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DISPRASSIA e DISLESSIA: Prevenzione; Segni; Mappe Semiotiche dei Sintomi; Osservazione; Progettazione Didattica; Consigli per genitori, insegnanti e professionisti per riconoscere e aiutare un bambino con disordini

Disprassia e Dislessia

INDICE

  1. l GENITORIE GLI INSEGNANTI POSSONO ACCORGERSI DI UN EVENTUALE DISORDINE / DISTURBO NEL BAMBINO GIÀ NEl PRIMI ANNI DELLO SVILUPPO (0-5 ANNI)?
  2. DISPRASSIA DELLO SVILUPPO
  3. DISTURBIDEL NEUROSVILUPPO (DSA, DISPRASSIA, AUTISMO, RITARDO DEL LINGUAGGIO. RITARDO PSICOMOTORIO): QUANDO INIZIA LA PREVENZIONE? BASTA ASPETTARE
  4. COME POSSIAMO RICONOSCERE UN BAMBINO DISLESSICO?
  5. DISLESSIA E DIDATTICA
  6. Bibliografia

Tutti i diritti sono riservati

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Articoli realizzati ed elaborati dalla

Dott.ssa FRANCESCA TABELLIONE

Editing e grafica
Dott.ssa ERIKA D’ANTONIO

Terapiste della neuropsicomotricità dell'età evolutiva, terapiste ITARD, tutor ADHD e DSA, psicomotriciste funzionale, esperte in DSA, disprassia, disturbi percettivi e visuo-spaziali, disturbi della coordinazione motoria, riabilitazione del gesto grafico e della disgrafia, autismo, ADHD, disturbi dell'attenzione, sindromi genetiche, ritardo mentale.

BC Brain Children Studio di Riabilitazione Neuropsicomotoria di Francesca Tabellione e Erika D’Antonio

Erika D’Antonio, nata a Pescara nel 1985, e Francesca Tabellione, nata a Chieti nel 1985, sono laureate in «Terapia della Neuro e psicomotricità dell’età evolutiva» presso Università Cattolica del Sacro Cuore nell’anno 2008.

Da 13 anni svolgono l’attività di libere professioniste nella città di Chieti Scalo e in altre Regioni.

Dal 2012 dirigono ed effettuano valutazioni e trattamenti neuropsicomotori presso il loro Centro di Riabilitazione Neuropsicomotoria «Brain Children»

Docenti di corsi di Formazione in presenza e in FAD, sono specializzate nella riabilitazione dei «Disordini dell'età Evolutiva», ovvero nei «Disturbi minori del movimento, disgrafia, autismo, adhd, dsa, disprassia, ritardo psicomotorio e del linguaggio, ritardo cognitivo, sindromi genetiche e disordini di integrazione sensoriale» .

Svolgono supervisioni e valutazione in vari studi privati.

Dal 2018 progettano e realizzano MANUALI, VOLUMI e PDF con schede operative per la riabilitazione dell’età evolutiva e per il potenziamento/sviluppo di bambini normodotati.

Attualmente la collana dei volumi contiene otto libri, un manuale e dodici pdf.

TUTTI I VOLUMI E I PDF SI POSSONO VISIONARE NELLA PAGINA FB «Studio di Riabilitazione Neuropsicomotoria»

  

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I GENITORI E GLI INSEGNANTI POSSONO ACCORGERSI DI UN EVENTUALE DISORDINE / DISTURBO NEL BAMBINO GIÀ NEI PRIMI ANNI DELLO SVILUPPO (0-5 ANNI)?

VEDIAMO L'IMPORTANZA DEL MOVIMENTO E DEL GIOCO PER LO SVILUPPO DI UN BUON COMPORTAMENTO - APPRENDIMENTO- AUTONOMIA- LINGUAGGIO

Quando ci troviamo di fronte a un bambino con disordini dell' età evolutiva, è importante, oltre al professionista di riferimento, il supporto e la cooperazione dei genitori e insegnanti per migliorare lo sviluppo neurologico e permettere al bambino di riuscire nelle sfide della vita. Se un genitore nota che qualcosa non va nel figlio (non gioca come ha fatto il fratello, si isola, appare molto agitato e irritabile, il linguaggio è in ritardo rispetto alla sua età, non tollera molti stimoli), consigliamo di cercare un professionista esperto e di non pensare che supererà il problema con la crescita:

I primi anni di vita (0-3anni) sono cruciali affinché tutte le connessioni cerebrali si formino in maniera più rapida e si riorganizzino permettendo un recupero tempestivo e ottimale delle funzioni (plasticità cerebrale) ed evitando così che il bambino, giunto in 1 elementare, cominci a manifestare problemi di apprendimento, comportamento e di socializzazione. Da grande il bambino diventa meno capace di beneficiare di interventi terapeutici.

Uno dei più importanti segnali a cui bisogna prestare attenzione è l' assenza o uno sviluppo atipico del gioco: il gioco sviluppa le funzioni cerebrali (immagine corporea, pianificazione motoria, organizzazione spaziale, esperienze propriocettive-vestibolari- tattili) e spesso, quando un bambino non gioca allo stesso modo di un suo pari, i genitori tendono a pensare che non sia interessato, tralasciando che possa esserci un problema sottile di integrazione e processione sensoriale non visibile ai loro occhi. Ricordiamo che è proprio attraverso il gioco che si organizza il sistema nervoso dei nostri bambini: le esperienze sensori- motorie sono fondamentali per permettere al b.no di sviluppare adeguate abilità prassico-motorie, pianificatorie-organizzative ed emotivo- comportamentali.

CI SIAMO CHIESTI PERCHÉ OGGI MOLTI BAMBINI SONO DISORGANIZZATI, DISATTENTI, IPERCINETICI E SPESSO ANCHE INFELICI E TENDENTI ALLA DEPRESSIONE INFANTILE?

La televisione, i tablet, i videogiochi, privano i bambini di molte esperienze sensoriali e motorie (ad es. giocare alla aperto, saltare, giocare con la sabbia, andare sullo scivolo, manipolare e toccare, inventare giochi, ecc.) che sono vitali per sviluppare la loro cognitività (organizzazione del pensiero), il loro comportamento, la loro socializzazione e per affrontare le diverse sfide quotidiane della vita.

Per tale ragione, in particolar modo nella scuola dell'infanzia, le insegnanti non dovrebbero preoccuparsi di insegnare ai bambini a leggere o scrivere, piuttosto creare situazioni di gioco che includano esperienze tattili, vestibolari, propriocettive, visive, uditive attraverso il movimento con il proprio corpo, facendo sì che il bambino percepisca le informazioni provenienti dai muscoli, dalle articolazioni, dalla pelle e dal movimento per dare risposte adattive efficaci, preparando così il suo cervello per i futuri apprendimenti scolastici, per una buona autonomia e autostima e per i compiti che dovrà essere in grado di organizzare nella vita.

A tutti i genitori, professionisti e insegnanti ricordiamo che se il bambino ha un sistema nervoso ben organizzato, ci apparirà entusiasta, felice e desideroso di apprendere attraverso il gioco nuove abilità o competenze!

CONSIGLI PER GENITORI, INSEGNANTI E PROFESSIONISTI PER RICONOSCERE E AIUTARE UN BAMBINO CON DISORDINI/ DISTURBI DELL'ETÀ EVOLUTIVA A SVILUPPARSI IN MODO OTTIMALE

L'apprendimento del bambino comincia con il proprio corpo. È tramite il gioco e il divertimento che il bambino sperimenta il movimento e la stimolazione vestibolare, esplorando l'ambiente e le proprie emozioni. Già da neonato consigliamo ai genitori di non utilizzare i moderni attrezzi quali seggioloni, girelli o sdraietta, ma posizionare il bambino sul pavimento per permettergli di acquisire il controllo sul proprio corpo e l'equilibrio, il controllo del capo, la capacità di compiere passaggi posturali, sviluppare la coordinazione oculo-manuale, la visione binoculare/bifocale (messa a fuoco di oggetti vicini e lontani), la fiducia in sé stesso, la capacità di afferrare oggetti (risposta adattativa), la pianificazione e il problem-solving, la capacità di percepire le distanze tra il proprio corpo e gli oggetti e i rapporti spaziali tra gli elementi dell'ambiente.

Sul pavimento il bambino acquista la libertà di muoversi e riceve tutte le stimolazioni sensoriali di cui ha bisogno, che non potrebbe avere se limitato e confinato su di una sedia o dentro ad un boxer. Giocare tramite capriole, rotolare o girare su sé stesso, è il risultato di stimoli neuronali provenienti dal cervello: è proprio durante il gioco che vengono stabiliti diversi fattori di crescita neuronali, le abilità sociali e gli adattamenti comportamentali attraverso la stimolazione del sistema limbico (parte del nostro cervello responsabile delle emozioni, connesso al lobo frontale, che a sua volta è coinvolto nel controllo degli impulsi e del comportamento).

Consigliamo ai genitori di lasciare che il bambino sviluppi le proprie capacità e di esplorare il loro ambiente senza manifestare eccessive protezioni (ovviamente con limiti di sicurezza) cadendo per imparare a mantenere l'equilibrio, arrampicandosi per imparare percepire le altezze, ecc.. affinché il bambino possa avere l'opportunità di apprendere dalla propria esperienza: quest'ultima diventa il nutrimento per lo sviluppo del sistema nervoso del figlio.

L'apprendimento, il linguaggio e il comportamento sono tutti quanti collegati alla funzionalità del sistema motorio e al controllo del movimento. Quando i bambini entrano a scuola si da per scontato che siano capaci di rimanere seduti, essere attenti, impugnare correttamente la matita, ritagliare e relazionarsi con gli altri. Tuttavia ci sono bambini che non hanno ancora raggiunto l'acquisizione di tali abilità e di conseguenza possono sviluppare un probabile DSA, IPERCINESIA O DISTURBI DELL'ATTENZIONE, non perché non siano intelligenti, ma perché i loro sistemi sensori-motori di base non erano completamente maturi al momento dell'ingresso a scuola. Pertanto, l'attenzione l'equilibrio e la coordinazione (Attention, Balance and Coordination) rappresentano l'ABC sui quali si costruiscono i successivi apprendimenti scolastici La società ripone molta attenzione allo sviluppo del linguaggio del bambino, al suo successo scolastico ed intellettuale, dimenticandosi di prestare attenzione alle fondamenta sensori-motori necessarie per sviluppare le funzioni cognitive superiori.

