Tesi di Laurea

  • Movimento (Gesto, Tono, Mimica)

    Sotto questo termine raggrupperò una serie di canali di comunicazione non verbale: gestualità, tono muscolare, mimica. Non mi soffermerò su questi singoli elementi, la cui conoscenza deve appartenere al bagaglio essenziale di ogni psicomotricista, né tratterò gli aspetti e i significati generali.

    Il movimento spesso serve ad attirare l'attenzione dell'altro, ma può servire anche

    ...
  • Paralinguistica

    Si riferisce al come qualcosa viene detto, piuttosto che a ciò che è detto. L'alzarsi e l'abbassarsi del tono di voce, le sottolineature, l'altezza della voce, il ritmo e le esitazioni del discorso sono riferibili a questo concetto. Attraverso questi fattori, lo stesso contenuto verbale può essere espresso in molti modi ed essere ogni volta un messaggio differente. E' addirittura possibile

    ...
  • Postura

    E' forse il più arcaico canale di comunicazione extraverbale, infatti, in essa è grande la componente innata. La postura rappresenta il modo di porsi verso l'altro, o meglio il modo di disporsi. La psicologia sperimentale si è occupata molto del ruolo della postura rispetto alla presentazione dello status e come indicatore dell'atteggiamento più o meno positivo nei confronti dell'altro. Molti

    ...
  • Il punto di vista della psicomotricità

    In questa rapida carrellata sulla comunicazione non verbale ho tenuto conto soprattutto delle conclusioni a cui la psicologia sperimentale e sociale sono giunte attraverso una serie di studi. Ho anche cercato, a tratti, di mettere in luce il punto di vista della psicomotricità.

    Vorrei ora tracciare maggiormente una differenziazione tra tali concezioni, fermo restando che le

    ...
  • La terapia psicomotoria, il corpo, la relazione

    Si può dire, dunque, che la terapia psicomotoria utilizza essenzialmente la funzione tonica. E' evidente come siano riscontrabili i vari elementi della comunicazione non verbale nelle categorie analogiche individuate dalla psicomotricità.

    Lo psicomotricista utilizza il suo corpo per entrare in contatto con il corpo dell'altro e quindi con l'altro, vi è un continuo flusso di messaggi

    ...
  • La comunicazione verbale in terapia psicomotoria

    Se la comunicazione non verbale assume in terapia primaria importanza, che dire di quei momenti in cui la parola affiora nell'interazione tra bambino e psicomotricista? E' evidente che l'aspetto verbale della comunicazione in terapia assume vari significati. E' opportuno che lo psicomotricista sappia riconoscerli per non permettere ad un'area non controllata dell'interazione di produrre

    ...
  • Corpo e comunicazione

    A conclusione di questo rapido excursus sulla comunicazione non verbale e verbale possiamo dire che il corpo emana un flusso ininterrotto di segni e di messaggi che in ogni momento esprimono l'essere. Il nostro corpo viene investito da tali segni e messaggi provenienti dal corpo dell'altro.

    Dobbiamo ora stabilire come tutto ciò diventa comunicazione. A tale questione ho già fatto

    ...
  • Il silenzio del corpo

    Abbiamo visto come il corpo è punto di partenza in ogni istante di un'infinità di segni e segnali, che diventano comunicazione nel rapporto con l'altro; è l'essere che si manifesta ed esprime la sua intenzionalità verso l'altro attraverso il corpo.

    A volte ci si trova ad avvertire, davanti all'altro, una strana sensazione: il corpo dell'altro non emette segnali e segni oppure essi

    ...
  • Alcune riflessioni sul concetto di fraintendimento

    Nei Capitoli precedenti ho avuto modo di trattare della necessità della concordanza tra il linguaggio verbale e quello corporeo in terapia. Ho anche analizzato il significato della discordanza tra i vari canali comunicazionaii. Vorrei ora accennare ad un concetto sul quale mi è capitato di riflettere spesso negli ultimi tempi, concetto che chiamerò, se pure in maniera provvisoria, del

    ...
  • Il linguaggio della psicomotricità e quello di altre discipline

    La pratica psicomotoria è basata su una teoria sottostante, la strutturazione di tale teoria si è lentamente sviluppata nel tempo, attraverso osservazioni e analisi, la cui organizzazione e sistematizzazione ha richiesto l'uso di un linguaggio specifico che permettesse anche la veicolazione della conoscenza. Tuttavia, anche se un pensiero psicomotorio è rinvenibile fin da tempi lontani, la

    ...
  • La parola grido

    Argomento di questo intervento è una riflessione sul significato della parola in terapia psicomotoria. Credo, tuttavia, che quanto dirò possa valere anche per altri tipi di interventi messi in atto con bambini.

