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Imitare per crescere. Nello sviluppo infantile e nel bambino con autismo

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Imitare per crescere. Nello sviluppo infantile e nel bambino con autismo Copertina flessibile – 23 giugno 2016
di Jacqueline Nadel (Autore)

“Il neonato ha venti minuti di vita. Venti minuti appena, e mi mostra la lingua se lo faccio anch’io. Non in un momento qualunque, proprio quando io la mostro a lui. Può anche spalancare la bocca se io esagero l’apertura della mia, o sbattere le palpebre quando le sbatto io. Di cosa ci si meraviglia? E perché? In fondo, già da prima di nascere il feto era capace di protrudere la lingua, aprire la bocca e sbattere le palpebre. Allora dov’è il prodigio? La cosa incredibile è che il neonato lo fa quando vede l’altro farlo. Come una risposta a quello che vede. Come un legame tra lui e noi. Del resto i genitori non si fanno ingannare. Per loro è un’esplosione di gioia, un piacere enorme quando hanno la possibilità di provocare l’imitazione: si rendono improvvisamente conto che il loro bambino è già una persona. Se non hanno questa possibilità è solo perché non l’hanno fatto nel modo giusto (occorre essere pazienti, fare un movimento al secondo, ripeterlo più volte, tenendo il bambino all’altezza della bocca o degli occhi, a una distanza di circa quaranta centimetri), oppure perché non era il momento adatto per il bambino: tutti i neonati, infatti, ne sono capaci… Vi posso già sentire, genitori ed educatori, chiedere: “Perché fanno questo senza dire una parola? Qual è il senso? Lo fanno perché gli piace? Perché è facile? Non faranno una cosa stupida? Bisogna lasciarli fare?”. In questo libro tenterò di rispondere a queste domande.” (Dall’Introduzione dell’autrice)

Dalla seconda/terza di copertina

Jacqueline Nadel, Direttore di ricerca al CNRS. Responsabile dell’équipe “Psychopathologie et développement” all’Università Paris 6. Direttrice della rivista Enfances.

Dalla quarta di copertina

Il neonato ha venti minuti di vita. Venti minuti appena, e mi mostra la lingua se lo faccio anch’io. Non in un momento qualunque, proprio quando io la mostro a lui. Può anche spalancare la bocca se io esagero l’apertura della mia, o sbattere le palpebre quando le sbatto io. Di cosa ci si meraviglia? E perché? In fondo, già da prima di nascere il feto era capace di protrudere la lingua, aprire la bocca e sbattere le palpebre. Allora dov’è il prodigio? La cosa incredibile è che il neonato lo fa quando vede l’altro farlo. Come una risposta a quello che vede. Come un legame tra lui e noi. Del resto i genitori non si fanno ingannare. Per loro è un’esplosione di gioia, un piacere enorme quando hanno la possibilità di provocare l’imitazione: si rendono improvvisamente conto che il loro bambino è già una persona. Se non hanno questa possibilità è solo perché non l’hanno fatto nel modo giusto (occorre essere pazienti, fare un movimento al secondo, ripeterlo più volte, tenendo il bambino all’altezza della bocca o degli occhi, a una distanza di circa quaranta centimetri), oppure perché non era il momento adatto per il bambino: tutti i neonati, infatti, ne sono capaci… Vi posso già sentire, genitori ed educatori, chiedere: “Perché fanno questo senza dire una parola? Qual è il senso? Lo fanno perché gli piace? Perché è facile? Non faranno una cosa stupida? Bisogna lasciarli fare?”. In questo libro tenterò di rispondere a queste domande.

Editore ‏ : ‎ Giovanni Fioriti Editore (23 giugno 2016)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 164 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8898991355
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8898991358
Peso articolo ‏ : ‎ 300 g
Dimensioni ‏ : ‎ 20 x 20 x 20 cm

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