L'attività motoria è preziosa poiché procura stimoli sensoriali in grado di aiutare il bambino ad organizzare il processo di apprendimento, imparare nuove competenze e rispondere in modo efficace alle sfide adottando comportamenti appropriati

Di seguito vi elenchiamo alcuni suggerimenti utili per insegnanti, genitori e figure professionali che ruotano attorno al bambino:

  1. Scegliere un asilo in cui le insegnanti basino la loro attività sullo sviluppo neuropsicomotorio e tengano conto dei diversi modi e tempi di apprendimento di ogni bambino
  2. Rimandare l'iscrizione del b.no all'asilo all'anno successivo se non ha ancora raggiunto i requisiti "emotivi e cognitivi" necessari per affrontare le richieste elevate dell'ambiente scolastico
  3. Se riscontrate difficoltà rispetto all'età cronologica del b.no, non aspettate a chiedere una valutazione da parte di un professionista esperto poiché il problema non si risolve da solo con la crescita e soprattutto perché, seppur lo sviluppo sembri normale, il disturbo può risiedere nel modo in cui funziona il cervello
  4. Evitare di far svolgere al b.no attività che non è pronto a fare, ma rispettate i suoi tempi, cercando di ridurre la difficoltà del gioco / esercizio per fargli comunque raggiungere l'obiettivo preposto
  5. Ricordate che il cattivo linguaggio, apprendimento o comportamento del b.no, non è dato dalla sua volontà ma da problemi fisici, ovvero da funzioni che non sono ben organizzate nel suo cervello e da una scarsa capacità di organizzare tutte le informazioni sensoriali (vestibolari, tattili, propriocettive, visive, uditive)
  6. Non punite il b.no perché fa fatica a leggere e scrivere, si comporta male, è ostile e testardo, oppositivo, inciampa spesso sulle cose o rompe i giocattoli: dategli un maggior supporto emotivo, molta comprensione e tanta pazienza facendogli capire cosa sia giusto e cosa no, ricordandovi che il b.no ha un problema fisico e riuscendo così a tollerare meglio il suo modo di fare ! Non usate i castighi poiché tenderebbero ad abbassare l'autostima del b.no e a fargli creare un' immagine negativa di sé. Tuttavia, per essere efficace la disciplina, potete ricompensare le condotte adeguate premiandolo e togliere dei privilegi (andare a giocare con un amico o guardare la tv) in caso di atteggiamenti inappropriati. La fermezza e la coerenza sono fondamentali poiché organizzano il cervello del b.no, al contrario cambi di decisione lo disorganizzano!
  7. Prevedete i momenti in cui il vostro b.no possa avere delle reazioni negative perdendo l autocontrollo: ad es. se state al parco o a un compleanno in cui ci sono molti stimoli e il b.no comincia a diventare nervoso, ostile, sofferente, iperattivo e non riuscite più a controllarlo, allontanatelo da tale situazione o diminuite la quantità di stimoli che possono sopraffare e affaticare il suo sistema nervoso, cercando di rimanere calmi e supportarlo per trasmettergli tranquillità e ristabilire la sua omeostasi.
  8. È fondamentale l'organizzazione dell'ambiente (tempo, attività, oggetti, spazio) per garantire la stabilità del bambino e la sua organizzazione.
  9. Se il b.no non tollera gli stimoli tattili (abbracci, contatti con altre persone o vestiti) non rimproveratelo, ma ricordatevi che si tratta di una reazione automatica del suo sistema nervoso, indipendente dal suo controllo.
  10. Promuovete attività quali correre, arrampicarsi, camminare carponi, saltare, giocare a palla, spingere qualcosa, andare in bici o sul triciclo, giochi corporei, manipolare oggetti o pongo, impastare sabbia, farina, infilare e giocare con le costruzioni, fare puzzle, ecc. che regoleranno il suo sistema nervoso e svilupperanno la pianificazione motoria. Se notate che il b.no non è in grado o fa fatica, non correggetelo con le parole, ma aiutatelo concretamente o con un supporto fisico/cinestesico, dimostrandogli le attività da svolgere

Alla luce di ciò che abbiamo descritto, se vi trovate davanti ad un bambino che presenta alcuni o molti dei segni e sintomi sopra elencati, non ritardate l' intervento riabilitativo, poiché il b.no potrebbe giungere alla conclusione di essere un incapace e di bloccarsi psicologicamente ed emotivamente. Più si interverrà in età precoce e più si aiuterà il cervello a creare maggiore connessioni e il b.no sarà capace di affrontare gli apprendimenti, la vita adattiva, le relazioni interpersonali e gestire le richieste dell'ambiente circostante.

 

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DISPRASSIA DELLO SVILUPPO

Perché questi bambini hanno difficoltà ad apprendere e automatizzare molte abilità e quali sono i principali campanelli di allarme in età prescolare e in età scolare da non sottovalutare?

La Disprassia dello sviluppo è una delle manifestazioni più comuni della disfunzione dell'integrazione sensoriale , ovvero una difficoltà /disturbo del cervello nell'organizzare gli stimoli vestibolari, tattili, propriocettivi necessari al raggiungimento di uno scopo/obiettivo, interferendo con la capacità di pianificazione e coordinazione motoria. Il termine "sviluppo" significa che il problema inizia precocemente nella vita del b.no influendo sul suo sviluppo durante la crescita. Il problema è nel "modo in cui il cervello elabora le percezioni".

La maggior parte dei bambini affetti da disprassia ha un Q.I nella media o superiore alla stessa e non ha problemi con i movimenti programmati centralmente (camminare a carponi o eretti), poiché questi ultimi non richiedono una integrazione sensoriale complessa, mentre ha problemi con compiti che richiedono una pianificazione motoria come, ad es., vestirsi e allacciarsi le scarpe.

La Disprassia è un disordine qualitativo e funzionale nella ideazione /programmazione ed esecuzione sequenziale di un'azione intenzionale e volontaria, finalizzata a un preciso scopo. Questo significa che il bambino affetto da disprassia ha bisogno di pensare ogni volta che deve pianificare un nuovo movimento o un nuovo compito perché non ha raggiunto l'automatismo (è come se non gli "penetrasse" dentro). Talvolta però può acquisire alcune cosiddette "competenze scheggia" senza avere la capacità di organizzare le sue azioni, ovvero delle abilità che il bambino apprende (es: fare il nodo alle scarpe o suonare un brano al pianoforte, senza però essere capace di suonare il pianoforte)

Allora i genitori o insegnanti potrebbero dirci: se si impegna, ce la può fare! Deve solo impegnarsi, a volte è pigro e svogliato! Ma purtroppo non sanno quanto sforzo il piccolo deve fare per raggiungere quel determinato obiettivo, semmai lo raggiungesse! Noi rispondiamo che la pianificazione motoria è ben diversa dallo sviluppo di quelle capacità per le quali siamo stati già programmati!

Se il bimbo non possiede la pianificazione spontanea, risultato di una buona integrazione sensoriale, gli occorre un dispendio energetico e mentale maggiore per fare qualcosa che invece gli altri riescono a fare velocemente e facilmente, senza nessuna difficoltà.

Quando un'abilità si può considerare automatizzata? Quando il bambino la esegue in maniera fluida e sciolta, senza più richiedere una pianificazione motoria e alcuno sforzo cosciente.

I nostri bambini disprassici hanno dunque difficoltà nella pianificazione motoria, la quale rappresenta il collegamento tra gli aspetti sensori-motori e quelli intellettuali della funzione cerebrale, dovuta ad una scarsa percezione o immagine corporea: questo perché gli stimoli tattili ,vestibolari e propriocettivi non sono correttamente processati.

Analizziamo in dettaglio i principali sistemi sensoriali coinvolti.

? Stimoli tattili: il bambino ha difficoltà a discriminare e identificare le cose che lo toccano o che lui tocca (problema, questo, di discriminazione tattile). Sa quando viene toccato ma non sa dire in che punto è stato toccato o sente qualcosa nella mano ma non sa se è un bottone o una monetina. La stimolazione tattile continua è fondamentale per mantenere il cervello organizzato. Se viene a mancare, il cervello si disorganizza molto velocemente.

? Stimoli propriocettivi o cinestesici: contribuiscono alla percezione corporea tramite la propriocezione dei muscoli e articolazioni, che ci permettono di sapere dove sono le parti del nostro corpo e come si stanno muovendo. Il b.no con disprassia ha una sensibilità propriocettiva ridotta; la sensibilità è spesso vaga e confusa e per questo si affida molto di più alla vista rispetto agli altri bambini. Se non può vedere si sente perso. Fa fatica nel sapere dove sono le parti del corpo più complesse (sa a malapena dove ha le mani e i piedi), non riesce a percepire quanto sforzo muscolare occorre per fare qualcosa (spesso rompe i giochi, fa fatica ad impugnare correttamente uno strumento grafico, inciampa sui mobili o incorre in incidenti).

? Stimoli vestibolari: il sistema vestibolare, che rappresenta il cuore dell'integrazione sensoriale, modula le informazioni provenienti dagli altri sistemi sensoriali; è responsabile del movimento, gravità e posizione, orientamento spaziale, equilibrio (attraverso continui scambi di informazioni con il cervelletto), movimenti oculari saccadici e di inseguimento lento (di pursuit) legati alla lettura, oltre che del controllo posturale e del tono muscolare. Ricordiamo che un sistema vestibolare disorganizzato genererà un basso tono muscolare: ecco perché il bambino si stanca facilmente e non riesce a mantenere la testa dritta mentre sta seduto al banco, perché concentra tutte le sue energie rispetto all'attrazione gravitazionale.

Il b.no con disprassia in genere presenta un tono muscolare molto basso (ipotonia) e lassità articolare.

Pertanto, per migliorare l'organizzazione motoria, il bambino deve fare molte esperienze sensori-motorie che includono una grande quantità di stimoli vestibolari, tattili e propriocettivi, con conseguenti risposte adattive (reazioni intenzionali finalizzate a uno scopo o ad una esperienza sensoriale) che aiutano ad organizzare queste sensazioni.