    La psicomotricità utilizza essenzialmente un linguaggio non verbale, tuttavia, negli ultimi anni, un numero crescente di psicomotricisti, in modo sempre più massiccio, "mette"

    ...
  • Presentazione del caso: Jessica

    Il 05 /03/2001 finalmente arrivo al centro di riabilitazione per dare inizio al progetto coordinato con il docente per quest'ultimo anno di corso.

    Sono ansiosa ed allo stesso tempo spaventata all'idea di incontrare quella bambina che precedentemente frequentava il centro in cui attualmente lavoro e che mi veniva descritta dalla sua ex terapista come difficile, con una diagnosi

    ...
  • Alcuni riferimenti sull'Autismo

    L'Autismo è una malattia che colpisce bambini d'ogni razza, nazione Religione e stato sociale.

    Sulla frequenza di questa malattia ci sono dati discordanti. Alcuni autori riferiscono una frequenza di 418 bambini su 10000 nati con frequenza superiore nei maschi, con un rapporto di 2 a 4. Solitamente le femmine presentano sintomi più gravo quando ne sono affette, con un deficit

    ...
  • Dati Anamnestici - Jessica

    Jessica è la secondogenita di un parto gemellare, nata a Sarno nel settembre del 1990.

    Il padre è morto (per un infarto miocardio) quando la piccola aveva 3 mesi e, a quanto racconta la madre, si trovava in braccio al padre quando è accaduto.

    La madre ha 37 anni, disoccupata ed analfabeta. I fratelli godono di a.b.s.. Nell'anamnesi familiare si riscontra che un fratello della

    ...
  • Prima Osservazione - Jessica

    Il mio primo impatto con questa situazione è stato a dir poco toccante, sia dal punto di vista umano che terapeutico.

    La mia reazione istintiva è stata quella dì non essere in grado "almeno"di interagire con quella bambina così "particolare".

    Jessica mi viene affidata dopo il pranzo nella mensa del centro che frequenta in regime di semiinternato.

    La presi per mano e

    ...
  • Seconda Osservazione - Jessica

    Jessica, dopo alcune sedute, è apparsa irrequieta, ansiosa, turbata da quella situazione, forse tanto stretta quanto dispersiva.

    Non riuscivo a contenerla, a rassicurarla, a prendere in mano, in un certo senso, la situazione. Allora il tono della mia voce ha preso una diversa impostazione, il mio contatto è diventato più forte e tutto questo ha fatto sì che chiedessi aiuto alla

    ...
  • Progetto Psicomotorio

    Non c'è tecnica in Psicomotricità, non ci sono regole fisse, bisogna creare, innanzitutto, una relazione significativa. Ma come?

    Nel caso di Jessica: la bambina incontra una persona, la terapista, che le offre delle attenzioni, un aggruppamento affettivo tonico-sensoriale-emotivo. La stessa deve rispondere ai bisogni della bambina, deve aggiustare modularítà, come tono, postura,

    ...
  • Tre parametri squisitamente psicomotori

    Cercherò ora di approfondire il tema della significatività del rapporto con il bambino autistico o, per meglio dire, cercherò di chiarire in che termini lo Psicomotricista può diventare oggetto significativo, cioè portatore di significati, nell'esistenza del bambino autistico.

    Ricorrerò qui a tre parametri squisitamente psicomotricisti:

    1. lo SPAZIO,
    2. il
    ...
  • La comunicazione verbale e non verbale - CONCLUSIONI

    Ho scritto e riscritto questa parola, "conclusioni", tantissime volte perché, nonostante i tre anni di formazione, nonostante il marcato impegno, è sempre duro tirar fuori quello che si ha dentro. Forse è vero che le parole non bastano e quasi sempre ci si riduce ad usare le stesse, ma è pur vero che l'esperienza, non solo questa descritta e raccontata ma anche quella globale che ho vissuto,

