Tesi di Laurea

  • PREMESSA - La funzione dell’intervento Psicomotorio nel Progetto Educativo-Riabilitativo di soggetti con Sindrome di Down: analisi di un caso

    copertina-tesi-maria-piscitello

    Ritardo Mentale e Sindrome di Down

    Eziologia del ritardo mentale

    Secondo il DSM-IV in circa il 30-40% dei casi di ritardo mentale non è possibile identificare una causa eziologia definita, mentre nei restanti casi, dove il fattore eziologico è conosciuto, si tratta soprattutto di anomalie genetiche o cromosomiche: tra queste la Sindrome di Down sembra essere la più frequente. Si aggiungono poi la Sindrome di

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  • La Sindrome di Down

    Come abbiamo visto  la Sindrome  Down , definita anche trisomia 21, è la più frequente tra le anomalie cromosomiche autosomiche. Benché il quadro clinico sia conosciuto dalla metà del  XIX secolo (Seguin 1846), è dal 1959 che fu ricollegato da Turpin, Lejeune e Gauthier ad una anomalia cromosomica: cromosoma 21 supplementare (45XY). Nel 92% dei

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  • Il progetto Educativo-Riabilitativo di soggetti con Sindrome di Down

    Linee generali del trattamento

    Come abbiamo visto lo sviluppo neuropsichico del soggetto con sindrome di Down ha delle sue caratteristiche peculiari e come quello di qualsiasi altra persona è condizionato e determinato da molti fattori che interagiscono tra di loro. Abbiamo rilevato, inoltre, l’importanza dell’incidenza dei fattori ambientali e cognitivi sul patrimonio genetico,

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  • L’Intervento Neuropsicomotorio

    Il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e la Pratica Psicomotoria.

    Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva ha il compito di analizzare il ruolo del movimento nella determinazione e nel recupero di un deficit globale, di proporre eventuali indicazioni di trattamenti di tipo psicomotorio o di suggerire una fisioterapia specifica, qualora vi

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  • Sindrome di Down - Un Caso Clinico

    Il contesto operativo e la presa in carico

    Il luogo dell’intervento psicomotorio è quello di uno studio professionale privato ove, oltre alla psicomotricista referente del caso presentato, opera anche una logopedista con competenze specifiche in ambito neuropsicologico e psicomotorio. L’orientamento degli

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  • CONCLUSIONI - La funzione dell’intervento Psicomotorio nel Progetto Educativo-Riabilitativo di soggetti con Sindrome di Down: analisi di un caso

    Il caso presentato ci ha permesso di mostrare i passaggi e le difficoltà di un percorso educativo- riabilitativo con un soggetto con SD e come l’intervento psicomotorio si sia collocato, all’insorgere delle problematiche adolescenziali, come una possibilità di ri-orientare il percorso stesso.  

    Attraverso la

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  • BIBLIOGRAFIA - La funzione dell’intervento Psicomotorio nel Progetto Educativo-Riabilitativo di soggetti con Sindrome di Down: analisi di un caso
    • Ajuraguerra J. De (1974), Manuale di psichiatria del bambino, Milano, Masson, 1979.
    • Axia V. (1994), La valutazione dello sviluppo, Firenze, La Nuova Italia Scientifica.
    • Ambrosini C. (2003), Le persone con ritardo mentale. Un percorso a ritroso:
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  • INTRODUZIONE - La Psicomotricità come unione inscindibile dell’affettività, della motricità e della cognitività

    copertina-tesi-maria-padovano

    L’età infantile rappresenta, senza dubbio, un periodo fondamentale

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  • La Psicomotricità - Cenni storici

    La psicomotricità è una disciplina a connotazione pedagogico-riabilitativo-terapeutica concepita come dialogo che, considerando la persona nella sua unità psicosomatica, agisce sulla totalità dell’individuo tramite il corpo e il movimento all’interno di una relazione, con metodi attivi di mediazione corporea allo scopo di contribuire al

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  • Psicomotricità: educazione, rieducazione e terapia

    La psicomotricità è una disciplina poliedrica, ha varie accezioni, secondo le quali essa è ora Educazione, ora Rieducazione, ora Terapia psicomotoria. La sua evoluzione storica ha seguito due linee parallele, quella pedagogica, passante per l’ambito scolastico, e quella riabilitativa, che è stata tracciata nell’ambito neuropsichiatrico. 

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  • Il tono

    “Il tono è la trama su cui tessono i gesti, le attitudini, le pose, la mimica; esso prepara alle rappresentazioni mentali ed il suo ruolo è preponderante nella presa di coscienza di sé e nella conoscenza del mondo e dell’altro” (Wallon). 

    Il tono rappresenta la struttura più arcaica ed essenziale della

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  • Lo schema corporeo

    Il primo oggetto che il bambino percepisce è il proprio corpo: benessere e dolore, attuazione di movimenti e di spostamenti, sensazioni visive e uditive ecc., e questo corpo è il mezzo dell’azione, della conoscenza e della relazione. 