SEGNI DI DISPRASSIA IN ETÀ PRESCOLARE:

  • lentezza motorio-prassica alternata a precipitazione
  • attenzione su un gioco labile e discontinua con sofferenza alla iperstimolazione
  • impacci nei giochi con la palla, nell'afferrare o manipolare giochi/ strumenti (es: matite e colori, forchette)
  • difficoltà nell'andare con il triciclo o in bicicletta con le rotelle
  • goffaggine e maldestrezza nei coordinamenti motori, percettivi, nell'equilibrio statico- dinamico (es: rimanere per alcuni secondi su un solo piede o saltare su un solo piede sul posto o all'interno dei cerchi)
  • scarsa capacità di dosare la forza e scarso orientamento spaziale (il b.no non riesce a regolare la distanza tra il proprio corpo e gli oggetti, sbatte contro le persone, confonde le direzioni, si perde se il posto non gli è familiare, distrugge giocattoli perché non regola la forza, ecc.)
  •  impacci nelle prassie fini e bimanuali (infilarsi vestiti o calzini, abbottonarsi, sbottonarsi, chiudere cerniere, ritagliare con le forbici, strappare pezzi di carta, ecc.)
  • comportamento impulsivo e ipercinetico o al contrario eccessivamente passivo (alcuni bambini sono iperattivi mentre altri sembrano reagire poco o per nulla alle stimolazioni ambientali che ricevono)
  • scarsa percezione corporea e dominanza laterale non stabilizzata (a 5 anni)
  • disegno e gioco spontanei poveri e immaturi
  • difficoltà nelle prassie visuo-costruttive (giocare con i lego, fa fatica a fare semplici puzzle o a trovare strategie per risolvere un gioco, utilizza sempre la stessa modalità)
  • disordini linguistici e articolatori
  • disordini grafo-motori e difficoltà nei rirmi
  • lentezza nell'adeguarsi ai cambi di attività, giochi o ambienti
  • disordini nella memoria di lavoro (non ricorda 2 ordini in sequenza: vai al 1 piano e prendi lo zaino)
  • disordini nell'organizzazione temporale (non conosce i giorni della settimana, non sa dire la sua data di nascita o il giorno del suo compleanno, non sa mettere in sequenza semplici azioni, fa fatica con i concetti di ieri-oggi-domani)
  • difficoltà nell'esecuzione delle sinestesie (es: compiere gesti con le mani e parlare contemporaneamente

SEGNI DI DISPRASSIA IN ETÀ SCOLARE:

  • lentezza nell'incipit o nello start motorio/verbale
  • difficoltà nell'organizzazione di un compito o di un gioco, nel pianificare e nel seguire le procedure sequenziali di un'attività
  • scoordinamenti e goffaggini negli sport di gruppo, nei giochi con la palla o nei coordinamenti senso-motori
  • fatica/letargia, frequente distraibilità soprattutto in presenza di confusione pluristimolazione
  • notevole impacco nelle prassie bimanuali (es: fare il fiocco alle scarpe, prepararsi un panino, scarse autonomie, ecc.)
  • impacci negli schemi crociati e rotatori (alternare l'apertura o la chiusura delle due mani in contemporanea, con un salto eseguire l' alternanza di braccia/gambe in verticale e orizzontale, ecc.)
  • scarso autofrenaggio e autocontrollo
  • scarsa flessibilità cognitiva
  • difficoltà negli apprendimenti scolastici: nella scrittura (fa fatica a rispettare i margini del foglio, il rigo o quadretto, a lasciare il giusto spazio tra le parole, tratto grafico poco fluido e immaturo), matematica (fa fatica ad incolonnare i numeri, con i prestiti e riporti, nelle simmetrie, nel disegnare una figura geometrica, nel risolvere un problema e nel comprendere il testo), lettura (può essere sillabica, lenta e interrotta con scarsa comprensione del testo)
  • difficoltà nelle abilità visuo- spaziali
  • tono di voce monotono, difficoltà di articolazione o nella struttura sintattica di una frase, difficoltà a pronunciare parole lunghe o scioglilingua
  • difficoltà nell'organizzazione temporo-spaziale (può perdersi negli ambienti non familiari o nuovi, essere eccessivamente ordinato o eccessivamente disordinato) e nel pensiero (può essere lento e smarrito o intuitivo e brillante)
  • difficoltà nel spostare gli occhi da un punto all'altro del campo visivo e nell'inseguimento percettivo di un oggetto in movimento sul piano orizzontale (tracking orizzontale) e verticale (tracking verticale)
  • bassa autostima, scarsa tolleranza alla frustrazione, possibili comportamenti evitanti o oppositivi, a causa delle loro difficoltà nell'affrontare le numerose sfide quotidiane

In sintesi, ricordiamo che le abilità sensori-motorie e prassico- motorie sono le "VERE NOZIONI DI BASE" e i problemi di apprendimento o di comportamento, che rappresentano la manifestazione visibile agli occhi di un genitore o insegnante, continueranno fino a quando non si prenderanno in considerazione tali competenze primarie!

Ad esempio, alcuni bambini sono pronti per la lettura e scrittura perché hanno già interiorizzato le competenze di base mentre altri, a causa di un disturbo neurologico apparentemente "invisibile", non sono stati capaci di svilupparle autonomamente. Quindi tentare di insegnare a leggere ad un b.no di 6 anni, quando non è ancora pronto e quando dovremmo ancora lavorare sulle sue "NOZIONI DI BASE", è un invito a sentirsi fallito e frustrato: il b.no di conseguenza reagisce e viene trattato come se avesse un problema emotivo-comportamentale, ma noi sappiamo il perché!

?Questi segnali o campanelli di allarme possono aiutare i genitori a capire se il loro bambino necessita di una valutazione approfondita funzionale (qualitativa) e quantitativa da parte di un professionista del settore, specializzato nei disordini dell'età evolutiva (tnpee, logopedista, ortottista, ecc.)

CONSIGLIO PROFESSIONALE

Se nel vostro bambino riscontrate alcuni o molti dei segni e sintomi appena descritti, non ritardate l'intervento riabilitativo che, soprattutto nella fascia 0-6 anni, è fondamentale e cruciale per costruire le basi sensori-motori di cui abbiamo parlato e su cui si costruiranno i ⭐futuri apprendimenti⭐ e gli ⭐aspetti emotivo-relazionali⭐ del piccolo.

MAPPA SEMIOTICA DEI SINTOMI PRECOCI DI DISPRASSIA A 5 ANNI

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DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO (DSA, DISPRASSIA, AUTISMO, RITARDO DEL LINGUAGGIO, RITARDO PSICOMOTORIO): QUANDO INIZIA LA PREVENZIONE? BASTA ASPETTARE

Questa è una domanda che spesso ci pongono i genitori, ma questo post vuole essere soprattutto sollecitazione per tutte le FIGURE che ruotano attorno al bambino ( insegnanti, educatori, professionisti, genitori, pediatri )

Alla nostra osservazione giungono spesso bambini diagnosticati DISLESSICI/ DISPRASSICI di 8/9 anni e anche oltre. Si può sicuramente lavorare anche a questa età per ridurre al massimo le difficoltà non solo dal punto di vista degli apprendimenti ma anche e soprattutto dal punto di vista emotivo-comportamentale, organizzativo e relazionale. Il problema è che a questa età, il bambino ha "incamerato" degli automatismi disfunzionali e difficili da "scardinare"

Le neuroscienze dimostrano come i circuiti neurali organizzati, pertanto L'ORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA, sono responsabili del comportamento funzionale e rendano organizzato il bambino sul piano motorio, prassico, intellettivo (pensiero), linguistico, percettivo e sul piano degli apprendimenti scolastici! COSA ACCADE INVECE IN UN BAMBINO DISORGANIZZATO?

Apprenderà in modo disfunzionale, avrà un' attività elettrica corticale bassa, difficoltà nelle successioni e nelle sequenze, nella pianificazione e organizzazione di compiti scolastici e non, nella memoria ordinata e nell'organizzazione di dati e conoscenze, faticherà ad acquisire nuove strategie per risolvere un problema o a trasferire le conoscenze apprese in altri contesti, si stancherà frequentemente con facile dispersione dell'attenzione, svilupperà strategie inefficaci, povere e stereotipate con tendenza alla lentezza, allo "smarrimento cognitivo", alla discontinuità e a frequenti inciampi sia a livello motorio-prassico che cognitivo, avrà difficoltà nei processi di autocorrezione/autoregolazione del proprio comportamento e delle proprie performances

È possibile anzi, dobbiamo farlo!, prevenire molte delle difficoltà che "oscurano i nostri bambini impedendo loro di emergere e di splendere del loro potenziale" attraverso l'individuazione di campanelli di allarme già a partire dal NIDO E DALLA SCUOLA DELL'INFANZIA ...come si può fare questo?

DIVENTANDO ABILI OSSERVATORI SI PUÒ, CERTO CHE SI PUÒ....

Osservando/Valutando lo sviluppo sensori-motorio, in particolare dalla fascia di età 12-24 mesi, età in cui il bambino dovrebbe integrare correttamente le informazioni sensoriali e spazio-temporali per costruire mappe o schemi mentali/ prassie appropriate affinché riesca a rispondere alle esigenze ambientali in maniera idonea.

Le aree da tenere in considerazione e da osservare sono le seguenti:

  • tono muscolare e controllo posturale
  • schemi motori di base (rotolo, striscio, carponi, deambulazione)
  • adeguato equilibrio (presuppone un buon funzionamento del cervelletto), fluidità motoria e integrazione visuo-motoria
  • incipit delle azioni (osservare un'eventuale lentezza nell'iniziare un'attività, nel parlare o una eventuale lentezza esecutiva)
  • abilità percettive/spaziali e ideomotorie
  • abilità percettivo-visive e percettivo-uditive
  • gioco simbolico
  • organizzazione della percezione tattile (manipolazione e gestualità)
  • coordinazione oculo-manuale e integrazione motoria fine (prassie bimanuali e coordinazione bilaterale)
  • organizzazione delle prassie (azioni volontarie e coordinate nel tempo e nello spazio), dello schema corporeo, lateralità e lateralizzazione
  • organizzazione spazio-temporale (come si muove nello spazio e nel tempo, se percepisce la distanza tra il proprio corpo e gli oggetti, la profondità, se conosce i concetti di ieri-oggi-domani, ecc.)
  • prassie visuo-costruttive (capacità di impilare una torre di 3 cubi tra i 12 e 24 mesi)
  • comprensione e produzione verbale
  • interazione sociale e autostima
  • capacità di autoregolazione (rispetto delle regole e autoinibizione)
  • disegno spontaneo e grafismo

La valutazione del bambino in età prescolare ci consente di capire come sta avvenendo il suo sviluppo neurologico, come si sta organizzando ed eventuali "inciampi" che ne ostacolano la progressiva e corretta maturazione

Ricordiamo che se il bambino manifesta ritardi o inciampi in più di una di queste aree, sarebbe auspicabile una consultazione o una valutazione da parte di uno specialista dell'età evolutiva; in particolare, attraverso la stimolazione MOTORIA E NEUROPSICOMOTORIA, si sviluppano i processi di mielinizzazione e si può stimolare la crescita di quei circuiti sinaptici fondamentali per lo SVILUPPO BIOLOGICO- NEUROLOGICO- PSICOLOGICO- EMOTIVO-CORPOREO del bambino , dunque favorire la plasticità cerebrale

Concludiamo questo breve articolo ricordandovi che l'analisi motoria, o meglio senso-motoria/ prassico-motoria delle prestazioni è un aspetto ESSENZIALE per analizzare il "comportamento esecutivo/funzionale" del bambino.