    ...
  • La comunicazione verbale e non verbale - BIBLIOGRAFIA
    1. Aucouturier B., Darrault I., Empinet J.L. « La pratica psicomotoria Rieducazione e terapia » Armando, Roma, 1986
    2. Berti E., Comunello F., Nicolodi G. « Il labirinto e le tracce» Giuffrè, Milano, 1988 
    3. Berti E., Comunello F., « La costruzione del senso » Masson, Milano, 1995
    4. Giordano G.G., Vertucci P., Militerni R., Ferrara R. « Manuale di neuropsichiatria
    ...
  • INTRODUZIONE - Ritardo Psicomotorio: Diagnosi e Progetto Terapeutico

    copertina-tesi-teresa-vitagliano

    Per l'elaborazione di questa tesi sono partita dalla riflessione sul riscontro con una percentuale alta di diagnosi non sempre

    ...
  • LO SVILUPPO PSICOMOTORIO - Aspetti Descrittivi

    lo sviluppo neuro e psicomotorio del Bambino

    Per un corretto approccio alla diagnosi precoce risulta evidente la necessità di conoscere il bambino e il suo

    ...
  • Il Ritardo Psicomotorio - Aspetti Clinico-Descrittivi

    Il ritardo di sviluppo psicomotorio può essere definito in termini generici come la mancata acquisizione di adeguate competenze posturali, cognitive, affettive e/o linguistiche in rapporto all'età cronologica.

    Tale quadro di ritardo molto spesso rappresenta la manifestazione iniziale, il sintomo precoce, di sindromi complesse, quali Insufficienze Mentali, Kinesipatie encefaliche,

    ...
  • Il Ritardo Psicomotorio - Il Processo Diagnostico

    Nel percorso diagnostico, in genere, riveste fondamentale importanza il processo di presa in carico, il quale indica un complesso di interventi finalizzati a conoscere e capire il bambino e il suo disturbo. Si tratta, pertanto, di un processo di conoscenza:

    • conoscenza del disturbo, si tratta di definire il tipo, le caratteristiche, la frequenza e l'intensità del
    ...
  • Il Ritardo Psicomotorio - Il Progetto Terapeutico

    Il processo diagnostico, attraverso le fasi già scritte dell'anamnesi, dell'osservazione e delle indagini strumentali e di laboratorio, permette di raccogliere una serie di informazioni che vengono utilizzate, da un lato, per inserire i sintomi presentati dal bambino in una definita categoria nosografica (diagnosi nosografica), e, dall'altro, per conoscere le aree di forza e quelle di

    ...
  • Il Ritardo Psicomotorio - Analisi di un "Caso Clinico" - Anamnesi e Osservazione

    M. ha attualmente 4 anni e mezzo, ha cominciato il percorso terapeutico (psicomotricità) all'età di 3, con una diagnosi d'entrata di "Ritardo dello Sviluppo Psicomotorio" e Difficoltà Relazionali. La terapia logopedica è stata avviata più tardi, all'età di quasi 4 anni.

    Dalle informazioni raccolte, emerge:

    • allattamento artificiale (non si è attaccato al
    ...
  • Il Ritardo Psicomotorio - Progetto Terapeutico e Modalità d'Intervento

    Al termine del periodo di osservazione (tre-quattro sedute) si procede alla formulazione del progetto terapeutico specifico in cui si propongono:

    • il tipo d'intervento (individuale o di gruppo);
    • le modalità e le aree d'intervento;
    • gli obiettivi da raggiungere;
    • la scansione delle sedute e la previsione della durata;
    • i tempi delle
    ...
  • Il Ritardo Psicomotorio - CONCLUSIONI

    Il caso clinico preso in considerazione presentava inizialmente un quadro di Ritardo dello Sviluppo Psicomotorio e Difficoltà Relazionali.

    I versanti particolarmente compromessi erano quelli delle competenze cognitive, del linguaggio verbale sia in input sia in output e della sfera affettivo-relazionale.

    Il bambino ha cominciato la terapia psicomotoria mirata a migliorare

    ...
  • Il Ritardo Psicomotorio - BIBLIOGRAFIA
    1. Gison G , Bonifacio A. — L'approccio psicomotorio nelle disabilità evolutive minori. Convegno sulle disabilità evolutive dei minori e dei disturbi dell'apprendimento. Franco Angeli, 1994. 
    2. Liccardi MA.    Gison G. "L'approccio psicomotorio" in sistema nervoso e riabilitazione. Enciclopedia scientifica Rizzoli, n° 3, suppl. 1999. 
    3. Liccardi M.A., Gison G., Grasso Di
    ...
  • II Caso - Iperattività o ADHD - Verifica degli obiettivi e dimissioni

    Il trattamento di gruppo è durato circa due anni, con frequenza dapprima bisettimanale e poi monosettimanale, così come pure la terapia logopedica per V.