    La costruzione dello schema corporeo, ossia l’organizzazione delle sensazioni

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  • Primo stadio: dalla vita intrauterina al terzo mese

    Nel corso della vita intra-uterina i bisogni metabolici del feto sono automaticamente soddisfatti. La sua attività motoria si esprime attraverso un vero comportamento posturale, che si manifesta molto precocemente attraverso il suo riequilibrarsi nel liquido amniotico grazie alla stimolazione labirintica. Nel corso dello stadio fetale, lo sviluppo è sorretto

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  • Secondo stadio: dal terzo al nono mese

    Il periodo che va dai tre ai nove mesi vede l’emergere e l’affermarsi di funzioni altrettanto importanti di quelle affiorate in precedenza e fondamentali dello sviluppo ontogenetico. L’attività riflessa prosegue la sua graduale attenuazione fino all’estinzione, la quale si compie intorno ai sei-sette mesi. Spesso alcune delle attività primitive sembrano

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  • Terzo stadio: dal nono al diciottesimo mese

    Il periodo dai nove ai diciotto mesi è dominato dall’acquisizione della deambulazione autonoma. Con questa viene definitivamente superata la “schiavitù della stasi”. Il bambino diventa padrone del suo corpo e della sua motricità e si lancia alla conquista dello spazio intorno a lui e anche più lontano. Finalmente il mondo circostante, perennemente tentatore e

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  • Quarto stadio: dal diciottesimo mese al terzo anno

    È il periodo in cui gli eventi fondamentali dello sviluppo del bambino, quelli che informeranno tutta la sua storia evolutiva, giungono al loro punto cruciale. 

    Piaget, grazie alle sue osservazioni sistematiche, afferma che l’imitazione propriamente detta, alla fine del diciottesimo mese di vita, marca l’inizio

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  • Attività motoria globale: gioco libero

    L’educazione psicomotoria nell’età prescolare deve essere innanzitutto un’esperienza attiva di confronto con l’ambiente. L’aiuto educativo, che provenga dai genitori o dall’ambiente scolastico, non ha come obiettivo di far apprendere al fanciullo dei comportamenti motori, ma di permettergli, per mezzo del gioco, di esercitare la sua funzione di aggiustamento,

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  • Esercizi di percezione del proprio corpo

    Esercizi di percezione del proprio corpo: controllo tonico; scoperta e presa di coscienza delle diverse parti del corpo con verbalizzazione; giochi d’imitazione di gesti e atteggiamenti; orientamento del corpo proprio. 

    Per quanto riguarda la percezione del proprio corpo, il fanciullo delimita il suo corpo

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  • Motricità fine: dallo scarabocchio al grafema

    Classicamente, l’esercizio grafico ha innanzitutto, come finalità, la preparazione alle conoscenze scolastiche, più in particolare alla scrittura ed alla lettura. Tale supporto è uno degli aspetti dell’attività psicomotoria. Esso prolunga, sul piano della coordinazione motoria, ciò che già è stato sollecitato nell’esercizio di coordinazione globale. Le

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  • CONCLUSIONI - La Psicomotricità come unione inscindibile dell’affettività, della motricità e della cognitività

    La psicomotricità ha nei suoi codici fondamentali lo sviluppo della capacità empatica sia nella formazione del conduttore sia tra gli obiettivi per lo “star bene”, empatia per capire e farsi capire, per aiutare gli adulti a crescere e ad aiutare i bambini a fiorire. 

    In questo lavoro si è visto come la

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  • BIBLIOGRAFIA - La Psicomotricità come unione inscindibile dell’affettività, della motricità e della cognitività
    • ASSOCIAZIONE PERCORSI PER CRESCERE. Alla scoperta della scrittura. D. Morando. 
    • AMBROSINI, C. PELLEGATTA, S. (2012) Il gioco nello sviluppo e nella terapia psicomotoria. Centro Studi Erikson. 
    • AMBROSINI, C. DE PANFILIS, C. WILLE, A. M. La
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  • INTRODUZIONE - La valutazione del funzionamento adattivo nei bambini con disabilità intellettiva: obiettivi e proposte di trattamento secondo l'approccio Family Centered

    copertina-tesi-maria-ferrara

    Questa tesi concerne la valutazione e il trattamento del funzionamento

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  • Definire la disabilità intellettiva: dal ritardo mentale ai disturbi dello sviluppo intellettivo

    1. Definizione e criteri 
    2. Classificazione secondo l’American Association on Mental Retardation (AAMR)
    3. Cause di disabilità intellettiva
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  • Scale di valutazione dell’intelligenza e del livello di sviluppo

    Fino a pochi decenni fa, il problema “ritardo mentale” era risolto in termini di QI, inteso appunto come indice di Ritardo Mentale.

    Ma oggi sappiamo che un QI o punteggi accademici sono incapaci di prevedere in modo infallibile la riuscita nella vita e il grado di adattamento sociale. Uno stesso QI può

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  • Il comportamento adattivo

    Nel quadro generale di grande attenzione alla sola misura del QI alcuni autori avevano iniziato ad interessarsi del comportamento adattivo e a ritenerlo un aspetto essenziale nella diagnosi di ritardo mentale.