Come diceva Maria Montessori "uno dei più grandi errori dei nostri giorni consiste nel pensare al movimento come dissociato dalle funzioni cognitive": LO SVILUPPO MENTALE È LO SPECCHIO DI QUELLO MOTORIO ED È DIPENDENDE DA ESSO e, quando osserviamo un bambino, possiamo notare come l'evoluzione cognitiva derivi dal modo in cui egli stesso si muove, dalla sua fluidità.

AGILITÀ MOTORIA = AGILITÀ E COORDINAZIONE DEL PENSIERO (COGNITIVA)

Pertanto, Funzioni Cognitive Superiori e Funzioni Motorie - Movimento, Azione e Percezione costituiscono un'unica realtà (Piaget)

  

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COME POSSIAMO RICONOSCERE UN BAMBINO DISLESSICO?

Il bambino dislessico, con una intelligenza nella media e normali competenze culturali, manifesta una lentezza nei processi esecutivi, nelle processazioni visive, motorie, uditive, una difficoltà nel mettere in relazione i concetti sequenziali e spazio-temporali con conseguente perdita della comprensione del testo ("smarrimento cognitivo" che emerge soprattutto in presenza di lettura sillabante, lenta e con molti errori), facile stancabilità e labilità attentiva.

La letto-scrittura è una competenza multimodale e complessa che interessa funzioni quali il pensiero, la motricità, la memoria, l'attenzione, la simbolizzazione, l'organizzazione spazio-temporale, la predizione, l'intuizione, l'autocontrollo/autoregolazione dunque tutte le Funzioni Esecutive.

? DISLESSIA E FUNZIONI ESECUTIVE

L' esercizio della lettura rientra nelle attività che interessano i processi di pianificazione, ideazione e autocontrollo dell'azione stessa, dunque nelle cosiddette FUNZIONI ESECUTIVE (regolate dai lobi frontali), le quali sono processi cognitivi di ordine superiore che regolano e mantengono l'attenzione, fanno programmi, attivano la memoria di lavoro, garantiscono la sequenzialità, il ritmo, l'aspetto procedurale e la coordinazione del processo lettorio.

Esse, oltre a determinare la qualità del processo lettorio, contribuiscono all‘ adattamento sociale e alla regolazione prassica ed emotiva.

L' alunno dislessico ha imparato a leggere, scrivere, calcolare, incolonnare, ma lo fa con discontinuità, inciampi, interruzioni, associati talvolta a prestazioni corrette, è lento nel leggere ma si perde anche nell'ascolto, è distratto, se deve fare un dettato non riesce a seguire il ritmo dei suoi coetanei e si stanca facilmente, non è consapevole dei propri processi mentali (metacognizione): per tale ragione si può associare la Dislessia ad un disturbo delle Funzioni Esecutive (DISFUNZIONE ESECUTIVA), che interessa l'esecutività di prestazioni già apprese, o meglio l'esercizio coordinato e fluente della lettura chiamato automatismo.

La Dislessia, quale DISTURBO FUNZIONALE E QUALITATIVO, parzialmente pervasivo, manifesta una caduta notevole nella qualità esecutiva di azioni che si svolgono in base a punti di riferimento spazio-temporali (Mucchielli, Bourcier).

Non è una patologia e non costituisce un "dominio specifico", non è settoriale, ma è un disturbo integrato e include sempre, a vario livello, la Disgrafia e la Discalculia, non a caso sarebbe più indicato il termine di Sindrome Dislessica, ovvero disturbo complessivo della letto-scrittura e delle abilità matematiche.

La mente dislessica è caratterizzata da un'architettura neuronale (bassa attivazione elettrica corticale e scarsa comunicazione ed efficienza interemisferica) che genera un DISORDINE PERVASIVO, un DISORDINE DELLE con interessamento della strutturazione spazio-temporale e della dominanza laterale e che comporta, di conseguenza, una lentezza nelle abilità di organizzazione, coordinazione, regolazione delle Funzioni Esecutive Umane.

? QUANDO UN ALUNNO LEGGE BENE?

Quando possiede: una prontezza dell'avvio, un andamento costante, giusta velocità, giusta fluidità, un livello di attenzione continua.

Nelle normali condizioni, la letto-scrittura è un processo di predizione mentale sul testo, quindi un lavoro di natura GLOBALE, PREDITTIVA (lessicale, di sintagmi o enunciati). Questo significa che "Chi legge e scrive è la MENTE" (chi legge insegue significati), chi regola la letto-scrittura sono i processi coordinativi di molteplici funzioni cognitive, ovvero la COGNITIVITÀ (organizzazione del pensiero): la lettura risulta quindi dalla sinergia di predizione e autoregolazione.

LETTURA = PREDIZIONE + AUTOREGOLAZIONE

La LETTURA attiva un network cerebrale molto complesso (Angela Friederici), che richiede continui scambi tra i due emisferi, nel quale possiamo riconoscere una sequenza di tre azioni diverse sequenziali:

  • Salti saccadici: movimenti sequenziali a rapidi scatti che l'occhio e la mente compiono verso destra per conquistare una nuova porzione di testo e sono regolati da fattori di natura visiva e cognitiva
  • Fissazioni: momenti in cui l'occhio sospende il nistagmo (inibizione saccadica) e si ferma un attimo per registrare una o più lettere attorno a tale punto (polarizzazione)
  • Regressioni: fissazioni all'indietro da destra verso sinistra necessarie al lettore per sincerarsi di quanto letto.

Solo nel caso di difficoltà nello scorrimento sx- dx dovuto a cause multifattoriali (parole lunghe, straniere, astigmatismo, dislateralità, disordini degli scambi interemisferici, disturbi visuo-motori, lentezza nell'attività elettrica corticale), il bambino perde fluidità, inciampa, interrompe, rallenta, ricorrendo alla lettura di singole lettere o gruppi di lettere, quindi alla lettura analitica, sillabica, sub-lessicale.

LETTURA FUSIONALE = LETTURA PATOLOGICA, NON LETTURA

? LETTURA, MOTRICITÀ E SUCCESSIONE SPAZIO-TEMPORALE

La lettura impegna, SUL PIANO MOTORIO, una serie di funzioni tra loro coordinate che implicano DIREZIONI E VERSI nello spazio e nel tempo.Nella nostra lingua occidentale infatti si legge e si scrive da sinistra verso destra, si va a capo o si rilegge una parola da destra verso sinistra, si scorrono le righe dall'alto verso il basso. Questi processi motori, visuo-motori, grafo-motori, devono essere eseguiti in maniera automatica, ovvero con andamento continuo, ritmo costante e con l'attivazione di schemi motori nella giusta sequenza, in condizioni di lettura ottimale. Vediamoli in dettaglio!

? FUNZIONI MOTORIE INTERESSATE DALLA LETTURA

  • direzione orizzontale e verso da sx a dx
  • direzione orizzontale e verso da dx a sx (nelle regressioni e nell'a-capo)
  • direzione verticale e verso dall'alto in basso (nello scorrimento delle righe)

? SCHEMI MOTORI IN SEQUENZA INTERESSATI DALLA LETTURA

  • movimento percettivo-cognitivo orizzontale, da sx a dx
  • movimento percettivo-cognitivo verticale, dall'alto al basso
  • percezione di segni nel tempo e nello spazio
  • inseguimento percettivo di segni in movimento o di segni mentre si muove l'osservatore
  • movimenti crociati (da dx a sx, da sx a dx, nell'a-capo, nel cambio di pagina)
  • alternanza di progressioni e regressioni nella riga
  • costanza nell'esecuzione e nel ritmo
  • osservanza di punteggiatura
  • pronuncia vocale

PERCHÈ È IMPORTANTE ANCHE LA SUCCESSIONE SPAZIO-TEMPORALE NELLA LETTURA?

La sequenzialità rappresenta un fattore importante dell'agire umano, dal momento che tutti gli schemi d'azione si esercitano l'uno dopo l'altro (sequenza temporale) e occupano un certo spazio (sequenza spaziale), come nel caso delle prestazioni motorie, di pensiero, matematiche e linguistiche.

La funzione psicomotoria dello spazio e del tempo (chiamata SUCCESSIONE SPAZIO-TEMPORALE), che dovrebbe essere pienamente sviluppata intorno ai 7 anni, rappresenta un requisito fondamentale per lo sviluppo delle altre funzioni percettive, cognitive, motorie (Crispiani, 2016) e anche per l'apprendimento della letto-scrittura, la quale si caratterizza per ordine di successione spaziale (successione di grafemi- caratteri scritti) e temporale (successione dei fonemi- emissione di suoni); inoltre regolarizza le percezioni, il movimento, il pensiero, la memoria, il linguaggio e si attiva durante la produzione e l'ascolto dello stesso. Gran parte delle dislessie, disgrafie, discalculie, interessano l'errato ordine sequenziale nel tempo e nello spazio di lettere/sillabe/parole/numeri quindi le interruzioni, la lentezza, le sostituzioni che si manifestano all'interno di intere parole, durante la loro pronuncia o lettura/scrittura.

I soggetti dislessici manifestano evidenti difficoltà sequenziali anche nell'ordinare i mesi dell'anno o i giorni della settimana, nel dire l'alfabeto, nel muoversi sulla linea del tempo e dei numeri, nel raccontare una storia o la propria giornata (Thomson, Watkins), nelle prassie quotidiane che impegnano la sequenzialità (vestirsi, organizzarsi, ideare, programmare le azioni).

? DISLESSIA E COMPRENSIONE

Spesso, il linguaggio del dislessico è lento o precipitoso, non comporta problemi di ordine fonologico/simbolico ma di ordine motorio/sequenziale, degli automatismi di pronuncia (Crispiani, NIcolson, Fawcett): le sostituzioni di foni si manifestano all'interno delle parole, nel loro procedere sequenziale e non nelle singole emissioni foniche (ad eccezione di quelli speculari che interessano la dominanza laterale quali b-d-p-q). Ad esempio anziché dire o scrivere dialogo, il bambino potrà scrivere diagolo, oppure cinema diventerà cimena, lame diventerà mela, ecc..

Di frequente, il bambino dislessico va incontro a insufficiente o scarsa comprensione del testo, a causa della lettura sillabica, dislfuente, lenta e con numerosi errori che porta lo stesso a smarrirsi nelle sequenze spazio-temporali e a perdere il senso di ciò che sta leggendo.

Pertanto, alcune ricerche confermano che la mancata comprensione del testo consegue alla cattiva lettura o scrittura e non rientra tra gli indicatori primari, bensì tra i disturbi secondari della lettura.