    Erano notevolmente migliorate le abilità di autonomia personale e sociale, si vestivano e svestivano da soli, si allacciavano le scarpe, abbottonavano, infilavano, mangiavano in maniera ordinata,riconoscevano le monete e si

    ...
  • II Caso - Iperattività o ADHD - Presa in carico e colloqui con la famiglia

    Inizialmente V. aveva problemi di separazione dalla madre, la quale entrava in terapia accompagnandolo e poi usciva.

    Questo durava per poche sedute, dopo aver instaurato un discreto approccio relazionale V. accettava l'entrata in terapia e si toglieva le scarpe (questo momento segnava l'inizio e la fine della seduta).

    Nelle sedute iniziali il bambino mostrava un comportamento

    ...
  • II Caso - Iperattività o ADHD - Anamnesi personale

    V. è nato 16/09/1994 da padre custode e madre casalinga .

    Nato a termine da gravidanza normocondotta ; il parto programmato per scelta della madre.

    Alla nascita pesava Kg 3.850, fu messo in incubatrice.

    Il primo sorriso si è avuto a 3 mesi, il controllo del capo a 3 mesi, posizione seduta a 7 mesi, la deambulazione a 16 mesi, le prime parole a 12 mesi, il controllo

    ...
  • II Caso - Iperattività o ADHD - Diagnosi e piano di trattamento neuropsicomotorio

    Nel novembre del 2000, arrivano nella struttura riabilitativa due fratelli V. e G., rispettivamente di sei e sette anni, entrambi con la diagnosi di “Sindrome Ipercinetica” ed in più per V. associato anche il disturbo del linguaggio.

    Entrambi erano inseriti in trattamento psicomotorio trisettimanale con due terapiste diverse, poiché la terapia era individuale.

    ...

  • I Caso - Iperattività o ADHD - Verifica degli obiettivi e dimissioni

    In ogni caso nel setting terapeutico G. aveva un comportamento più responsabile. Intanto la sintomatologia epilettica era scomparsa, continuava il controllo dell'epilessia con CBZ.

    Dai colloqui con la madre, la signora riferiva che anche a casa il bambino si era calmato.Iniziavano esercizi specifici per l'orientamento temporale (giorni della settimana, mesi dell'anno, le

    ...
  • I Caso - Iperattività o ADHD - Presa in carico e colloqui con la famiglia

    Dopo la presentazione iniziale della sala di psicomotricità, quindi degli oggetti che poteva trovare, G. presentava incordinazione motoria poiché saltava sui materassi in continuazione, si muoveva da un posto all'altro facendo capriole. Il suo era un agire molto velocizzato, caratterizzato da difficoltà d'attenzione e mancanza di contatto visivo con la terapista.

    G. mostrava buone

    ...
  • I Caso - Iperattività o ADHD - Anamnesi personale

    G. è nato da gravidanza a termine il 13/01/1994, da madre casalinga e padre fruttivendolo.

    Il parto è stato normocondotto con un travaglio di 18 ore.

    Alla nascita pesava Kg 3.000, aveva un colorito cianotico ed il primo vagito non fu immediato in quanto ebbe una grande sofferenza neonatale. Fu messo in incubatrice e si ebbero tre episodi di convulsione neonatale.

    Ha

    ...
  • I Caso - Iperattività o ADHD - Diagnosi e piano di trattamento neuropsicomotorio

    Nel gennaio del 2001, G . entra in trattamento psicomotorio trisettimanale all'età di 6 anni e 6 mesi con la diagnosi di “ Disturbo da Deficit di attenzione/iperattività” ed epilessia.

    L'obiettivo a lungo termine comprende:

    • Il miglioramento delle capacità adattive, relazionali;
    • Il controllo
    ...
  • Manifestazioni e disturbi associati - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD

    Le caratteristiche associate variano a seconda dell'età e del livello di sviluppo, possono includere:

    • Scarsa tolleranza alle frustrazioni;
    • Accessi d'ira;
    • Prepotenza;
    • Caparbietà;
    • Labilità d'umore;
    • Demoralizzazione;
    • Scarsa autostima;
    • Risultati scolastici spesso compromessi e valorizzati;

    Vengono

    ...
  • Familiarità - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD

    Si è trovato che il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è più comune nei parenti biologici di primo grado di bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione/ Iperattività.