    Tuttavia fu solo negli anni ‘60 che l’ American Association on Mental Deficiency (AAMD) -poi AAMR-

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  • La classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute, ICF

    Collegato alla nuova visione e al nuovo approccio legato al contesto di vita e alle sue opportunità/ barriere, abbiamo un importante strumento per valutare il funzionamento del soggetto con disabilità, l’ ICF, “Classification functioning disability and health”.

    L’ICF, “Classificazione Internazionale del

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  • Integrazione sociale e qualità di vita

    Nuovo paradigma per la disabilità intellettiva 

    La necessità di superare la terminologia corrente di ritardo mentale ha stimolato una considerevole ed intensa discussione circa il costrutto di disabilità. L’attuale costrutto di disabilità intellettiva si è sviluppato nella prospettiva ecologica che enfatizza

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  • Trattamento Neuropsicomotorio nella disabilità intellettiva

    Per poter esprimere tutte le potenzialità, i bambini hanno bisogno di “strumenti e tempi personalizzati”. È fondamentale capire che ogni bambino necessita di un trattamento tagliato su misura, in relazione ai propri bisogni, indipendentemente dal fatto che l’approccio sia individuale o nell’ambito del piccolo gruppo. Il terapista deve infatti conoscere e

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  • Casi Clinici - La valutazione del funzionamento adattivo nei bambini con disabilità intellettiva

    Nell’ultimo anno ho avuto la possibilità di seguire 3 bambini con disabilità intellettiva presso la struttura di Neuropsichiatria Infantile della ASL 4 di Rapallo. Nello specifico, si tratta di bambini in età pre-scolare con ritardo cognitivo e scarso funzionamento adattivo. Ho somministrato le scale Vineland alla terapista che ha in carico i bambini al fine

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  • CONCLUSIONI - La valutazione del funzionamento adattivo nei bambini con disabilità intellettiva

     

    Limitatamente alla mia esperienza di lavoro su tre bambini, mi è stato possibile capire quanto indispensabile e produttivo sia ricercare sempre l’apprendimento intelligente e quindi finalizzato.

    La nostra prospettiva infatti dev’essere volta al futuro, pensando ad una vita autonoma, integrata nella

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  • RINGRAZIAMENTI - La valutazione del funzionamento adattivo nei bambini con disabilità intellettiva

    Ringrazio la terapista Erika Solari, per avermi affiancato nella stesura di questa tesi e nello scoprirmi terapista. Mi ha spronato lasciandomi sperimentare, lasciandomi sbagliare. 

    Ringrazio tutte le persone che mi hanno insegnato questo lavoro, dai docenti ai terapisti che hanno diviso con me piccoli e grandi

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  • BIBLIOGRAFIA - La valutazione del funzionamento adattivo nei bambini con disabilità intellettiva
    1. American Association on Mental Retardation (2005). Ritardo Mentale. Definizione, classificazione, sistemi di sostegno e quaderni di lavoro - 10^ edizione. Vannini
    2. Andreoli V, Cassano GB, Rossi R (2001) DSM-IV. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Classificazioni DSM/ICD. Editore
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  • INTRODUZIONE - Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva

    Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva - Francesca REBORA

    La comunicazione,

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  • La Comunicazione Aumentativa Alternativa

    La Comunicazione

    Il termine comunicazione deriva dal latino communico che significa mettere in comune, fare partecipe, condividere; nella sua prima definizione, perciò, è l'insieme dei fenomeni che comportano il trasferimento di informazioni. Per

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  • Strategie visive comportamenti problematici

    Un messaggio normale di comunicazione è caratterizzato dal 55% da fattori visivi, le cose che vediamo come i gesti, l'espressione facciale, i movimenti del corpo e gli oggetti che ci circondano; il 37% da elementi vocali composti da intonazione di voce, ritmo e volume; e dal restante 7% di tipo verbale, ossia le parole che vengono pronunciate. (L. Hodgdon,

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  • Strumenti visivi per la comunicazione

    Gli ausili visivi hanno la funzione di fornire l'informazione in una forma logica, strutturata e sequenziale. L'informazione data in forma visiva concreta aiuta le persone con bisogni comunicativi speciali a gestire meglio molti eventi che, durante la giornata, sono fonte di confusione e frustrazione. Pertanto, si è visto che presentare l'informazione in

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  • Disabilità Intellettiva e Autismo a confronto

    Disabilità Intellettiva e Autismo a confronto

    All'interno del mio elaborato ho deciso di affrontare due patologie: l'Autismo e la Disabilità

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  • Casi clinici - Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva

    Di seguito riporto tre casi clinici aventi diverse età, con patologie di Disabilità Intellettiva e Disturbi dello Spettro Autistico. Tutti e tre i casi presentano deficit nella comunicazione e pertanto è opportuno utilizzare con loro le Strategie Visive e la CAA. Grazie a questi tre casi è stato possibile osservare come i vari metodi possano essere utilizzati

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  • Caso clinico R - Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva

    Caso clinico R.