QUALI SONO LE ABILITÀ COGNITIVENECESSARIE AD UNA BUONA COMPRENSIONE DEL TESTO?

Per acquisire una buona comprensione del testo, il bambino deve possedere una buona fluidità di lettura (rapido start/incipit, rapida autoregolazione, andamento costante, scarse interruzioni) e una buona memoria di lavoro, la quale consente il recupero delle informazioni logiche salienti attraverso un processo inferenziale (* il processo inferenziale consente di capire il significato di una parola sulla base del contesto in cui è inserita)

? VEDIAMO IN DETTAGLIO I FENOMENI

CARATTERISTICI DEL BAMBINO DISLESSICO CHE AUMENTANO o RIDUCONO LA VELOCITÀ DI LETTURA

? tendenza alle interruzioni, inciampi, blocchi motori/visuo-motori che rallentano la velocità (fenomeno tipico del disprassico)

? tendenza alla iperlettura o accelerazione forzata della velocità, chiamata precipitazione esecutiva, che incrementa sensibilmente la velocità (fenomeno neurobiologico che può essere connesso a scarsa autoregolazione)

? tendenza alla predittività eccessiva che si manifesta con invenzioni di parole o sintagmi di significato simile al testo reale, fenomeno che incrementa la velocità

? tendenza alla lentezza dell' INCIPIT, condizione di disordine motorio di natura funzionale che ritarda l'avvio di un processo motorio o cognitivo portando a due condotte opposte, lentezza o precipitazione esecutiva: il dislessico, infatti, fa fatica a rispondere in maniera rapida a domande poste all'improvviso dall'insegnante.

? tendenza alla iperlettura o accelerazione forzata della velocità, chiamata precipitazione esecutiva, che incrementa sensibilmente la velocità (fenomeno neurobiologico che può essere connesso a scarsa autoregolazione)

? tendenza alla predittività eccessiva che si manifesta con invenzioni di parole o sintagmi di significato simile al testo reale, fenomeno che incrementa la velocità

? tendenza alla lentezza dell' INCIPIT, condizione di disordine motorio di natura funzionale che ritarda l'avvio di un processo motorio o cognitivo portando a due condotte opposte, lentezza o precipitazione esecutiva: il dislessico, infatti, fa fatica a rispondere in maniera rapida a domande poste all'improvviso dall'insegnante.

!! È interessante notare questo anche nell'attività elettrica corticale, la quale risulta rallentata, randomizzata, discontinua !!

? tendenza alla disattenzione e all'oppositività che può manifestarsi anche con rifiuto selettivo di lettura, paura, ansia, disagi, scarsa motivazione.

? INDICATORI FONDAMENTALI DELLA QUALITÀ DI LETTURA

Approfondiamo bene questo discorso dicendo che il fattore fondamentale della qualità di lettura è la FLUIDITÀ e non la VELOCITÀ, la quale include:

? prontezza nell'incipit

? costanza nell'esecuzione

? rapidità nell'autocorrezione

? prontezza del riavvio dopo interruzioni

? giusta velocità

La fluidità esecutiva consente di mantenere costante la velocità, sorregge l'efficacia e l'efficienza, i processi di autoregolazione e autocorrezione, consente la comprensione del senso dell'agire, indica la qualità dell'agire ma soprattutto genera automatismi.

Pertanto, la lettura e la scrittura devono esprimersi attraverso la Fluidità: il bambino dislessico ha difficoltà ad iniziare a leggere con sicurezza e senza esitazioni, procede con andamento e velocità incostanti, tende spesso a interrompersi e rileggere più volte lettere/sillabe/parole, non si autocorregge rapidamente e non manifesta tempi di attenzione adeguati sul processo lettorio.

Se il bambino perde fluidità, viene meno il lavoro di velocità e di predizione mentale sul testo, di accesso al significato delle parole e ricorre alla lettura analitica (decifrazione delle singole lettere e fusione delle lettere).

FLUIDITÀ = COSTANZA = AUTOMATISMI

Il problema centrale della DISLESSIA risiede dunque nella mancata corretta attivazione e stabilizzazione di un processo automatico relativo alle funzioni esecutive e all'attività elettrica corticale: ciò sottolinea la stretta correlazione tra il disordine e la motricità, individuando i fattori disfunzionali nei dinamismi neuro-motori che regolano l'azione, in particolare le sequenze - le successioni - la fluidità, fattori che riconoscono nella DISLESSIA UNA DISPRASSIA SEQUENZIALE.

SEQUENZE + FLUIDITÀ = FUNZIONALITÀ

DISTURBI SEQUENZIALI + DISFLUENZA = DISPRASSIA SEQUENZIALE = DISLESSIA

? CATENA CAUSALE DELLA DISLESSIA

"Non tutti i disprassici sono dislessici, mentre tutti i dislessici sono disprassici"

Le ricerche neurofisiologiche affermano che la DISLESSIA rientra tra i disturbi del pensiero, di natura organizzativa e coordinativa e non intellettiva e che il termine più appropriato sia quello di DISORDINE anziché DEFICIT, mettendo in luce la natura neurobiologica del disturbo che riconosciamo come DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA cui consegue un DISORDINE FUNZIONALE.

  1. DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA: indica lo stato non ottimale della fisiologia di alcune funzioni cerebrali corticali ed inter-emisferiche, per disordine dei flussi corticali, degli scambi inter-emisferici, dislateralità, che determina disordini funzionali relativi alla fluida e automatica esecuzione di alcune funzioni umane o disturbi di natura qualitativa (disordini).
  2. DISORDINI FUNZIONALI: esecuzione disordinata di azioni corporee e psichiche, disfunzioni qualitative, lentezza alternata a precipitazione, disorientamento spazio-temporale, disprassie, che interessa le funzioni esecutive nella componente coordinativa (disturbi della cognition).
  3. DISTURBO DELLA SUCCESSIONE: inefficiente esecuzione sequenziale della successione di azioni, dovuta a motivi neurologici, a disordini della dominanza laterale o delle funzioni esecutive, che determina goffaggini, disturbi spazio-temporali, disturbi motori, disprassie, dislessie.
  4. SINTOMI SECONDARI: i disordini spaziali, temporali, della dominanza laterale e della successione creano disordini e lentezza nella funzioni motorie, percettive, linguistiche, grafomotorie, del pensiero, delle emozioni e delle funzioni esecutive in generale che sono alla base della lettura-scrittura-calcolo. Tali sintomi riguardano la lentezza esecutiva, gli impacci, scoordinamenti, disfluenze, stancabilita, disordini generali.
  5. SINTOMI PRIMARI DI DISLESSIA, DISGRAFIA, DISCALCULIA
  6. SINTOMI DERIVATI: a causa dei disturbi esecutivi, si mettono in atto condotte inadeguate quali fughe dal compito, rifiuti, nervosismo, smarrimenti, disortografia, bassa autostima, insuccessi scolastici.
  7. SITUAZIONI CRITICHE: le disfunzioni primarie e secondarie si osservano maggiormente in condizioni di pressione emotiva, confusione, rapidità/lentezza, dettato, copiatura, compiti lunghi, traduzioni, ecc.

? DISLESSIA E TEORIA DISPRASSICO-SEQUENZIALE

Gli indicatori della sindrome dislessica, come della disprassia, inquadrano il fenomeno a carico del movimento in ogni sua forma (corporea, linguistica, mnemonica, del pensiero, delle emozioni), sottolineando che gli errori dislessici e disgrafici si manifestano nel movimento cinetico sequenziale e non nella codifica o decodifica di singole lettere.

Le caratteristiche che mettono in evidenza il fatto che la DISLESSIA SI MANIFESTI NEL MOVIMENTO sono: la lentezza esecutiva nella lettura e scrittura, la difficoltà negli schemi crociati (incolonnamenti, prestito, riporto, andare a capo), gli errori nelle rotazioni (chiusure dei cerchi, inversioni di frasi, pensieri, simmetrie, ecc), le inversioni di direzione e verso (lettere e numeri speculari, smarrimento nelle espressioni, equazioni, traduzioni, frasi lunghe).

Molti autori hanno sottolineato la matrice PRASSICO-MOTORIA DELLA DISLESSIA:

  • ORTON, DOMAN, DELACATO, KOCHER, MUCCHIELLI, BOURCIER, BOREL- MAISONNY, CACCIAGUERRA: hanno evidenziato la natura cinetica delle inversioni di lettere collegando la dislessia al disturbo motorio
  • AJURIAGUERRA: affermava la natura disprassica della disortografia, segnalandone i tratti con criterio prassico-motorio e distinguendo 5 gruppi di disgrafie (controllati, rigidi, impulsivi, molli, lenti e precisi)
  • GUTTON: ha ipotizzato nei dislessici difficoltà percettivo-motorie, disorganizzazione spaziale e temporale e disordini linguistici dati da una scarsa organizzazione dello schema corporeo
  • STAMBAK: ha riscontrato problemi nel ritmo e nelle funzioni temporali nei dislessici
  • BILANCIA, BERTELLI: hanno rilevato che la dislessia e disgrafia sono riconducibili a problemi di coordinazione motoria e non a ritardi linguistici o cognitivi
  • CHIARENZA: ha osservato, tramite EEG, dinamiche elettrofisiologiche che regolano il movimento in generale e in particolare la letto-scrittura, evidenziando la dimensione temporo- spaziale e motoria compromessa. Inoltre ha misurato l'attività elettrica corticale dei dislessici e ha riscontrato come il cervello dislessico si prepari con tempi rallentati
  • SIMONETTA, MASSENZ: hanno sottolineato la natura psicomotoria della dislessia, con attenzione particolare alle carenze percettivo-motorie, tonico-posturali, prassiche, motorie-coordinative, oculo-motorie e riconducendo la dislessia alla non affermazione della naturale prevalenza motoria geneticamente determinata
  • NICOLSON E FAWCET: correlano la dislessia ad una non ben definita dominanza laterale, associata a disordini motori generali. Inoltre associano gli errori fonologici e la dislessia ad una minore attivazione del cervelletto, interessando il linguaggio da un punto di vista sequenziale e articolatorio. Le ricerche di Schmahmann nel 1991 hanno rilevato che oltre a regolare il coordinamento motorio, il cervelletto ha funzioni cognitive: è implicato nella memoria di lavoro e nell'attenzione, nel ragionamento astratto, nella flessibilità cognitiva, nell' aspetto visuo-spaziale, nelle funzioni linguistiche e nella prosodia (regola la motricità verbale, l'incipit locutorio e motorio).