    Alcuni studi suggeriscono anche l'esistenza di una maggiore prevalenza di disturbi dell'umore e disturbi d'ansia, disturbi dell'apprendimento, disturbi correlati a sostanze e disturbo antisociale di

    ...
  • Decorso - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD

    La maggior parte dei genitori osserva dapprima un'eccessiva attività motoria quando i bambini muovono i primi passi, che spesso coincide con lo sviluppo della deambulazione indipendente.

    In ogni modo, poiché molti bambini iperattivi a quest'età non svilupperanno poi un Disturbo da Deficit d'Attenzione/ Iperattività, si dovrebbe usare cautela nel fare questa diagnosi nei primi anni di

    ...
  • Caratteristiche Diagnostiche - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD

    Le caratteristiche cliniche principali che costituiscono la Sindrome da deficit attentivo sono tre:

    • Impulsività;
    • Disattenzione;
    • Iperattività.

    L'Impulsività può portare ad incidenti ed al coinvolgimento in attività potenzialmente pericolose, senza considerare le possibili conseguenze.

    I bambini con SDA, hanno difficoltà nel portare a

    ...
  • Trattamento farmacologico - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD

    Dal 1937 C .Bradley ha dimostrato l'azione benefica dell'anfetamina sulle turbe del comportamento del bambino.

    Poi furono usati altri psicotonici, come la DL-Anfetamina (Benzedrina) o altri farmaci ad azione equivalente, in particolare il Metilfenidate (Ritalin).

    Tali farmaci sono efficaci sul livello d'attività, sull'attenzione, sull'impulsività, sul comportamento sociale,

    ...
  • Patogenesi - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD

    Nel 1897 D.M.Bourneville descrisse, in bambini che presentavano un lieve ritardo di sviluppo, un'instabilità caratterizzata da estrema mobilità intellettuale e fisica.

    Nel 1901 J.Demoor descrive un'instabilità del bambino come uno squilibrio dell'affettività, un eccesso dell'espressione e dell'emozione, un'ambivalenza delle reazioni, mancanza d'attenzione, bisogno incessante di

    ...
  • Premessa - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD

    Nelle pagine che seguono vengono presentate, sebbene in maniera sintetica, i punti salienti dell'argomento trattato che è stato il Disturbo da Deficit d'Attenzione/Iperattività.

    Vengono riportati quindi la Patogenesi , si parla del trattamento farmacologico, delle caratteristiche diagnostiche, del decorso, della familiarità, delle manifestazioni e dei Disturbi associati a tale

    ...
  • Conclusioni - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD

    L'argomento presentato in tale discussione è stato il Disturbo da Deficit d'Attenzione/Iperattività.

    Nell'arco degli anni lavorativi sono stati trattati diversi bambini con tale diagnosi, però ognuno si è presentato diverso dall'altro e per ognuno di loro vi è stato un percorso terapeutico individualizzato.

    E' da considerare che anche l'emozioni provate, sono state diverse,

    ...
  • Bibliografia - Il Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività o ADHD
    • EDWARD A. KIRBY - LIAMK. GRIMLEY , Disturbi dell'attenzione e iperattività, E rickson Editore, Trento 2002.
    • CLAUDIO VIO - GIAN MARCO MARZOCCHI- FRANCESCA OFFREDI, Il bambino con deficit di attenzione/iperattività, ERICKSON Editore, Trento 2001.
    • CESARE CORNOLD - GIULIO LANGIONI - ANDREA CANEVARO, Difficoltà di apprendimento, ERICKSON Editore, Trento
    ...
  • PREMESSA - La sindrome di Prader Willi (PWS)

    copertina-tesi-fabio-rescignoTesi di Laurea di: Fabio RESCIGNO

    Durante il percorso di studi sono state tante le patologie

    ...
  • Introduzione - Approccio neuropsicomotorio integrato: possibili applicazioni in un caso di medulloblastoma

    copertina-tesi-giovanna-bonavolonta

    Tesi di Laurea di: ...

  • LA PLASTICITA' CEREBRALE - La neurogenesi

    Nel corso della vita prenatale (Kandell e Schwartz, 1988)  i neuroni  compiono un percorso a stadi:

    1. neurogenesi o proliferazione neurale: le cellule della superficie interna del tubo neurale (cellule germinali primitive) iniziano a moltiplicarsi senza differenziarsi;
    2. mitosi: processo di divisione cellulare che porta alla nascita della zona ventricolare ossia delle
    ...
  • Meccanismi biologici della plasticità

    Cosa si intende per plasticità? Un materiale è plastico quando è soggetto ad un cambiamento proprio come accade al cervello quando apprende, poiché il SNC può imparare qualcosa di nuovo, modificando la sua organizzazione funzionale, la sua rete di connessioni o la sua struttura, e generare nuovi comportamenti.

