INTRODUZIONE - La Psicomotricità come unione inscindibile dell’affettività, della motricità e della cognitività

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L’età infantile rappresenta, senza dubbio, un periodo fondamentale dello sviluppo umano, caratterizzato da progressi e acquisizioni che si delineano come essenziali per la costruzione della personalità di ciascuno. 

Processi di sviluppo così intensi e sostanziali presuppongono una struttura cerebrale di base estremamente recettiva, capace di essere modellata in maniera profonda in relazione alle sollecitazioni che l’ambiente fisico, sociale e culturale è in grado di offrire al bambino. A differenza delle funzioni biologiche, infatti, le funzioni psichiche più complesse non si sviluppano in modo spontaneo, ma compaiono in rapporto all’attività pratica del piccolo, cioè si formano nel processo della vita di relazione e nel corso della sua attività oggettiva. 

Lo sviluppo psicomotorio rappresenta la crescita sinergica della dimensione psichica nel bambino, ed esprime la stretta interrelazione tra la maturazione motoria in tutte le sue forme (di movimento, prassiche, sensoriali, ecc.) e la dimensione psichica in tutte le sue forme (cognitiva, emotiva, relazionale). 

Tale importanza deriva dagli stretti rapporti che esistono e possono essere stabiliti e rafforzati, fra attività motoria e attività mentale, fra sviluppo psicomotorio e altri aspetti della personalità. 

La motivazione dei bambini nell’ambito delle attività si può realizzare soltanto con il fare e il fare motorio, di movimento, di gioco. Il bambino scopre, impara a conoscere, a valutare, a risolvere problemi solo attraverso il fare per prove e tentativi; l’errore pratico motorio rappresenta la molla della conquista e la psicomotricità rappresenta un’occasione per stimolare e potenziare le diverse aree di apprendimento e di sviluppo del bambino. 

Il corpo ed il movimento sono le dimensioni esperienziali che stanno alla base del pensiero. Queste sono le basi su cui trova fondamento la psicomotricità. Essa è una disciplina volta a favorire, attraverso il movimento ed il gioco, il naturale percorso evolutivo del bambino nella sua globalità e il passaggio dal “piacere di agire al piacere di pensare”. 

È da questi presupposti che nasce questo lavoro. Esso è organizzato in quattro capitoli. 

Nel primo si delineano i tratti principali che hanno caratterizzato la storia della psicomotricità, partendo dalla definizione della disciplina stessa, toccando il discorso filosofico “mente-corpo” ad opera di Cartesio, fino ad arrivare al Novecento dove si assiste ad un’evoluzione progressiva ed un graduale riconoscimento della disciplina, grazie a studi sviluppatosi in diversi ambiti scientifici, che andavano evidenziando sempre maggiori connessioni tra sviluppo emotivo, affettivo, cognitivo. Questi studi sottolineeranno quanto l’esperienza motoria sia in grado di modificare incisivamente i livelli cognitivi di soggetti con disabilità. 

È nel secondo capitolo che si esplicano le nozioni fondamentali della psicomotricità, ovvero il tono e lo schema corporeo, due concetti fondamentali su cui si fonda questa disciplina. Il tono rappresenta la struttura più arcaica ed essenziale ed è proprio grazie a questa struttura anatomica che si realizza la psicomotricità. Esso viene descritto sia da un’angolazione fisiologica, dove il tono interviene specificatamente nel mantenimento delle posture, sia dal punto di vista psicologico, dove si tiene conto del contributo di Wallon e Aijuriaguerra, i quali sottolineano come la funzione tonica sottende la funzione posturale attraverso le emozioni. Per quanto riguarda lo schema corporeo si delineano i vari punti di vista degli autori che nel corso degli anni (partendo dal Novecento) si sono espressi a riguardo citando la concezione psicoanalitica, psicomotoria e pedagogica di Piaget. 

Nel terzo capitolo si tratta lo sviluppo psicomotorio del bambino, suddiviso in quattro tappe. La prima tappa è quella che riguarda lo sviluppo psicomotorio del bambino dalla vita intrauterina al terzo mese di vita. E, se il bambino nasce soltanto con le condizioni anato-fisiologiche dei suoi riflessi, la concezione psicomotoria spiega come l’attualizzazione delle possibilità riflesse costituisce già una modalità assimilatrice, che si adatta all’ambiente nel momento in cui si esercita. Il periodo neonatale è il momento più ricco ed originale di tutta la storia dello sviluppo e contiene già tutte le possibilità successive, che la crescita implica. Dalla nascita fino ai due mesi si avvia il raffinamento delle condotte psicomotorie di base, per il proficuo intrecciarsi dei processi di maturazione e di apprendimento. Verranno qui descritti i riflessi arcaici fino ad arrivare al comportamento sociale per eccellenza: il sorriso. 