MAPPA SEMEIOTICA DELLA DISLESSIA- DISPRASSIA

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? DISLESSIA E DISATTENZIONE

Di frequente genitori e insegnanti riferiscono che molti dei bambini dislessici sono disattenti sia a scuola e sia nelle normali attività quotidiane.

La disattenzione disturba l'agire, come le difficoltà dell'agire (errori, interruzioni, lentezza) disturbano l'attenzione. Per tale ragione sarebbe opportuno fare una diagnosi differenziale con la sindrome definita ADHD qualora vi sia uno stato di Co-morbilità.

Si riscontra nel dislessico, così come nel disprassico, una insufficiente attenzione selettiva, una "insofferenza agli stimoli laterali", indicando con questo termine la difficoltà nell'inibire gli stimoli laterali visivi e sonori presenti nell'ambiente.

La disattenzione si può manifestare come:

  • discontinuità nella relazione verbale duale
  • interruzioni nella lettura con focalizzazione sulle illustrazioni
  • notevole discontinuità dell'attenzione in classe

La discontinuità attentiva, nella sindrome dislessica, è generata dalla lentezza della lettura e dalla relativa perdita della comprensione del testo, dalle frequenti interruzioni e successiva stancabilità e affaticamento, fenomeno definito "smarrimento cognitivo o Sindrome di Jack" (Crispiani, Giaconi). Tuttavia la disattenzione non rientra tra le cause della dislessia.

? INDICATORI PRASSICO-MOTORI DELLA SINDROME DISLESSICA

Il linguaggio, pur attivando funzioni di ordine logico, semantico, intellettivo e percettivo, è sorretto da una fisiologia neuro-motoria che consente di essere esercitato nello spazio e nel tempo.

? I trattamenti che vertono anche sulle funzioni motorie e prassiche, condotte con modalità veloci, intensive e simultanee (e non lente o frammentate!!!) consentono di ottenere miglioramenti sia nella lettura (scrittura e calcolo) e sia sulle funzioni esecutive globali.

⚠ Si distinguono due tipi di indicatori prassico-motori della dislessia:

? INDICATORI PRIMARI GENERALI:

  • lentezza alternata a precipitazione
  • lentezza nell'incipit
  • lentezza nell'autoregolazione/ autocorrezione
  • interruzioni e speculiarità (p,b,d,q)
  • sostituzione o soppressione di lettere nelle parole

NELLA LETTURA:

  • perdita del rigo o smarrimento nell'a-capo
  • inversioni della posizione spaziale di lettere o sillabe
  • frammentazione, sillabazione, lentezza

NELLA SCRITTURA:

  • irregolarità grafo-motoria
  • lettere slegate
  • riprese grafiche, ritocchi, mancate chiusure
  • incompletezze in grafemi (m-n), associazione di parole
  • inversioni della posizione spaziale di lettere
  • smarrimento esecutivo nel dettato motorio

NELLA MATEMATICA:

  • scrittura speculare di numeri
  • inversioni di cifre (13-31)
  • errori nel calcolo e nell'incolonnamento

? INDICATORI SECONDARI (DA TENERE IN CONSIDERAZIONE PER EVENTUALE DIAGNOSI DI SINDROME DISLESSICA SPECIFICA)

  • ritardo frequente nell'inizio della deambulazione
  • lentezza motorio-prassica associata a precipitazione
  • scoordinamenti, maldestrezza, impacci sequenziali (disprassia)
  • disordini negli schemi motori rapidi e crociati
  • difficoltà nell'inseguimento oculo-motorio e percettivo, nella coordinazione oculo e bimanuale (giochi con la palla, fare il fiocco alle scarpe, prendere al volo, vestirsi, ecc.)
  • smarrimento nei giochi di gruppo
  • disturbi linguistici di natura motoria (incipit, inversioni, lentezza, interruzioni, precipitazione) e insofferenza alla confusione e alla iperstimolazione
  • disturbi spazio-temporali e della memoria di lavoro (Funzioni E.)
  • frequente dislateralità
  • miglioramento nella lettura obliqua
  • irregolarità dei movimenti oculari

MAPPA SEMIOTICA DELLA DISLESSIA

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? DISLESSIA E DISLATERALITÀ

Il cervello umano è caratterizzato dalla lateralità e dalla dominanza laterale le quali, in condizioni favorevoli, contribuiscono all'ottimizzazione degli scambi interemisferici e dei flussi o circuiti corticali.

La LATERALITÀ indica la parziale specializzazione degli emisferi e di alcune zone corticali, attribuisce a uno degli emisferi l'organizzazione dell'atto motorio che porterà all'apprendimento e al potenziamento delle prassie. Dunque costituisce un dato neurologico e prassico.

La DOMINANZA LATERALE, che indica la prevalenza di un emisfero corticale sull'altro, è responsabile di tutte le azioni umane che impegnano bilateralmente il cervello, quali la percezione, la motricità, il linguaggio, le sequenze motorie, le abilità prassiche, l'orientamento spazio-temporale: regola gran parte della fisiologia cerebrale, rendendo favorevoli o sfavorevoli i flussi corticali che gestiscono il comportamento, proietta in maniera controlaterale all'emicorpo opposto, favorisce una migliore specializzazione emisferica, miglior efficienza del sistema crociato, migliore direzionalità dell'agire umano nello spazio, migliore esecuzione degli schemi motori e percettivi crociati.

La condizione di mancata, anomala, ritardata dominanza laterale o del processo di LATERALIZZAZIONE viene chiamata DISLATERALITÀ ed è sempre presente nei soggetti dislessici.

Se la lateralità è disturbata (come nei seguenti casi: sinistra non primaria o "non pura", destra/sinistra contrariata, destra/sinistra con interferenze e orientata in senso inverso, dominanza mista o crociata, in ritardo fisiologico), gli scambi elettrici tra i due emisferi saranno rallentati (andamento randomizzato dei flussi corticali - Chiarenza), il bambino non disporrà della necessaria organizzazione neurologica e manifesterà: disordini nei lavori da sx a dx, negli schemi crociati e nelle funzioni esecutive, lentezza nell'incipit ed esecutiva (rallentamento della "Reveil Funzionale", ovvero della reattività generale del soggetto), insofferenza alla confusione e alla pressione, disordini nelle prassie bimanuali, lentezza nei movimenti oculari, disordini nell'orientamento temporo-spaziale, disordini nel linguaggio verbale, nell'interazione sociale, nel pensiero e nel controllo delle emozioni.

Per quanto concerne gli apprendimenti, in particolare la lettura, la dislateralità può comportare:

  • lentezza e interruzioni, frequenti inciampi o errori cinetici
  • scarsa fluidità nella lettura
  • errori nella lettura di grafemi che impegnano la dominanza laterale (p,b,d,q)
  • inversioni dell'ordine sequenziale di sillabe nelle parole (cinema-cimena)
  • smarrimenti nel cambio di riga (a-capo)
  • rotazioni e specularità

? DISLESSIA E FUNZIONI PSICOMOTORIE

Le funzioni psicomotorie sono funzioni mentali specifiche di controllo della dominanza laterale, dell'organizzazione spazio-temporale, della motricità, della postura: permettono l'esecuzione delle prassie/sequenze complesse e rappresentano la base delle funzioni cognitive superiori (apprendimenti scolastici) e della cognitività. Nel bambino dislessico, tali funzioni risultano disordinate, carenti e interferiscono con la spazialità - temporalità - velocità esecutiva, generando stanchezza, smarrimento nell'elaborazione degli ordinamenti spaziali e temporali della lettura (caratteri scritti e suoni emessi), con successiva perdita della comprensione.

? LETTURA:

  • se la lateralità è disturbata, il bambino manifesterà difficoltà nella direzionalità sx-dx
  • se la percezione è disturbata, il bambino manifesterà difficoltà nell'inseguimento visivo e nei movimenti oculari (saccadici)
  • se è carente l'organizzazione spazio-temporale, il bambino farà fatica nel riconoscere l'orientamento delle lettere e la sequenza di lettere dentro le parole

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? PERCORSO SCOLASTICO DI UN BAMBINO DISLESSICO

? SCUOLA DELL' INFANZIA

Il bambino si presenta goffo, impacciato, scoordinato (problemi nell'equilibrio e nel controllo tonico-posturale), lento, può avere un'abilità percettivo-ideomotoria carente, scarsa organizzazione della percezione visiva/uditiva/tattile, difficoltà nell'organizzazione dello schema corporeo e della lateralità (a 5 anni può non essere ancora lateralizzato), difficoltà nel ricordare due azioni motorie o verbali ed eseguirle in sequenza. Inoltre può manifestare difficoltà nel compiere più azioni motorie o verbo-motorie in simultanea, impaccio nella motricità fine, nell'impugnatura dello strumento grafico, disegno immaturo (non rispetta lo spazio o il verso sul foglio), nelle abilità sociali e relazionali (non riesce a prendere la parola nel gruppo o a seguire una conversazione con i pari), può essere piuttosto inibito e passivo con scarsa capacità di prendere iniziative.

? SCUOLA PRIMARIA

Manifesta difficoltà nell'organizzazione dei compiti scolastici, lentezza nell'incipit, può manifestare una lentezza nell'esecuzione di attività o eccessiva precipitosità (comportamento impulsivo), necessita di tempi maggiori per eseguire le attività, partecipazione e collaborazione discontinue alle lezioni con attenzione labile ed elevato dispendio energetico, tendenza a smarrirsi nelle sequenze spazio-temporali con discomprensione del testo, fa fatica a concettualizzare e generalizzare il proprio sapere.

? SCUOLA SECONDARIA

il bambino manifesta lentezza nell'incipit, difficoltà nel colpo d'occhio percettivo (individuare i concetti chiave), nell'orientare e spostare l'attenzione su ogni concetto, nella memoria di lavoro (recupero delle conoscenze pregresse), nel pensiero (organizzare le conoscenze e generalizzarle), nel pianificare adeguatamente le risposte, nel metodo di studio, nella metacognizione (riflessione sul proprio pensiero).

? ADULTO

Si osserva una scarsa autonomia, scarsa comprensione inferenziale e scarse abilità organizzative, frustrazione e bassa autostima, comportamenti di evitamento e probabile "chiusura emotivo-relazionale".