    Già dal XIX secolo, alcuni studiosi, come Cajal (1904), Golgi (1904) e

    ...
  • Plasticità, ambiente, relazioni, emozioni

    La plasticità cerebrale è la caratteristica che ha permesso all’essere umano di evolvere durante il processo di filogenesi raggiungendo le competenze necessarie per adeguarsi all’ambiente circostante e garantirsi la  sopravvivenza (Levi Montalcini, 2001).

    In questa interazione tra interiorità e ambiente  anche  le relazioni umane plasmano lo sviluppo delle connessioni nervose che

    ...
  • Plasticità delle mappe corticali

    La plasticità è estesa ad intere aree corticali e si fonda sul fatto che la “mappatura” di alcune aree non è stabile ma in continua modificazione. Già dalla metà dell’800 si evidenziò che le cortecce cerebrali motorie e sensoriali sono divise in aree somatotopiche, ognuna delle quali corrisponde ad una precisa parte del corpo. I primi studi sull’organizzazione della corteccia cerebrale umana

    ...
  • Disturbi della plasticità e riabilitazione

    Oggi è noto come tra i disturbi della plasticità disfunzionale vi sia non solo  un’attività svolta con modalità disfunzionale o semplicemente ripetuta all’eccesso, che causa riarrangiamenti corticali indesiderati per poi  trasformarsi in difficoltà di controllo motorio, come la sindrome da eccesso d’uso o le distonie date dall’effetto dell’esercizio ripetuto di attività specifiche, come la

    ...
  • Schema corporeo, immagine corporea e malattia

    Lo schema corporeo e l’immagine corporea sono concetti che nascono dall’unione di aspetti fisiologici e psicologici importanti e sono alla base dell’approccio psicomotorio.

    Sono direttamente coinvolti nella terapia di  tutte le patologie ove il corpo resti gravemente offeso, ed hanno giovato delle recenti teorie sulla plasticità cerebrale come possibilità di migliorare/ottimizzare le

    ...
  • Lateralità

    Un aspetto che assume particolare  importanza nell’approccio psicomotorio inserito in un ambiente riabilitativo è la lateralità,  in tutte le sue forme di espressione.

    Con lateralità s’ intende la predominanza funzionale di un  emilato del corpo rispetto all’altro sia a livello periferico (mani e piedi) che assiale (occhi, orecchie) (Boscaini, 2010).

    Si distingue la

    ...
  • L'APPROCCIO PSICOMOTORIO - Modello medico e modello BioPsicoSociale

    Se la scoperta di nuovi strumenti di ricerca ha permesso alla neurobiologia di rivedere concetti di importanza fondamentale come quello della plasticità cerebrale, anche la medicina, in questi ultimi decenni, dopo aver rivelato alcuni limiti negli assunti di base dei concetti di  diagnosi e di malattia, sente la necessità di integrare nel proprio background di conoscenza  informazioni

    ...
  • L'APPROCCIO PSICOMOTORIO - Basi neurofisologiche del modello biopsicosociale

    In base al modello biopsicosociale proposto da Engel (1974), affinché si possa parlare di diagnosi, quindi identificare correttamente la malattia della quale soffre un paziente (Turchi e Perno, 2002), il medico deve considerare il disturbo come il risultato dell’interazione tra aspetti biologici, psicologici e sociali. Questa esigenza nasce dalla consapevolezza che le connessioni tra psiche,

    ...
  • L'approccio psicomotorio

    In un contesto così complesso in cui si intersecano sistema nervoso, sistema immunitario e sistema endocrino, l’uomo soddisfa i propri bisogni attraverso il movimento del corpo nello spazio.