    R. è una bambina di 6 anni, di nazionalità albanese nata in Italia, giunta in osservazione presso la struttura all'età di 4 anni e 5 mesi in merito a Disturbo Pervasivo di Sviluppo. Dopo un periodo di osservazione del

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  • Caso clinico F - Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva

    Caso clinico F.

    F. è un bambino di 11 annidi nazionalità equadoregna figlio di genitori sposati e poi separati, con diagnosi di Autismo in carico alla struttura dall'età di 5 anni.

    Dalla storia personale e

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  • Caso clinico A - Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva

    Di seguito riporto tre casi clinici aventi diverse età, con patologie di Disabilità Intellettiva e Disturbi dello Spettro Autistico. Tutti e tre i casi presentano deficit nella comunicazione e pertanto è opportuno utilizzare con loro le Strategie Visive e la CAA. Grazie a questi tre casi è stato possibile osservare come i vari metodi possano essere utilizzati

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  • CONCLUSIONI - Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva

    Come ho potuto spiegare nel mio elaborato il deficit di comunicazione e di intenzionalità comunicativa è fattore comune sia della Disabilità Intellettiva (DI) e sia dei Disturbi dello Spettro Autistico (DSA). Inoltre, come affermato nel secondo capitolo, la DI è spesso presente all'interno dei DSA, per cui a volte risulta difficile affrontare il problema non

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  • ALLEGATI - Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva

    Immagini CAA Figura

    blissymbolics

    6.1: Blissymbolics

     

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  • BIBLIOGRAFIA - Riferimenti teorici - Strategie Visive e CAA in diversi casi clinici: Autismo e Disabilità Intellettiva

    Riferimenti teorici Autismo

    Criteri Diagnostici dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo del DSM-IV

    Il DSM-IV appunto descrive tali criteri diagnostici: A. un totale di 6 (o pi`u) voci da (1), (2) e (3), con almeno 2 da (1), e uno ciascuno da

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  • INTRODUZIONE - Terapie alternative e complementari nelle Paralisi Cerebrali Infantili

    copertina-tesi-Ilaria-pesavento

    Negli ultimi anni si è assistito in diverse parti del mondo ed anche nel nostro paese ad un crescente ricorso alla Medicina Alternativa e

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  • La Medicina Alternativa e Complementare

    Definizione

    Per medicina alternativa e complementare (CAM) si intende “un gruppo eterogeneo” di terapie mediche e di promozione della salute, di pratiche e di prodotti che attualmente non fanno parte della medicina convenzionale” [1]. ln particolare si definisce Medicina Complementare l'uso di terapie non provate scientificamente in associazione con terapie convenzionali, mentre per

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  • Le Paralisi Cerebrali Infantili

    Cenni storici

    Un chirurgo ortopedico inglese, William John Little, in un suo lavoro del 1862 presentato all'Ostetrical Society of London ha fornito la prima descrizione di Paralisi Cerebrale Infantile:“rigidità spastica tipo tetano e una distorsione delle gambe del neonato” [1]. Successivamente Sigmund Freud nel suo “Die infantile cerebrallahmung” nel 1897 descrive i possibili

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  • Revisioni su alcune delle principali Terapie Alternative e Complementari nella riabilitazione delle PCI

    Nel capitolo seguente verranno presentate alcune delle principali terapie alternative e complementari utilizzate nella riabilitazione delle PCI, analizzando per ciascuna le basi teoriche e le prove di efficacia; il tutto è attinto dalla letteratura scientifica e dal Congresso intersocietario SINPIA-SIMFER tenuto a Bologna nel giugno 2010.

     


     

    Metodo ADELI suit

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  • Sondaggio conoscitivo all'interno delle famiglie sulle Terapie Alternative e Complementari

    Obiettivi

    L'obiettivo prefissato dal lavoro pratico di sondaggio è quello di effettuare un'indagine conoscitiva sulle informazioni che i genitori di bambini di PCI hanno sulle terapie alternative e complementari. Grazie all'elaborato e ai risultati di questo questionario avremo dunque la possibilità di:

    • approfondire e offrire una
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  • RISULTATI - Sondaggio conoscitivo all'interno delle famiglie sulle Terapie Alternative e Complementari

    Dall'elaborazione dei dati risulta che l'80% delle persone che hanno risposto al questionario conoscono in linea generale la medicina alternativa e complementare. (28 su 35)

    Conoscenza generale di Terapie Alternative e Complementari

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  • CONCLUSIONI - Terapie alternative e complementari nelle Paralisi Cerebrali Infantili

    Ciò che è messo in luce da recenti sondaggi sull'opinione pubblica del nostro Paese, avvalorati anche dalle analisi sopra presentate sul campo, è che la maggior parte degli intervistati conosce la medicina alternativa e complementare, e che nonostante l'assenza di leggi specifiche sulla materia e le controverse ipotesi di validità buona parte delle famiglie con bambino con PCI le sceglie per

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  • BIBLIOGRAFIA - Terapie alternative e complementari nelle Paralisi Cerebrali Infantili

    La bibliografia della tesi è riportata sotto ogni paragrafo e capitolo, in modo che sia più facile e immediato il riferimento all'articolo di spunto.