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 ? CONSIGLI UTILI E CONSIGLI DA EVITARE CON UN BAMBINO DISLESSICO

��♀️ NON FAVORIRE

  • pratiche educative lente, frammentate, discontinue, orientate alla disfluenza: queste pratiche educative o abilitative hanno lo scopo di migliorare la correttezza morfologica- grammaticale delle lettere attraverso la lettura o scrittura frammentata ma RALLENTANO L'ESECUZIONE E GLI AUTOMATISMI, STANCANO, AFFATICANO I PROCESSI COGNITIVI E CREANO DEMOTIVAZIONE
  • utilizzo di strumenti che suppliscono la funzione, si sostituiscono alla lettura (sintetizzatori, libri digitali), alla scrittura (tastiera e video-scrittura) o al calcolo (calcolatrice), ad eccezione di prove scolastiche finali: in questo modo si favorisce l'inerzia cognitiva e non si va a stimolare l'organo nè la funzione, tendendo a bypassare il compito
  • la lettura o scrittura di singole lettere o sillabe
  • la lettura o scrittura lenta e precisa
  • la lettura sub-vocale (sottovoce)
  • la scrittura in stampato
  • la lettura o scrittura su caratteri grandi
  • la scrittura su tastiere
  • correggere o fermare il bambino mentre scrive o legge
  • insistere a farlo leggere ad alta voce
  • insistere nella copiatura dalla lavagna
  • leggere o scrivere al suo posto
  • insistere a farlo scrivere sotto dettatura

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��DA PROMUOVERE

  • lettura e scrittura di parole intere, verbalizzando l'intera parola o enunciato prima di scrivere
  • scrittura normale e in corsivo (incrementare la scrittura manuale e le abilità grafomotorie)
  • lettura di caratteri normo-dimensionati (in genere Times New Roman, 12 o 14) e ravvicinati: lettere a corpo grande, secondo le ricerche dell'istituto ITARD, appesantiscono lo scorrimento lettorio sulla riga. Se lo spazio occupato è minore, ovvero se le lettere sono piccole e lo spazio tra loro contenuto, si avrà un processo percettivo migliore, al cosiddetto "colpo d'occhio" e la prestazione lettoria sarà
  • maggiormente fluida e meno interessata da interruzioni o disfluenza: il dislessico reca uno span visivo meno capiente (più corto), pertanto si può affermare che la vicinanza delle lettere agevola la lettura.
  • lettura a incipit rapido
  • lettura e scrittura fluide
  • lettura predittiva: "a scomparsa", iterata
  • lettura obliqua
  • anticipazioni cognitive sul testo
  • esercitare la narrazione e la resocontazione, sollecitando forme espanse (solo per la comprensione invece, si possono utilizzare mappe e schemi in modo che il bambino comprenda
  • senza smarrirsi nelle sequenze) attivare lo stato di allerta con costanti feedback (attivazione funzionale) durante la spiegazione orale prolungata, ovvero promuovere l'attenzione del bambino e la comprensione attraverso domande di monitoraggio, riformulazione, ripetizioni o didascalie

  

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DISLESSIA E DIDATTICA

Abbiamo parlato ampiamente su cosa sia la dislessia, le strette correlazioni con la disprassia, come riconoscere un alunno dislessico, la natura motorio-prassica della dislessia e le funzioni psicomotorie carenti, come aiutare un bambino dislessico e quali sono le pratiche educative più idonee (vedi articolo precedente sulla DISLESSIA).

Il bambino dislessico non è un disabile ma un soggetto dell’apprendimento bisognoso di processi didattici personalizzati che possono essere messi in atto dopo aver compreso il suo funzionamento, in particolare la natura coordinativa e non logica/intellettiva o culturale dei suoi frequenti errori.

Ricordiamo che il bambino dislessico manifesta una intelligenza e capacità culturali nella media o superiore alla stessa ma una disorganizzazione neurologica che causa un rallentamento (randomizzazione) dei flussi corticali inter e intra-emisferici, una bassa attività elettrica corticale, disturbi della successione, dunque un disordine nelle Funzioni Esecutive generali, portando di conseguenza a: una lentezza nell’incipit dell’agire (reattività del soggetto) e nei processi esecutivi, impacci e scoordinamenti nella motricità rapida, negli schemi motori coordinati, nei giochi di gruppo, negli schemi crociati e rotatori, nelle prassie (vestirsi, svestirsi, pianificare azioni o ideare piani di azione), disordini nei lavori sx-dx, nella motricità fine e nella grafomotricità, lentezza nei movimenti oculari e nei processi di autocontrollo e autoregolazione (per tale ragione è spesso un bambino impulsivo con scarsa capacità di frenare i suoi impulsi), disordini nella memoria di lavoro sequenziale e nel pensiero (difficoltà nel mettere in ordine concetti sequenziali e spazio-temporali, nel raccontare una storia o la propria giornata, lentezza, smarrimenti o notevole intuizione), disattenzione e facile stancabilità, difficoltà nella lettura-scrittura- calcolo (compie errori di incolonnamento, nel prestito e nel riporto, inversioni di lettere nelle parole o numeri, frequenti specularità, rotazioni, lentezza, frequenti interruzioni e discontinuità, ecc), disorganizzazioni spazio-temporali, difficoltà nel seguire consegne plurime e prolungate andando incontro a quello che viene definito “smarrimento cognitivo” (il bambino si smarrisce nelle sequenze), lentezza nell’adeguarsi ai cambi di attività, giochi, persone o ambienti, facile tendenza a stancarsi o diventare eccitato/ipercinetico nelle situazioni di confusione, di gruppo o di iperstimolazione, disordini linguistici (disturbi della componente motoria del linguaggio verbale, come esitazioni nell’incipit locutorio, inversioni nelle parole lunghe, lentezza locutoria alternata a precipitazione, smarrimento nella ricezione di messaggi verbali lunghi)

Pertanto, l’esercizio della lettura, così come quello della scrittura e del calcolo, rientra nelle attività neuro-psichiche ad alto controllo centrale, poiché interessa direttamente i processi di ideazione, progettazione e pianificazione dell’azione stessa e dunque le Funzioni Esecutive, le quali risultano non automatizzate e disfuenti, impedendo l’esercizio coordinato e soprattutto sequenziale DEL PROCESSO LETTORIO. Il disturbato lavoro delle Funzioni Esecutive limita la COGNITIVITÀ, ovvero quella funzione psichica mentale che struttura le condotte umane e organizza e coordina il pensiero, la programmazione e il controllo del comportamento, l’apprendimento delle informazioni, i processi intellettivi-percettivi-motori-linguistici. Pertanto, la DISLESSIA si configura come un disordine pervasivo, funzionale, qualitativo, una disfunzione esecutiva connotata da un insufficiente coordinamento dell’agire, che non sfocia in una vera e propria disabilità ma in una dispersione dell’energia cerebrale e dove è possibile intervenire attraverso il miglioramento dei comportamenti del soggetto. Un fenomeno che può essere considerato un DISTURBO PRASSICO, che limita la capacità di organizzare e regolare le condotte umane, con difficoltà di attivazione degli automatismi motori.

SCALA ORDINARIA DELLA DISLESSIA

scala-ordinaria-dislessia

Tra le cause scatenanti la dislessia vi è la TEORIA MAGNOCELLULARE (Stein, 2001), la quale ammette l’esistenza di un deficit a carico delle strutture deputate al trasporto delle informazioni visive (sistema magno e parvocellulare).

Angela Friederici (Human Cognitive and Brain Sciences) invece, è la prima a parlare di un Network del linguaggio bilaterale, ovvero di una rete di scambi tra i due emisferi che supporta processi semantici e sintattici, una interpretazione che tende a sostituirsi al modello Wernicke, in cui le funzioni vengono attribuite a singole aree del cervello.

dislessico

QUANDO UN ALUNNO LEGGE MALE?

Quando manifesta:

  • Lentezza nell’incipit
  • Andamento discontinuo
  • Eccessiva velocità o lentezza nella lettura
  • Interruzioni, inciampi, disfluenze, errori
  • Lentezza nell’autoregolazione dopo interruzioni
  • Discontinuità dell’attenzione

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STUDENTI ADOLESCENTI DISLESSICI

Le funzioni esecutive sono disordinate e disorganizzate in un adolescente dislessico; inoltre le difficoltà causate dalla riduzione della velocità di spostamento dei processi cognitivi (“ascolto e scrivo, leggo e scrivo, ascolto e rispondo”), dalla lentezza nell’incipit e dalla scarsa fluidità rallentano la velocità della lettura e il processo di predizione mentale sul testo, portando di conseguenza a una scarsa comprensione del testo e a frequente stancabilità e dispersione attentiva.

Questa sorte di smarrimento cognitivo negli adolescenti produce anche un calo motivazionale e una scarsa fiducia nelle proprie potenzialità, frustrazione e facile abbandono o fuga dai compiti scolastici alle prime difficoltà che incontrano, tutte conseguenze che non solo si ripercuotono sul piano scolastico ma anche sul piano emotivo-relazionale (atteggiamenti di chiusura, ritiro sociale o aggressività, ostilità e nervosismo).

Diversi studi riportano infatti la comorbidità tra i dsa e i disturbi della condotta o disturbi d’ansia (fobia sociale e disturbi d’ansia generalizzato).

SCUOLA SECONDARIA E DISLESSIA

La scuola secondaria richiede allo studente di possedere un metodo di studio efficace, una sufficiente capacità di autoregolazione, la rielaborazione e la generalizzazione dei concetti appresi, la capacità di fare collegamenti tra conoscenze pregresse e nuove, l’applicazione di strategie appropriate, una buona capacità pianificatoria e organizzativa, la capacità di cambiare velocemente il proprio focus attentivo da un compito all’altro, di attivare la memoria di lavoro e di gestire più informazioni in contemporanea, una buona metacognizione (la riflessione sul proprio pensiero, il controllo e la regolazione delle attività richieste dai compiti cognitivi).

L’alunno dislessico, invece, manifesta una carenza in tutti questi

aspetti: nelle abilità di organizzazione e pianificazione, nei processi attentivi, nel problem-solving e nel trovare nuove strategie, nella memorizzazione di concetti sequenziali, nell’organizzazione spazio-temporale, nella velocità esecutiva e di apprendimento, nella capacità di controllare ed eventualmente correggere le proprie performance, nel trovare un proprio metodo di studio, nella capacità di comprensione e nei processi di automatizzazione.

La maggior parte dei dislessici si ferma al primo livello che è quello della memorizzazione: se l’insegnante chiede al bambino di raccontare o rispondere a domande sequenziali sulla comprensione di un argomento appena spiegato, si perde o si blocca. Spesso infatti ci sono alunni dislessici che vanno bene in alcune materie compensando attraverso un grosso impegno mnemonico ma non in altre come economia, fisica, chimica, ecc.

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L’OSSERVAZIONE DEL BAMBINO A 5 ANNI

A 5 anni il bambino possiede già un comportamento prassico organizzato (Vayer, 1988), per cui già da questa età si possono cogliere i campanelli di allarme che potrebbero manifestare una disorganizzazione dell’agire.

