Lo spazio e il movimento - STUDI RECENTI - Aree cerebrali coinvolte nella codifica spaziale
I primi studi sullo sviluppo delle abilità spaziali sostenevano che avvenisse uno shift con l'età, dall'uso di rappresentazioni egocentriche a quelle allocentriche.
In realtà, come dimostrato da studi più recenti, questi due tipi di decodifica spaziale sarebbero interagenti sia nel bambino che nell'adulto anche se uno dei due risulta comunque essere quello dominante.
Un recente studio che ha contribuito ad indagare lo sviluppo nell'acquisizione delle strategie egocentriche e allocentriche è sicuramente quello di Jessie Bullens, Kinga Iglòi, Alain Berthoz, Albert Postma e Laure Rondi-Reig pubblicato sul “Journal of Experimental Child Psychology”. In questo studio vengono proposte al bambino e all'adulto diverse situazioni per indagare l'uso delle strategie di codifica spaziale.
Per esempio, se facciamo vedere un giocattolo posto a lato del corpo di un bambino messo in posizione supina e successivamente facciamo cambiare posizione al bambino, mettendolo in posizione prona, noteremo che fino ai 16 mesi di età il bambino tenderà a ricercare l'oggetto dallo stesso lato di quando giaceva in posizione supina (Acredolo, 1978; Bremner e Bryant, 1977). I bambini prima dei cinque anni non sarebbero in grado di mantenere il ricordo di dove sono mentre quelli di 9-10 anni farebbero moltissimi errori nei compiti in cui devono usare delle strategie di orientamento di tipo egocentrico.
Ci sarebbe quindi un graduale passaggio da un uso prevalente di strategie di tipo egocentrico a strategie di tipo allocentrico: un primo iniziale uso di queste ultime emergerebbe quando il bambino acquisisce la deambulazione ma è solo verso i 10 anni che i bambini raggiungono una performance simile a quella degli adulti, confermando l'idea che il corretto utilizzo delle strategie di tipo allocentrico compaia tra i sette e i dieci anni.
Nell'adulto, queste due strategie coesistono ed operano in parallelo (Burgess N.).
Aree cerebrali coinvolte nella codifica spaziale
Studi neuropsicologici correlati ai dati forniti dalle neuroimaging hanno dimostrato il coinvolgimento di un'estesa rete funzionale prefrontale e parieto-temporale attiva durante compiti di navigazione e di orientamento spaziale: in particolare, le aree coinvolte sono la corteccia prefrontale sinistra, quella parietale infero-mediale destra, la corteccia cingolata (situata nella regione superiore della superficie mediale dei lobi frontali, sopra il corpo calloso) posteriore e i lobi temporali mediali. Entrambi i lobi temporali mediali risultano essere coinvolti nella navigazione e nella memoria spaziale ma in modi differenti. Il lobo temporale mediale destro sarebbe coinvolto nella conoscenza spaziale acquisita mediante strategie di tipo allocentrico, quello sinistro mediante strategie di tipo egocentrico.
Localizzata nella porzione medio-dorsale di questi due lobi è collocata un'importante formazione, quella dell'ippocampo. Numerosi esperimenti condotti sui roditori, hanno provato che la navigazione condotta secondo delle strategie di tipo allocentrico dipende dalla formazione dell'ippocampo (Morris, Garrud, Rawlins, & O’Keefe, 1982; O’Keefe and Nadel, 1978; Packard & Knowlton, 2002; White & McDonald, 2002). Rondi-Reig e colleghi (2006), inoltre, hanno dimostrato che anche le strategie egocentriche sequenziali dipenderebbero da questa formazione. Queste strategie permettono il ricordo, secondo un ordine temporale, dei movimenti corporei effettuati (come per esempio le svolte) associati a punti di riferimento.
Anche negli uomini l'ippocampo è stato ritenuto responsabile delle rappresentazioni allocentriche, permettendoci di ricreare una disposizione accurata degli stimoli ambientali e rendendoci così possibile compiere una corretta navigazione anche da altri punti di partenza (Doeller & Burgess, 2008) o di riconoscere il luogo anche da altri punti di vista(Abrahams, Pickering, Polkey, & Morris, 1997; King, Burgess, Hartley, Vargha-Khadem, & O’Keefe, 2002; Lambrey et al., 2008).
La navigazione che compiamo seguendo un percorso fisso (Hartley et al., 2004; Iaria et al., 2003) o relativo a un singolo punto di riferimento (Doeller & Burgess, 2008), basata quindi su strategie di tipo egocentrico,sembra essere controllata invece dallo striato dorsale.
Indice |
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INTRODUZIONE | |
Capitolo 1 |
1. LA PARALISI CEREBRALE INFANTILE |
1.1 DEFINIZIONE | |
1.2 EPIDEMIOLOGIA | |
1.3 DIAGNOSI DI LESIONE
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1.4 CLASSIFICAZIONI
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1.6 DISTURBI E FATTORI ASSOCIATI - Ritardo mentale, Epilessia, Disturbi della funzione visiva, Disturbi psichiatrici | |
Capitolo 2 | 2. FUNZIONI NON VERBALI |
2.1 FUNZIONI NON VERBALI | |
2.1.1 Le funzioni visuo-percettive | |
2.1.2 Le funzioni visuo-spaziali 2.1.2.1 I disturbi visuo-spaziali
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2.3 Vie anatomo-funzionali di elaborazione visiva:le vie del "What" e del "Where" | |
Capitolo 3 | 3. LA MEMORIA DI LAVORO |
3.1 LA MEMORIA E LE SUE SOTTOCOMPONENTI | |
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Capitolo 4 | 4. LO SPAZIO E IL MOVIMENTO |
4.1 LO SPAZIO | |
4.2 Il movimento - LA NAVIGAZIONE | |
4.3 DUE TIPI DI STRATEGIE PER LA CODIFICA SPAZIALE
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4.4 ASPETTI EVOLUTIVI | |
4.4.1 ASPETTI EVOLUTIVI
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4.5 STUDI RECENTI
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Capitolo 5 | 5. LO STUDIO: MATERIALI E METODI - Introduzione allo studio |
5.1 IL CAMPIONE | |
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5.3 ANALISI DEI DATI | |
6. LO STUDIO: RISULTATI | |
7. DISCUSSIONI | |
7.1 CONSIDERAZIONI | |
CONCLUSIONI | |
Tesi di Laurea di: Ylenia Capuzzo |