    Le fonti degli articoli, degli studi e degli approfondimenti provengono da un archivio dati di riferimento corrispondente alle seguenti pubblicazioni:

    • Giornale di Neuropsichiatra Età Evol
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  • INTRODUZIONE - Empatia: origine, significato e disordini

    copertina-tesi-emanuela-varriale

    L’empatia è una complessa forma di inferenza psicologica nella quale l’osservazione, la memoria, la conoscenza ed il ragionamento si

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  • Definizione di empatia

    L’empatia è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.

    Il termine “empaty” (in italiano empatia) è coniato da Titchener nel 1909, come traduzione del termine tedesco “Einfuhlung”, che è utilizzato nella seconda metà del secolo scorso da alcuni

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  • Emozioni: correlazione neuroanatomica

    Le emozioni sono risposte complesse dell’organismo a stimoli adeguati, che si manifestano con specifici repertori di azioni e con modificazioni dello stato interno, che è possibile osservare e misurare. Sono considerate emozioni primarie la paura, la rabbia, la sorpresa, la tristezza, il disgusto e la felicità.

    La percezione dello stimolo emotivo genera una serie di risposte complesse

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  • Evoluzione dell’empatia

    La selezione naturale mette a punto i meccanismi che servono  alle specifiche esigenze di ogni specie “ecologica”, e i comportamenti sociali sono maggiormente comprensibili  nel contesto dell'evoluzione. Tuttavia, bisogna sottolineare che, la letteratura della psicologia comparata ed etologia sono afflitte dalle stesse limitazioni e che la letteratura umana deve affrontare la difficoltà di

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  • Componenti dell’empatia

    Per molti psicologi, l'empatia implica almeno tre diversi processi: sentire  ciò che un'altra persona sta provando; sapere che cosa un'altra persona sta provando, e avere la intenzione di rispondere con compassione a un'altra persona angosciata. Eppure, indipendentemente dalla particolare terminologia che viene utilizzata, esiste un ampio consenso tra gli studiosi su tre aspetti

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  • Partecipazione affettiva tra sé e gli altri

    Nei primati, la capacità di comprendere gli stati emotivi degli altri è fondamentale per mantenere le interazioni sociali.

    Uno strumento potente per conoscere le emozioni espresse dagli altri è il “contagio emotivo”. Le forme più complesse di emozioni (come le emozioni sociali) richiedono la consapevolezza dei propri sentimenti in relazione con, o in risposta all'interazione

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  • Consapevolezza di sé e degli altri

    Gli individui che sono consapevoli di sé, come dimostra la capacità di diventare l'oggetto della propria attenzione, provano un senso di continuità psicologica nel tempo e nello spazio.

    È ipotizzato che ogni organismo capace di auto-riconoscimento ha una consapevolezza introspettiva dei propri stati mentali e la capacità di ascriverli nella capacità mentale degli altri.

    Un

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  • Flessibilità mentale e presa di prospettiva

    L'empatia può essere causata da una varietà di situazioni, per esempio nel vedere un'altra persona in difficoltà o in disagio, immaginando il comportamento di qualcun altro, nella lettura di un racconto in un libro di narrativa o nel vedere un report TV movimentato. Tuttavia, in queste condizioni, l'empatia richiede alla persona di adottare più o meno consapevolmente il punto soggettivo di

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  • Nuovi orientamenti nello studio dell’empatia ed individuazione di specifici sottosistemi

    Sottosistemi dell’empatia

    L’empatia è la capacità di riconoscere, comprendere e condividere gli stati emotivi dell’altro ed è considerata alla base di una genuina e reciproca relazione umana. Non si tratta di un sistema unitario, ma piuttosto un gruppo libero di sistemi neuro cognitivi parzialmente dissociabili. In particolare, si possono fare tre grandi divisioni: empatia cognitiva

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  • Quadri clinici legati al deficit di empatia

    Molti sudi hanno evidenziano il substrato neurobiologico alla base delle diverse componenti dell’empatia ed avvalorano l’ipotesi che lesioni a differenti strutture corticali e subcorticali possono portare ad un’alterazione dell’empatia.

    Diversi disturbi psichiatrici, e non solo,  sono associati a deficit di empatia. In questo capitolo ne prenderemo in considerazione alcuni

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  • Disturbi di personalità

    Il termine “personalità” deriva dal latino “persona”, cioè maschera. Etimologicamente, dunque, la personalità sarebbe un’amplificazione delle caratteristiche individuali del personaggio rappresentato dall’attore, in modo che il pubblico sapesse quali atteggiamenti e comportamenti aspettarsi da lui.

    Alcuni tratti del nostro modo di pensare, di fare esperienza e di comportarci tendono a

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  • Disturbi dello sviluppo

    Tra i disturbi dello sviluppo in età evolutiva verranno menzionate alcune patologie che risultano presentare un deficit legato all’empatia, cosiddette “primarie”. Nel particolare: i disturbi dello spettro autistico (facendo riferimento anche e soprattutto all’alto funzionamento) ed i disturbi della condotta.

