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Implementazione dell’Early Start Denver Model in Gruppo (G-Esdm) per bambini con autismo in età prescolare

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Implementazione dell’Early Start Denver Model in Gruppo (G-ESDM) per bambini con autismo in età prescolare – Giacomo Vivanti, Ed Duncan, Geraldine Dawson, Sally J. Rogers

Il sistema esdm esce dalla abituale prospettiva che accomuna i trattamenti riabilitativi tutti tesi a correggere quelle che ci appaiono come devianze dallo sviluppo normale, per incamminarsi verso la nuova prospettiva che vede il bambino, i suoi punti di forza, i suoi interessi, la sua ‘cultura’, come il punto di partenza e lo sviluppo delle sue capacità di apprendimento come obiettivo. In questo caso, certo si tratta di apprendimento sociale e in particolare di quelle regole sociali implicite che di solito non hanno bisogno di essere insegnate ma sono semplicemente assorbite dall’ambiente in cui il bambino vive. Si tratta pertanto di un obiettivo particolarmente delicato poiché siamo di fronte a un bambino che necessita di apprendere l’implicito attraverso l’esplicito cioè secondo un percorso inverso.

Il libro Implementazione dell’Early Start Denver Model in Gruppo (G-ESDM) per bambini con autismo in età prescolare presenta l’adattamento a un setting di gruppo dell’Early Start Denver Model, sviluppato per bambini in età prescolare con disturbo dello spettro autistico. Il manuale descrive in modo puntiforme i principi e le procedure del G-ESDM e fornisce delle linee guida pratiche ed empiriche per l’attuazione di un programma d’intervento efficace. I capitoli offrono sia il razionale teorico che le strategie per progettare e valutare gli interventi, creare team interdisciplinari e organizzare spazi di apprendimento per coinvolgere l’interesse dei bambini. Tra i principali argomenti riportati nel manuale trovano ampio spazio di discussione le modalità per: (1) creare obiettivi di trattamento nel setting G-ESDM; (2) impostare il team G-ESDM e preparare l’ambiente di apprendimento; (3) sviluppare il curriculum di classe G-ESDM; (4) facilitare l’apprendimento attraverso le interazioni tra pari e la partecipazione sociale.

L’implementazione dell’ESDM in gruppo – G-ESDM – rappresenta il risultato di alcuni anni di ricerca clinica
condotta in Australia presso il Victorian ASELCC da un gruppo di professionisti che ha scelto di dedicare alla
clinica e alla ricerca nel campo dei disturbi dello spettro autistico la propria esperienza lavorativa. Ritengo che ciò rappresenti un presupposto di non secondaria importanza per raggiungere le evidenze empiriche di efficacia che in questo manuale sono brillantemente descritte. Solo una ricerca che poggia le basi su competenze cliniche di elevato profilo e pertanto sulla familiarità con gli aspetti metodologici può portare a un avanzamento nell’ambito della cosiddetta medicina basata sull’evidenza. Il G-ESDM è riuscito a integrare e generalizzare nel contesto di gruppo i risultati ottenuti e già riportati nell’ambito del modello ESDM in setting 1:1. Il valore aggiunto del GESDM è stato quello di riuscire a mantenere inalterata l’attenzione alla personalizzazione del trattamento, pur associando l’implementazione in gruppo dell’intervento.

Un altro aspetto importante del G-ESDM è per l’appunto la sua implementazione nel contesto di gruppo. Tale
implementazione nel contesto di gruppo è rilevante perché offre al bambino con disturbo dello spettro autistico la possibilità di usufruire della vygotskiana zona di sviluppo prossimale. Tale naturale prerogativa dei bambini di essere stimolati dai compagni nell’apprendimento precoce (zona di sviluppo prossimale), rafforzata dal ruolo di un adulto che coordina le attività, offre al bambino con disturbo dello spettro autistico una potente opportunità di apprendimento rispetto al setting 1:1. È anche vero che, l’implementazione del G-ESDM, comporta delle difficoltà specifiche, le cui strategie di superamento sono puntualmente descritte nel manuale anche attraverso esemplificative ‘storie di casi’.

La bellezza del G-ESDM è la sua naturale e fisiologica applicabilità al contesto di una classe formata da bambini in età prescolare. In altre parole, alla luce del background teorico e della prassi metodologica adottata dal GESDM, risponderei in modo affermativo alla domanda: il G-ESDM potrebbe essere adottabile in una classe composta esclusivamente da bambini con sviluppo tipico? In linea generale le caratteristiche salienti dell’ESDM seguono le tipiche tappe dello sviluppo e per tale motivo probabilmente l’ESDM potrebbe essere considerato un modello psicoeducativo tout-court.

In conclusione, da clinico e ricercatore che si occupa da anni di disturbi dello spettro autistico sento di
congratularmi con l’amico e collega Giacomo Vivanti per il contributo sempre attento e puntuale che sta offrendo in questi ultimi anni alla comunità scientifica internazionale.
Pisa, 29 Novembre 2018 Antonio Narzisi – IRCCS Stella Maris

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