Nel secondo paragrafo viene analizzato il periodo che va dai tre ai nove mesi, periodo che vede l’emergere e l’affermarsi di funzioni altrettanto importanti e fondamentali dello sviluppo ontogenetico. Si assiste al tramonto dei riflessi arcaici e all’avvio dei primi adattamenti acquisiti nella relazione con l’ambiente. Già da questo periodo sono presenti gli elementi essenziali e i meccanismi utili allo sviluppo della psicomotricità, ovvero la prensione, e la sua acquisizione, segna una tappa rilevante nell’ottica psicomotoria. Il paragrafo si conclude con la vera conquista del bambino: la stazione eretta. 

Il periodo che va dal nono al diciottesimo mese è esplicato nel paragrafo successivo, dove viene descritto tutto il percorso che il bambino fa per raggiungere la sua indipendenza motoria, la quale coincide con l’unificazione del proprio corpo. Accompagnata a questa indipendenza si assisterà anche alla comparsa del primo simbolo semantico del bambino ovvero il “no” e con l’evoluzione del linguaggio il bambino arricchirà il suo vocabolario di circa quindici parole al compimento del suo diciottesimo mese di vita. 

La fase di sviluppo che conclude i primi tre anni di vita, viene descritta nel quarto paragrafo. In questo periodo si compiono gli accadimenti fondamentali della storia evolutiva che rappresentano momenti cruciali e particolarmente delicati e vulnerabili che conducono il bambino a disporre dei mezzi basilari per accedere a modalità di rapporto col mondo sempre più raffinate. 

L’ultimo capitolo tratta l’educazione psicomotoria, la quale è un’esperienza attiva di confronto con l’ambiente. Nel primo paragrafo viene descritto come attraverso i giochi liberi si arrivi all’acquisizione di una padronanza globale del corpo. Viene evidenziato il ruolo dell’educatore e il suo scopo che prevede di far acquisire al bambino un’attitudine generale dell’apprendimento motorio. Verranno esposti anche esempi di esercizi di coordinazione globale da proporre ai bambini. 

Il secondo paragrafo illustra esercizi di percezione del proprio corpo. Si parte con esercizi di controllo globale sul tono, dove è fondamentale porre il bambino in un ambiente calmo e disteso e attirare la sua attenzione sulle referenze percettive visive o sonore. Successivamente verranno menzionati esercizi per far imparare a conoscere e a nominare le diverse parti del corpo. 

L’ultimo paragrafo di questo lavoro tratta il segno grafico, ovvero come il bambino si approccia alla relazione foglio-matita e quali sono i processi psicomotori che si mettono in atto. Sembrerebbe un’azione meramente meccanica, che vede implicata solo la mano del piccolo, ma non è così. Viene qui specificato che non si scrive solo con la mano, e che questo gesto implica tutta una serie di processi. Infatti, il bambino che assume una corretta impugnatura dello strumento grafico, una buona postura, sarà quel bambino che ha una buona coordinazione occhio-mano, ha la conoscenza dello schema corporeo e una buona coordinazione spaziale e temporale. Su questi punti bisogna preparare il bambino con varie attività psicomotorie, affinché egli possa essere un bambino libero e possa scrivere senza alcuna difficoltà psicomotoria.

 

 

Se l’attività psichica è la pianta,
il movimento non è uno strumento come la zappa,
neanche un elemento indispensabile come la terra o l’acqua,
ma il seme stesso di quella pianta

 

 

Indice

INTRODUZIONE
 

Cap. I. LA PSICOMOTRICITA’

  1. Cenni storici
  2. Psicomotricità: educazione, rieducazione e terapia

Cap. II. LE NOZIONI FONDAMENTALI DELLA PSICOMOTRICITA’

  1. Il tono
  2. Lo schema corporeo

Cap. III. LO SVILUPPO PSICOMOTORIO DEL BAMBINO

  1. Primo stadio: dalla vita intrauterina al terzo mese
  2. Secondo stadio: dal terzo al nono mese
  3. Terzo stadio: dal nono al diciottesimo mese
  4. Quarto stadio: dal diciottesimo mese al terzo anno

Cap. IV. L’EDUCAZIONE PSICOMOTORIA NELL’Età PRESCOLARE

  1. Attività motoria globale: gioco libero
  2. Esercizi di percezione del proprio corpo: controllo tonico; scoperta e presa di coscienza delle diverse parti del corpo con verbalizzazione; giochi d’imitazione di gesti e atteggiamenti; orientamento del corpo proprio.….
  3. Motricità fine: dallo scarabocchio al grafema
 
CONCLUSIONI

 

BIBLIOGRAFIA
 

Tesi di Laurea di: Maria PADOVANO

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