    Unitamente a questi si porrà l’accento anche su alcuni disturbi in cui la

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  • Disturbi “secondari” dell’empatia

    In molte situazioni psicopatologiche può verificarsi una compromissione dell’empatia. In altre parole, non c’è un disturbo primario dell’empatia, ma c’è una disattenzione verso gli stati mentali dell’altro. I disturbi d’ansia, i disturbi dell’umore, e l’alessitimia ne sono degli esempi.

    I disturbi d'ansia sono stati per lungo tempo considerati forme di nevrosi , ovvero un insieme

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  • Modalità di approccio ai disordini dell’empatia e strategie terapeutiche

    Aspetti generali della riabilitazione nel bambino

    “ La parola neuropsicomotricità si presenta affascinante nella sua intenzione di conciliare i due termini estremi della concezione dualistica della persona umana. Concezione che la cultura di questo secolo stempera via via sotto l'impulso di esperienze e fenomeni che hanno visto riproporsi sempre più energicamente l'interazione

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  • CONCLUSIONI - Empatia: origine, significato e disordini

    In questo elaborato è presentato un quadro esplicito per ciò che riguarda l’empatia e le patologie legate alla sua carenza o alla sua mancanza. La riabilitazione neuropsicomotoria mira a far emergere delle competenze, in questo caso empatiche, attraverso l’utilizzo di strategie e facilitatori.

    In altre parole, tramite il “gioco” il bambino entra in relazione con il mondo esterno, con

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  • BIBLIOGRAFIA - Empatia: origine, significato e disordini
    1. American Psychiatric Association, “DSM-IV-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, Tex Revision, Masson, Milano, 2001;
    2. Armony J. L., Servan-Schreiber D., Romanski L. M., Cohen J. D., & LeDoux J. E. “Stimulus generalization of fear responses: Effects of auditory cortex lesions in a computational model and in rats”. Cerebral Cortex, 7, anno 1997
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  • INTRODUZIONE - Il dialogo tonico e il dialogo sonoro

    copertina-tesi-maria-vittoria-berno

    Il non-verbale espresso dal linguaggio del corpo e il non verbale espresso dagli aspetti prosodici del

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  • Dalla voce udita alla voce prodotta

    Per iniziare questo percorso, è prima di tutto necessario chiedersi che cosa sia la voce. Non è facile dare una definizione esaustiva di questo termine. Sembra qualcosa di scontato, ma in realtà, ogni volta che si affronta l’argomento “voce”, ognuno ne sceglie un aspetto e la definisce in base a precise caratteristiche che, però, non la descrivono in toto. Solitamente con il termine

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  • La voce udita nella vita fetale, in principio era il suono

    In passato si pensava che il feto non fosse in grado di utilizzare i propri organi di senso e che questi potessero funzionare solo dopo la nascita. Il feto era visto come un essere psichicamente indifferenziato, incapace di vivere esperienze sensoriali proprie [2].

    Questo tipo di concezione statica è stata poi sostituita da una più dinamica: grazie al progresso tecnologico e agli

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  • Lo sviluppo della voce nel primo anno di vita: la voce prodotta

    Sono avida di voci, che siano leggere o pesanti, scure o chiare, le amo per la loro straordinaria capacità di farsi corpo [16].

    Quando un bambino nasce l’unico suono che la madre e i medici anelano di sentire è la sua voce. Il primo vagito, il primo pianto del bambino testimoniano che respira, che è vivo. La voce

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  • La voce e le categorie psicomotorie

    Nell’intervento terapeutico neuro e psicomotorio esistono delle categorie tipiche mediante le quali vengono analizzate le azioni del bambino, in termini di qualità. Queste “grandi categorie riassumono la comunicazione relazionale, essenzialmente non verbale” [20]...

  • La voce parlata e la voce cantata

    Tutta la musica è, nella sua origine, vocale… le variazioni della voce sono il risultato fisiologico di variazioni del sentimento [36].

    La voce, come abbiamo visto, è un sistema complesso che si configura come mezzo fondamentale per la comunicazione. Spesso si parla di voce ‘parlata’ e di voce ‘cantata’ come se si riconoscessero due tipi differenti di voci

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  • La voce in Terapia - Il Dialogo tonico e sonoro

    Nella prima parte di questo lavoro è stato analizzato lo sviluppo della voce. E’ stato così possibile giungere alla consapevolezza del rilievo della voce nei rapporti vissuti dalla triade, già durante l’età gestazionale. Il percorso di crescita e di integrazione della voce con tutte le altre componenti dello sviluppo si identifica come un percorso naturale, fatto di interscambi, di variazioni

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  • In Dialogo con bambini "Speciali"

    Questo vale per la maggior parte dei bambini, ma non per tutti. Ci sono infatti alcuni bambini ‘speciali’ ed è intorno alla loro esperienza che sorgono alcune domande importanti: questi meccanismi sono presenti anche nei bambini con disabilità? Cosa accade all’interno della diade?

