEE senza forntiere

    Materiali e metodi (1)

     

    Costruzione e progettazione del questionario

    Al fine della ricerca, è stato progettato ed elaborato ex novo, un questionario composto da 8 quesiti in cui si andava ad indagare diversi parametri clinici significativi. Il questionario è stato sottoposto a un diverso numero di terapisti della Neuropsicomotricità che attualmente,

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  • Approcci terapeutici e sviluppo del bambino straniero

    Verso un dispositivo di metissage e cosmopolita

    L'Etnopsicoanalisi è una disciplina nuova, in corso di formazione e attualmente assai polimorfa. Tale tipo di approccio terapeutico risulta essere una pratica psicoterapica ad orientamento psicanalitico che integra nella comprensione e nella risoluzione dei suoi

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  • PREMESSA - L'impatto dell'utenza straniera nei servizi di Neuropsichiatria Infantile

    I flussi migratori degli ultimi decenni hanno portato ad una nuova organizzazione socio – culturale che ha interessato (e tuttora interessa), tutti gli ambiti della società moderna. Si è quindi andati incontro ad un processo di globalizzazione che ha coinvolto oltre che le strutture telematiche, anche i cittadini del mondo. Poiché tali cambiamenti hanno portato ad una diversificazione ed un

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  • Storia e basi teoriche della "Clinica Transculturale"

    Il fenomeno della globalizzazione culturale

    Il fenomeno della globalizzazione, associato ai vari processi di produzione di beni e servizi su scala mondiale, porta ad una ineguale e talvolta irrazionale distribuzione delle ricchezze; questo fenomeno ha contribuito in maniera decisiva nella nascita e sviluppo del fenomeno più macroscopico dell'epoca moderna: la migrazione dai Paesi

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  • RIASSUNTO - L'impatto dell'utenza straniera nei servizi di Neuropsichiatria Infantile: il Progetto Migranti per la formazione di TNPEE senza forntiere

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    PREMESSA - La funzione dell’intervento Psicomotorio nel Progetto Educativo-Riabilitativo di soggetti con Sindrome di Down: analisi di un caso

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    Il progetto Educativo-Riabilitativo di soggetti con Sindrome di Down

    Linee generali del trattamento

    Come abbiamo visto lo sviluppo neuropsichico del soggetto con sindrome di Down ha delle sue caratteristiche peculiari e come quello di qualsiasi altra persona è condizionato e determinato da molti fattori che interagiscono tra di loro. Abbiamo rilevato, inoltre, l’importanza dell’incidenza dei fattori ambientali e cognitivi sul patrimonio genetico,

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  • BIBLIOGRAFIA - La funzione dell’intervento Psicomotorio nel Progetto Educativo-Riabilitativo di soggetti con Sindrome di Down: analisi di un caso
    • Ajuraguerra J. De (1974), Manuale di psichiatria del bambino, Milano, Masson, 1979.
    • Axia V. (1994), La valutazione dello sviluppo, Firenze, La Nuova Italia Scientifica.
    • Ambrosini C. (2003), Le persone con ritardo mentale. Un percorso a ritroso:
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  • Sindrome di Down - Un Caso Clinico

    Il contesto operativo e la presa in carico

    Il luogo dell’intervento psicomotorio è quello di uno studio professionale privato ove, oltre alla psicomotricista referente del caso presentato, opera anche una logopedista con competenze specifiche in ambito neuropsicologico e psicomotorio. L’orientamento degli

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  • La Sindrome di Down

    Come abbiamo visto  la Sindrome  Down , definita anche trisomia 21, è la più frequente tra le anomalie cromosomiche autosomiche. Benché il quadro clinico sia conosciuto dalla metà del  XIX secolo (Seguin 1846), è dal 1959 che fu ricollegato da Turpin, Lejeune e Gauthier ad una anomalia cromosomica: cromosoma 21 supplementare (45XY). Nel 92% dei

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  • CONCLUSIONI - La funzione dell’intervento Psicomotorio nel Progetto Educativo-Riabilitativo di soggetti con Sindrome di Down: analisi di un caso

    Il caso presentato ci ha permesso di mostrare i passaggi e le difficoltà di un percorso educativo- riabilitativo con un soggetto con SD e come l’intervento psicomotorio si sia collocato, all’insorgere delle problematiche adolescenziali, come una possibilità di ri-orientare il percorso stesso.  

    Attraverso la

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  • L’Intervento Neuropsicomotorio

    Il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e la Pratica Psicomotoria.

    Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva ha il compito di analizzare il ruolo del movimento nella determinazione e nel recupero di un deficit globale, di proporre eventuali indicazioni di trattamenti di tipo psicomotorio o di suggerire una fisioterapia specifica, qualora vi

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  • Ritardo Mentale e Sindrome di Down

    Eziologia del ritardo mentale

    Secondo il DSM-IV in circa il 30-40% dei casi di ritardo mentale non è possibile identificare una causa eziologia definita, mentre nei restanti casi, dove il fattore eziologico è conosciuto, si tratta soprattutto di anomalie genetiche o cromosomiche: tra queste la Sindrome di Down sembra essere la più frequente. Si aggiungono poi la Sindrome di

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  • Primo stadio: dalla vita intrauterina al terzo mese

    Nel corso della vita intra-uterina i bisogni metabolici del feto sono automaticamente soddisfatti. La sua attività motoria si esprime attraverso un vero comportamento posturale, che si manifesta molto precocemente attraverso il suo riequilibrarsi nel liquido amniotico grazie alla stimolazione labirintica. Nel corso dello stadio fetale, lo sviluppo è sorretto

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  • Psicomotricità: educazione, rieducazione e terapia

    La psicomotricità è una disciplina poliedrica, ha varie accezioni, secondo le quali essa è ora Educazione, ora Rieducazione, ora Terapia psicomotoria. La sua evoluzione storica ha seguito due linee parallele, quella pedagogica, passante per l’ambito scolastico, e quella riabilitativa, che è stata tracciata nell’ambito neuropsichiatrico. 

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  • Lo schema corporeo

    Il primo oggetto che il bambino percepisce è il proprio corpo: benessere e dolore, attuazione di movimenti e di spostamenti, sensazioni visive e uditive ecc., e questo corpo è il mezzo dell’azione, della conoscenza e della relazione. 

    La costruzione dello schema corporeo, ossia l’organizzazione delle sensazioni

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  • La Psicomotricità - Cenni storici

    La psicomotricità è una disciplina a connotazione pedagogico-riabilitativo-terapeutica concepita come dialogo che, considerando la persona nella sua unità psicosomatica, agisce sulla totalità dell’individuo tramite il corpo e il movimento all’interno di una relazione, con metodi attivi di mediazione corporea allo scopo di contribuire al

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  • Il tono

    “Il tono è la trama su cui tessono i gesti, le attitudini, le pose, la mimica; esso prepara alle rappresentazioni mentali ed il suo ruolo è preponderante nella presa di coscienza di sé e nella conoscenza del mondo e dell’altro” (Wallon). 

    Il tono rappresenta la struttura più arcaica ed essenziale della

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  • INTRODUZIONE - La Psicomotricità come unione inscindibile dell’affettività, della motricità e della cognitività

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    L’età infantile rappresenta, senza dubbio, un periodo fondamentale

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  • Motricità fine: dallo scarabocchio al grafema

    Classicamente, l’esercizio grafico ha innanzitutto, come finalità, la preparazione alle conoscenze scolastiche, più in particolare alla scrittura ed alla lettura. Tale supporto è uno degli aspetti dell’attività psicomotoria. Esso prolunga, sul piano della coordinazione motoria, ciò che già è stato sollecitato nell’esercizio di coordinazione globale. Le

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  • Quarto stadio: dal diciottesimo mese al terzo anno

    È il periodo in cui gli eventi fondamentali dello sviluppo del bambino, quelli che informeranno tutta la sua storia evolutiva, giungono al loro punto cruciale. 

    Piaget, grazie alle sue osservazioni sistematiche, afferma che l’imitazione propriamente detta, alla fine del diciottesimo mese di vita, marca l’inizio

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  • BIBLIOGRAFIA - La Psicomotricità come unione inscindibile dell’affettività, della motricità e della cognitività
    • ASSOCIAZIONE PERCORSI PER CRESCERE. Alla scoperta della scrittura. D. Morando. 
    • AMBROSINI, C. PELLEGATTA, S. (2012) Il gioco nello sviluppo e nella terapia psicomotoria. Centro Studi Erikson. 
    • AMBROSINI, C. DE PANFILIS, C. WILLE, A. M. La
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  • Terzo stadio: dal nono al diciottesimo mese

    Il periodo dai nove ai diciotto mesi è dominato dall’acquisizione della deambulazione autonoma. Con questa viene definitivamente superata la “schiavitù della stasi”. Il bambino diventa padrone del suo corpo e della sua motricità e si lancia alla conquista dello spazio intorno a lui e anche più lontano. Finalmente il mondo circostante, perennemente tentatore e

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  • CONCLUSIONI - La Psicomotricità come unione inscindibile dell’affettività, della motricità e della cognitività

    La psicomotricità ha nei suoi codici fondamentali lo sviluppo della capacità empatica sia nella formazione del conduttore sia tra gli obiettivi per lo “star bene”, empatia per capire e farsi capire, per aiutare gli adulti a crescere e ad aiutare i bambini a fiorire. 

    In questo lavoro si è visto come la

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  • Attività motoria globale: gioco libero

    L’educazione psicomotoria nell’età prescolare deve essere innanzitutto un’esperienza attiva di confronto con l’ambiente. L’aiuto educativo, che provenga dai genitori o dall’ambiente scolastico, non ha come obiettivo di far apprendere al fanciullo dei comportamenti motori, ma di permettergli, per mezzo del gioco, di esercitare la sua funzione di aggiustamento,

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