Perché il termine “NEUROPSICOMOTRICISTA” viene associato al "Terapista della NEURO e PSICOMOTRICITÀ dell’Età Evolutiva" ?

La terapia psicomotoria, il corpo, la relazione

Si può dire, dunque, che la terapia psicomotoria utilizza essenzialmente la funzione tonica. E' evidente come siano riscontrabili i vari elementi della comunicazione non verbale nelle categorie analogiche individuate dalla psicomotricità.

Lo psicomotricista utilizza il suo corpo per entrare in contatto con il corpo dell'altro e quindi con l'altro, vi è un continuo flusso di messaggi tra i due corpi. Il corpo dello psicomotricista viene investito dall'essere dell'altro e anche dalla patologia di cui l'altro è portatore.

Il corpo sofferente dell'altro è vissuto come il "corpo che ho", quello in cui sono intrappolato, quello che sono costretto a portarmi dietro come peso, che sento quasi come estraneo rispetto al mio essere. I messaggi che fluiscono da questo corpo si riferiscono a questo vissuto, all'impossibilità di sentire il corpo come parte costitutiva dell'essere o, talora, al continuo scivolare del sentimento del "corpo che sono" verso quello del "corpo che ho".

L'oscillazione del "corpo che sono" e quello del "corpo che ho" è una caratteristica di tutti gli individui. La nostra esperienza del corpo è, per questo, la più fragile delle esperienze.

Lo psicomotricista che incontra il bambino, a partire da questa percezione, deve utilizzare il suo "corpo che ho" mettendolo in contatto con il "corpo sofferente" dell'altro. In questo contatto il  dolore si allevia, permettendo al bambino un progressivo recupero del "corpo che sono".

L'intervento terapeutico si attua proprio a partire da questo "risanare" il corpo sofferente del bambino permettendogli di vivere l'esperienza corporea del "corpo che sono". In tal modo l'essere si ricollega a quel corpo che la patologia aveva allontanato.

Per fare questo, lo psicomotrícista deve saper cogliere il modo di essere dell'altro nel corpo, attraverso il linguaggio corporeo. Ciò può avvenire all'interno di una relazione in cui, appunto, lo psicomotricista è presente con il suo corpo. Nel corpo sofferente, "corpo che ho", l'altro vive una crisi profonda, caratterizzata dalla mancanza di senso dell'essere e quindi dell'essere nel corpo.

Lo psicomotricista nella relazione terapeutica utilizza il suo essere, che è essere nel "corpo che sono", come donatore di senso. L'essere dell'altro pian piano si riempie di senso e progressivamente il suo corpo diventa "corpo che sono".

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