    Le modalità comunicative e relazionali di un bambino con disabilità sono spesso distorte. Il processo di

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  • Casi Clinici - Il dialogo tonico e il dialogo sonoro

     

    I casi clinici riportati nel mio lavoro sono stati in questo contesto eliminati per questione di privacy.

     

    Dal Dialogo Tonico al Dialogo Sonoro

    I bambini con cui ci troviamo a lavorare hanno molto spesso delle difficoltà di dialogo: bambini autistici, bambini con paralisi, bambini affetti da disturbi del linguaggio o della comunicazione, bambini che presentano disturbi sensoriali. Questi piccoli perdono, o molto spesso non acquisiscono nemmeno, le regole fondamentali e le modalità primarie di approccio con l’altro, di scambio, di

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  • Obiettivi del trattamento - Il dialogo tonico e il dialogo sonoro

    L’osservazione e l’interazione con i bambini durante il tirocinio ha fatto emergere quali siano gli obiettivi principali nel trattamento neuro e psicomotorio di cui, indipendentemente dalla diagnosi e dalla patologia del paziente, si cerca di promuovere il raggiungimento.

    Quando ho avuto la possibilità di inserirmi direttamente nel trattamento di questi bambini, ho concentrato la mia

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  • Dialogo Tonico e Sonoro: semplicemente Ninna-nanna

    La sintesi di Dialogo Tonico e Dialogo Sonoro si palesa in un rito tanto semplice quanto antico: la ninna-nanna.

    La ninna-nanna è un rituale che madre e bambino costruiscono insieme fin dai primi giorni di vita e ha una duplice valenza: è utile per far rilassare o addormentare il bambino, è significativa per la relazione.

    “Nella ninna nanna la funzione dell’addormentamento si

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  • CONCLUSIONI - Il dialogo tonico e il dialogo sonoro

    Al termine di questo percorso sembra opportuno ripercorrere brevemente il cammino svolto.

    La prima parte del lavoro è stata dedicata ad approfondire lo sviluppo della voce.

    E’ emerso in questo modo come la voce sia connessa allo sviluppo emozionale, relazionale e dialogico fin dalla fase gestazionale. La diade madre-bambino si struttura sul contatto corporeo, sul

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  • APPENDICE - L’identità sonora

    In questo capitolo vengono riportate alcune informazioni fino a questo momento sul concetto di Identità Sonora (ISO). Conoscere l’ISO di un individuo potrebbe permettere, per esempio, ai terapisti di interagire e di rapportarsi con lui, sintonizzandosi sulle sue caratteristiche sonore. Attualmente esistono delle ricerche teoriche in merito, ma è ridotto il campo di applicabilità delle stesse

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  • BIBLIOGRAFIA - L’importanza della voce nella terapia neuro e psicomotoria

    BIBLIOGRAFIA 

     

    Amitrano A., La voce: Uno strumento dei professionisti che promuovono la salute, Springer Ed., Roma 2010, p. 39-44.

    Berti E. - Comunello F. – Savini P., Il contratto terapeutico in terapia psicomotoria, Edizioni Junior, s.l 2001, p 40-49, 124-128.

    Berti E. - Comunello F. –Nicolodi G., Il

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  • Genitorialità, famiglia e disabilità

    La nascita di un bambino e, di conseguenza, la trasformazione della coppia coniugale a quella genitoriale, comporta quasi sempre un periodo di crisi, poiché questo evento richiede di mettere in gioco le capacità di adattamento dei singoli individui e della precedente relazione.

    Il modo in cui la coppia affronta tale cambiamento e riesce a riorganizzarsi, includendo nel proprio mondo

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  • Presentazione del Centro - Il Centro A.P.R. (Associazione Pistoiese per la Riabilitazione)

    Il Centro A.P.R. (Associazione Pistoiese per la Riabilitazione) di Montecatini Terme è un distaccamento dell’Associazione A.P.R di Pistoia, un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS), costituita dal 1963, con lo scopo di svolgere attività di assistenza sanitaria finalizzata a favorire il pieno sviluppo di coloro che si trovano in situazioni di

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  • Introduzione - L’importanza del gioco nella relazione madre-bambino

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    Ho iniziato a seguire N., un bambino di 3 anni e 4 mesi con un quadro

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  • Anamnesi e informazioni cliniche - Il caso di N.

    N. è nato il 9 gennaio 2008 da una prima gravidanza normodecorsa con parto spontaneo eutocico espletato alla 38° settimana. Il peso alla nascita era 3600 g, lunghezza 50 cm, circonferenza cranica 34 cm e indice di Apgar 9-10.