Alcuni di questi segni e sintomi, che indicano un disordine nelle prassie e dunque una disprassia e che costituiscono condizioni di rischio di dislessia, da dover individuare nel periodo PRESCOLARE sono:

  • Esitazioni nell’incipit dell’agire
  • Lentezza motorio-prassica alternata a precipitazione
  • Maldestrezza, impacci, goffaggini
  • Disordini nelle prassie fini e bimanuali (il b.no è impacciato nel vestirsi, svestirsi, abbottonarsi, fare il fiocco, prendere al volo una palla, ecc.)
  • Disorganizzazioni spaziali e temporali (sequenze spaziali e temporali, concetti di prima, dopo, ieri, oggi, domani, disordine o ordine eccessivo, eccessivo ritardo o eccessiva puntualità organizzativa)
  • Difficoltà nella memoria ordinata (memoria di lavoro/sequenziale)
  • Lentezza nell’inseguimento percettivo (di figure e oggetti che si muovono o di oggetti fermi mentre si muove l’osservatore)
  • Difficoltà nell’eseguire due o più consegne
  • Lentezza nell’autocorrezione e nell’autocontrollo (comportamento impulsivo)
  • Stanchezza o eccitazione nelle situazioni di confusione e di gruppo
  • Disordini linguistici di natura motoria

È consigliabile per insegnanti, maestri, genitori, professionisti e per tutte le figure che ruotano attorno al bambino, osservare e identificare quei FATTORI OPERATIVO- COGNITIVI o i principali REQUISITI PSICOMOTORI che garantiscono la funzionalità della struttura prassica del bambino, ovvero una Valutazione Qualitativa e Funzionale che esamina i seguenti aspetti:

  • Schema corporeo, lateralità, dominanza laterale e lateralizzazione, attraverso la capacità di riconoscere e denominare le parti corporee richieste o toccate su di sé e sull’altro ad occhi chiusi, la capacità di imitazione gestuale, di assunzione o imitazione di determinate posture fatte assumere passivamente ad occhi chiusi, di esecuzione di azioni motorie su consegna, verso di rotazione su sé stessi, chiusura del cerchio, esecuzione di consegne come “mettere una mano/una gamba sull’altra”, presa di coscienza della propria prevalenza motoria genetica attraverso prove di forza e di velocità
  • Organizzazione e strutturazione spazio-temporale e percezione del ritmo
  • Coordinazione dinamica generale, schemi e sequenze motorie (fluidità motoria, capacità di eseguire una serie di prassie in sequenza), che rappresenta il grado della stessa organizzazione neurologica
  • Equilibrio, controllo tonico-posturale, integrazione bilaterale (tra parte dx e sx del corpo)
  • Coordinazione oculo-manuale, manipolazione e gestualità, riguarda il controllo visivo delle azioni associate al controllo manuale e anche al controllo dei movimenti oculari e che richiede una buona organizzazione delle sensazioni tattili- propriocettive-vestibolari
  • Prassie visuo-spaziali e visuo-costruttivo
  • Organizzazione visuo-percettiva e integrazione visuo-motoria, processi che consentono di riconoscere le forme, incluse le lettere, la loro direzionalità e verso (in modo da evitare inversioni speculari come b-d, p-q) e di riprodurle correttamente nello spazio/foglio
  • Capacità di codifica e decodifica fonologica chiamata simbolizzazione (processo di costruzione, riconoscimento e modificazione di simboli e di codici di simboli; attribuire significato alle lettere dell’alfabeto rappresenta un processo simbolico necessario per apprendere la lettura così come attribuire il suono a una lettera o il segno a un suono)

Queste funzioni psicomotorie da valutare, che dovrebbero essere pienamente sviluppate intorno ai 7 anni, rappresentano dei requisiti fondamentali per lo sviluppo di altre funzioni: percettive, cognitive, motorie e per gli apprendimenti scolastici. Pertanto, è necessario monitorare e tenere in considerazione lo sviluppo dell’alunno e le funzioni sopra citate, che rappresentano l’intero potenziale di espressione della persona e che, se disturbate, impediscono e ostacolano lo sviluppo delle prassie, fondamentali per ordinare i comportamenti del bambino.

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COME IL DOCENTE PUÒ AIUTARE UN ALUNNO DISLESSICO?

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Nel soggetto dislessico, come ampiamente descritto, i Processi Cognitivi risultano disordinati, disorganizzati e rallentati, non sufficientemente pronti per sostenere la richiesta didattica incentrata sulla rapidità esecutiva e sul continuo shifting/ flessibilità cognitiva (adattamento rapido del bambino alle richieste cognitive dell’insegnante).

Il docente, nella progettazione didattica rivolta al dislessico, deve innanzitutto conoscere il funzionamento cognitivo della mente umana e le caratteristiche di quella dislessica, dunque potenziare e non “dispensare” quelle azioni mentali che necessitano di rinforzo, ovvero “EDUCARE LE FUNZIONI” direttamente coinvolte nella lettura (Crispiani, 2001), andando a favorire una buona fluidità (rapido incipit, rapida autoregolazione, prontezza del riavvio dopo interruzioni, andamento costante, scarse interruzioni e inciampi) necessaria per la successiva comprensione e una buona memoria di lavoro che consente al bambino il recupero delle informazioni salienti, la capacità di organizzarle e rielaborarle al momento opportuno.

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Le variabili maggiormente educabili sono:

  • Metacognitive, includono la consapevolezza, il controllo delle strategie, i processi cognitivi
  • Cognitive, riguardano l’attenzione, la memoria, il pensiero sequenziale, l’ascolto e la comprensione
  • Motivazionali, ovvero la motivazione intrinseca orientata ai processi, attribuzioni funzionali e senso di autoefficacia

Per fare questo, al fine di allenare la MENTE DISLESSICA, il docente esperto dovrà:

  1. tenere in considerazione che nel dislessico, da un punto di vista dei processi mentali, ci sono dei limiti attentivi (nell’alunno efficiente i tempi di attenzione variano dai 20 ai 40 minuti a seconda dell’età), a causa di un eccessivo impegno attentivo in tutte quelle procedure spazio-temporali che dovrebbero essere normalmente automatizzate, portando ad una “SENSIBILITÀ AI DISTRATTORI”, la quale si manifesta con:
    • sensibilità ai richiami laterali
    • discontinuità nella relazione verbale
    • interruzione della lettura per inseguire le immagini
    • frequente interruzione dell’attenzione in classe
  2. attivare l’arousal, lo stato di allerta e vigilanza, alla prima ora di lezione con continui feedback cognitivi per innalzare l’attività elettrica corticale
    • riprendere dall’inizio con tutta la classe i punti chiave della lezione precedente per avviare la memoria di lavoro (richiamo delle conoscenze pregresse)
    • fornire un’anticipazione cognitiva su argomenti che dovrà leggere e comprendere (autore, titolo, scopo o tema del testo)
    • ripetere durante una nuova spiegazione più volte lo stesso concetto, formulandolo sempre in maniera differente con immagini o mappe
    • dare definizioni concettuali brevi per evitare lo smarrimento cognitivo e la dispersione dell’attenzione da parte dell’alunno
    • stimolare il colpo d’occhio percettivo facendo trovare e sottolineare le parole-chiave presenti nel testo
    • invitare gli alunni a porre domande ogni volta che viene spiegato un nuovo argomento
    • sollecitare la memoria di lavoro attraverso la verbalizzazione di quanto appreso aiutandolo, se necessario, nel pianificare le risposte (lavoro sulle funzioni esecutive)
    • invitare l’alunno alla riflessione, al controllo e alla regolazione sulle proprie prestazioni (metacognizione)
    • aiutarlo a costruire un proprio metodo di studio, selezionando e organizzando le informazioni salienti e consolidando l’uso delle strategie e insegnare al bambino a gestire il tempo da dedicare allo studio

interventi-educativi-alunno-dislessico-2Si consiglia di non studiare il giorno prima di una eventuale interrogazione, di iniziare a studiare dopo aver attivato i circuiti cerebrali che, nel dislessico, risultano lenti (*riattivare i circuiti neuronali da un punto di vista didattico equivale a dire che il docente dovrà stimolare il cervello con domande iniziali riguardanti argomenti svolti, eseguire azioni rapide o semplici schemi crociati dal posto, letture veloci di parole o frasi scritte alla lavagna, ricerca rapida di una parola o frase all’interno del testo), di studiare in step di 20 minuti, prima del recupero cognitivo. Inoltre, poiché il bambino dislessico incontra anche difficoltà nel prendere appunti, sarebbe consigliabile consentirgli di ascoltare una sola parte del discorso e di trascrivere i concetti principali che hanno una funzione orientativa, fornire prompting (frecce, numerazioni, simboli), consigliare di riordinare gli appunti il giorno stesso a casa

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Concludiamo questo articolo dicendo che è fondamentale considerare quei fattori psicomotori carenti già a partire dalla scuola dell’infanzia, che vanno ad accertare in tempi precoci la condizione funzionale del bambino e ci consentono eventualmente di mettere in atto piani di intervento tempestivo. Non bisogna aspettare di fare la diagnosi in fine seconda elementare (come più volte accennato, i requisiti disfunzionali si possono osservare ben prima!) per poter intervenire e attuare un piano di lavoro, poiché a questa età il b.no ha già maturato un notevole senso di inadeguatezza con bassa motivazione e scarsa fiducia nelle proprie potenzialità.

Sempre più frequentemente infatti nelle scuole odierne si osservano bambini maldestri, lenti, impacciati, goffi, disorganizzati nel loro agire motorio e mentale, con ripercussioni sugli apprendimenti.

Il nostro compito è quello di mettere in atto piani di prevenzione e potenziamento/consolidamento delle funzioni per aiutare i bambini a costruire un proprio ordine operativo e consentire agli stessi di arrivare alla sufficienza disciplinare anche attraverso un PDP (Piano Didattico Personalizzato), che garantirà allo studente una propria forma di eccellenza cognitiva coltivando le proprie potenzialità intellettive e il raggiungimento delle competenze fondamentali attraverso la diversificazione dei percorsi di insegnamento (nella selezione dei contenuti, nel ricorso a determinati metodi, nell’uso di strumenti, nella distribuzione temporale, ecc).

 

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Bibliografia

  • Clinica della dislessia e disprassia, Dislessia come disprassia sequenziale – Crispiani,
  • Dislessia e potenziamento cognitivo, Nuovo dislessia e didattica- Spezzi
  • Il metodo Crispiani 2016
  • Il fattore dominanza – Carla Hannaforfs


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  • DISPRASSIA e DISLESSIA: Prevenzione; Segni; Mappe Semiotiche dei Sintomi; Osservazione; Progettazione Didattica; Consigli per genitori, insegnanti e professionisti per riconoscere e aiutare un bambino con disordini
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