    L’attività motoria (Cottini, 2003) costituisce un aspetto fondamentale dello sviluppo dell’essere umano che assume particolare rilevanza durante l’infanzia, in quanto mezzo attraverso cui il

    ...
  • NEURO e PSICOMOTRICITÀ come tecnica terapeutica

    La PSICOMOTRICITÀ (Toni e Giovanardi, 2011) nasce dall’esigenza di trovare risposta ad alcuni disturbi dell’infanzia che non trovano una diagnosi esaustiva  in ambito medico e psicologico. Si sviluppa inizialmente in Francia, dove nel 1966 viene fondata la Società Francese di Educazione e Rieducazione Psicomotoria (SFERPM); il movimento, che pone al centro della propria

    ...
  • Il setting

    Il setting è lo spazio/tempo definito da regole che delimitano e rendono significativo l’intervento di un  qualsiasi  professionista e che qualificano esattamente chi opera in quel contesto. Ogni professione è tale per il suo setting (Boscaini, 1992), espressione dell'offerta professionale, un luogo dal quale il paziente cerca di comprendere cosa aspettarsi.

    Il setting psicomotorio

    ...
  • Le attività

    Nel metodo Soubirain, come in tutti gli altri metodi psicomotori, lo strumento fondamentale di valutazione nella pratica è il gioco spontaneo che si sviluppa all’interno del setting.

    Il gioco nasce come libera espressione   del paziente, che deve  poter interagire con gli attrezzi posizionati negli spazi elencati sopra,  facendone l’utilizzo che meglio crede; sarà accortezza dello

    ...
  • Gli strumenti di valutazione

    La valutazione in psicomotricità è necessaria per quantificare l’incidenza delle attività svolte durante il percorso e poter condividere l’esperienza con gli altri professionisti con i quali lo psicomotricista collabora nella pratica, siano essi insegnanti, psicologi o neuropsichiatri; in riferimento al metodo Soubirain, Giacomazzi (2010) propone dei tests che, suddivisi in

    ...
  • Il medulloblastoma

    Il medulloblastoma è descritto dall’Organisation of European Cancer Institute (OECI)  come una neoplasia embrionale maligna ad elevata cellularità, classificata come Tumore Primitivo Neuroectodermico (PNET) (Kleihues, 1993). E’ il tumore cerebrale maligno più frequente nell'infanzia, rappresentando tra il 15 ed il 20% di tutte le neoplasie infantili primitive del sistema nervoso centrale

    ...
  • Il caso di K.

    K., che attualmente ha 17 anni, ha trascorso un’infanzia  normale in seno ad una famiglia serena e dinamica: era una bambina spigliata e sportiva, una vera leader a scuola e nel suo gruppo di amici. Piena di energia,  si cimentava spesso e con successo in sport più propriamente maschili. Era molto brava a scuola, le piaceva moltissimo studiare e s’ impegnava con profitto.

    A 12 anni,

    ...
  • Il progetto terapeutico

    La presa in carico di K. avviene quando la ragazza ha compiuto 14 anni ed  ha potuto realizzarsi solo attraverso la creazione di un’alleanza terapeutica con lei ed i suoi genitori, consolidata sulla base di una serie di incontri effettuati tra loro, lo psicomotricista e la fisioterapista che l’aveva seguita per due anni. In uno di questi incontri è emerso che K. aveva rifiutato l’aiuto dello

    ...
  • CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

    Il motivo per il quale si parla di tecniche a mediazione corporea in ambito oncologico è dettato dalla necessità di trovare un linguaggio terapeutico che consenta al  soggetto di mettere in contatto i bisogni bio-psico-sociali con la specifica rappresentazione che i pazienti oncologici hanno del loro corpo (Spano e Vigorelli, 2007). La  rappresentazione del corpo nel paziente oncologico

    ...
  • BIBLIOGRAFIA - Approccio psicomotorio integrato: possibili applicazioni in un caso di medulloblastoma

    AA.VV. (2002). Manuale di psiconcologia. Milano: Masson.
    Damasio, A.R. (2009). L’errore di Cartesio. Emozioni Ragione e Cervello Umano .
    Milano: Adelphi.
    Bergès, J., & Bounes, M.(1974). La relaxation thérapeutique chez l’enfant. Parigi :
    Masson.
    Boscaini, F. (2007). Le emozioni nella relazione psicomotoria. Parigi: Relazione
    presentata alla XXVI Università

    ...
  • Strategie d’intervento in bambini affetti da Disturbi dello Spettro Autistico - descrizione delle capacità comunicative e relazionali Attraverso l’utilizzo della Scala Vineland

    tesi-antonella-palazzo

    Strategie d’intervento in bambini affetti da Disturbi dello Spettro Autistico -

    ...
  • RIASSUNTO - Strategie d’intervento in bambini affetti da Disturbi dello Spettro Autistico - descrizione delle capacità comunicative e relazionali Attraverso l’utilizzo della Scala Vineland

    Obiettivi: con questo lavoro si è voluto descrivere le caratteristiche comunicative e relazionali dei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico attraverso l’utilizzo della Scala Vineland, per una miglior conoscenza dei loro punti di forza ai fini del trattamento psicomotorio.