    È stato eseguito un tampone vaginale che è risultato positivo per infezione da Streptococco, per cui madre e bambino hanno effettuato una terapia antibiotica. È

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  • Il progetto riabilitativo - Intervento neuropsicomotorio individuale

    Il principio fondamentale di ogni terapia consiste nell’accompagnare il bambino nel suo personale percorso di sviluppo, facilitando l’acquisizione di nuove competenze, a partire dal livello di competenza già raggiunto. Per questo è molto importante, per progettare ed attuare un intervento valido, basarsi sull’osservazione del comportamento spontaneo del bambino, in modo tale da individuare e

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  • Il progetto riabilitativo - Intervento parallelo sulla coppia madre-bambino

    In seguito alle nostre osservazioni ed alle problematiche emerse nella relazione fra N. e la mamma abbiamo valutato la possibilità di proporre un intervento parallelo all’intervento individuale, rivolto specificatamente alla coppia madre-bambino.

    Il nostro obiettivo era quello di coinvolgere la madre di N. chiedendole di presenziare ad alcune sedute insieme al bambino e di partecipare

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  • Descrizione dell’intervento - L’importanza del gioco nella relazione madre-bambino

    Prima di presentare nel dettaglio il lavoro che ho svolto con N. e la madre, vorrei fare alcune premesse che costituiscono, in un certo senso, lo sfondo comune a tutte le sedute da me condotte e la base razionale del mio progetto d’intervento.

    Il gioco, come ho già detto precedentemente, è stato l’ingrediente primario di ogni seduta, nonché lo

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  • Prima seduta “ Il corpo”

    La proposta

    Per la prima seduta di terapia con N. e la madre ho pensato di proporre un’attività che integrasse un lavoro sul riconoscimento delle parti del corpo con un gioco di manipolazione di materiale plastico.

    All’inizio della seduta ho utilizzato un librino per bambini con le illustrazioni delle varie parti del corpo  che ho mostrato a N. chiedendogli di indicare ogni

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  • Seconda seduta “Il percorso”

    La proposta

    Per il secondo incontro con N. e la madre ho pensato di proporre un’attività di tipo prevalentemente motorio che favorisse l’esperienza corporea sia nella motricità di spostamento sia nella motricità fine.

    Allo stesso tempo, però, non

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  • Terza seduta “Il mare”

    La proposta

    Ho deciso di incentrare la terza seduta con N. e la madre su un’attività di tipo grafico-pittorico, scegliendo come cornice di gioco il tema del mare.

    Per costruire un contesto simbolico all’interno del quale introdurre, poi, l’attività, ho scelto di iniziare la seduta guardando insieme al bambino un libro con le illustrazioni dei pesci, che aveva anche alcune

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  • Quarta seduta “La cucina”

    La proposta

    Per questa quarta seduta avevo intenzione di introdurre il gioco simbolico, utilizzando come oggetti o le macchinine, o i coccini, o i bambolotti, o qualsiasi altra cosa adatta al gioco del “far finta di”.

    Sapevo bene che questa modalità di gioco era ancora molto immatura nel bambino e che, quindi, per riuscire a giocare, sarebbe stato necessario un intervento

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  • Conclusioni - L’importanza del gioco nella relazione madre-bambino

    Al termine del periodo di tirocinio, mi trovo a riflettere su quanto il mio lavoro con N. e la madre, che si è svolto, comunque, in un tempo considerevole di circa cinque mesi, appaia, in realtà, appena iniziato.

    La fase osservativa-valutativa ha richiesto uno sforzo notevole, che ci ha permesso, però, di riuscire ad inquadrare la problematica in termini piuttosto precisi e realistici

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  • Commento al video- L’importanza del gioco nella relazione madre-bambino

    La prima sequenzadi video (primi 35 sec.) è un estratto della seduta di osservazione in stanza di terapia.

    Vediamo la madre di N. che mostra un libro al bambino, limitandosi però ad indicare gli oggetti raffigurati nelle pagine e a chiedere a N. di dire come si chiamano; si nota come il bambino sia, in realtà, poco interessato a questo tipo di attività e come, alle

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  • Bibliografia - L’importanza del gioco nella relazione madre-bambino
    • Abidin R.R. (2010),PSI Parenting Stress Index. Manuale. Adattamento italiano a cura di Guarino A., Di Blasio P., D’Alessio M., Camisasca E. e Serantoni G., Firenze, Giunti O.S. Organizzazioni Speciali.
    • Bailey D.B., Skinner
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  • Ringraziamenti - L’importanza del gioco nella relazione madre-bambino

    Ho deciso di aggiungere questa paginetta finale nel rispetto di un’usanza che, oramai, sembra essere entrata definitivamente nella prassi, ma che sento di condividere solo a patto che venga lasciata a chi scrive l’assoluta libertà di personalizzarla come meglio crede.

    Non voglio fare ringraziamenti forzati, imposti da una qualsiasi ipotetica “buona norma”, ma voglio ringraziare

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  • Osservazione e valutazione - Il caso di N.

    Il bambino presenta un quadro funzionale di ritardo globale dello sviluppo associato ad un importante disturbo del linguaggio espressivo e recettivo.

    La funzione attentiva risulta piuttosto fragile ed incostante: è sempre necessario il contenimento dell’adulto per aiutare il bambino a concentrarsi su un compito e a portarlo a termine senza

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