    PREMESSA - Strategie d’intervento in bambini affetti da Disturbi dello Spettro Autistico - descrizione delle capacità comunicative e relazionali Attraverso l’utilizzo della Scala Vineland

    Con questo lavoro ci proponiamo di sottolineare, tenendo conto delle indagini della neuropsicomotricità e della psicopedagogia, la valenza delle strategie di intervento T.E.A.C.C.H. e di quelle basate sull’intersoggettività  per la presa in carico terapeutica dei bambini con autismo nei centri di riabilitazione.

    In questo lavoro si descriveranno le abilità

    ...
  • Tappe dello sviluppo della comunicazione e della relazione
    "l'intimità è fatta di tante cose; potersi abbracciare,
    ricevere delle premure, accettare delle confidenze,
    ma anche farne. ma l'intimità deve essere qualcosa
    cui ti puoi abbandonare con fiducia,
    senza riserve, altrimenti è una spaventosa avventura,
    come nuotare in un torrente in piena.
    non ho mai sperimentato nulla del genere"
    ...
  • Caratteristiche del disturbo della Comunicazione e dell’Interazione Sociale nel Disturbo Autistico

    Le capacità Socio-Comunicative nel bambino con sviluppo tipico e con Autismo

     

    L’autismo è un disturbo neuroevolutivo caratterizzato dalla comparsa dei primi sintomi prima del compimento del terzo anno di età. Fino a pochi anni fa, i primi sintomi generalmente venivano accertati a posteriori tramite ciò che riferivano i

    ...
  • La Teoria della Mente - Tesi di Laurea

    Le capacità Socio-Comunicative nel bambino con sviluppo tipico e con Autismo

    Lo studio dei processi cognitivi e comunicativi nei bambini autistici ha ottenuto notevoli successi, in buona parte dovuti ad una teoria. Secondo questa teoria l’autismo è caratterizzato, a livello psicologico, principalmente da una difficoltà ad attribuire stati mentali

    ...
  • Ipotesi Neurobiologiche dei Disturbi Socio-Comunicativi nel Disturbo Autistico

    Le capacità Socio-Comunicative nel bambino con sviluppo tipico e con Autismo

     

    L’influenza del patrimonio genetico sull’insorgere dell’autismo è dimostrata da molte prove, per lo più ottenute studiando individui con gradi di parentela diversi: gemelli monozigoti e dizigoti, fratelli non gemelli e genitori. Se il patrimonio

    ...
  • Uno spazio e un tempo per una nuova alleanza con il Bambino Autistico
    "ero nato speciale e cresciuto in un ambiente difficile"
    (lapo marini, 2007)

    Modalità di trattamento per i Bambini Autistici

    Nello sviluppo normale l’età dei due anni è un periodo critico per la funzione regolatrice sociale esercitata dai genitori. Il bambino comincia a muoversi; le sue abilità di

    ...
  • Promuovere la comunicazione nei Bambini Autistici NON Verbali
    "Ero cieco mentalmente, non conoscevo la
    grammatica delle relazioni, non capivo
    le reali intenzioni degli altri,
    anche se usavo il linguaggio,
    è in questo nodo che sta il segreto
    della condizione autistica.
    Da molti punti di vista ero un idiota,
    ero socialmente un idiota".
    (Lapo Marini, 2007)
    ...
  • Promuovere la Comunicazione nei Bambini Autistici Ecolalici

    Modalità di trattamento per i Bambini Autistici

    L’ecolalia dovrebbe essere considerata come una componente dinamica e integrante del funzionamento comunicativo del bambino piuttosto che come un comportamento isolato e disfunzionale, o per lo meno non sempre. Per valutare se si tratta di ecolalia interattiva o non interattiva è necessario tenere in

    ...
  • Promuovere la Comunicazione nei Bambini Autistici Verbali

    Modalità di trattamento per i Bambini Autistici

     

    In questo capitolo si parlerà sei bisogni educativi dei bambini con autismo con competenze più elevate che possiedono un sistema linguistico di base e hanno bisogno di un intervento pragmatico specifico, per migliorare l’efficacia della comunicazione in tutti i suoi aspetti.

    ...
  • Promuovere le Abilità Sociali nei Bambini Autistici