Strategie visive comportamenti problematici

Un messaggio normale di comunicazione è caratterizzato dal 55% da fattori visivi, le cose che vediamo come i gesti, l'espressione facciale, i movimenti del corpo e gli oggetti che ci circondano; il 37% da elementi vocali composti da intonazione di voce, ritmo e volume; e dal restante 7% di tipo verbale, ossia le parole che vengono pronunciate. (L. Hodgdon, 2012).

Gli strumenti visivi sono mezzi in grado di ampliare il processo comunicativo basandosi sulle capacità della persona di acquisire l'informazione attraverso la vista. Sono parte integrale della comunicazione, ampliano l'efficacia della ricezione, dell'elaborazione, dell'azione e dell'espressione. Un uso efficace degli ausili visivi rappresenta uno degli elementi centrali del sistema comunicativo di una persona. Gli ausili visivi includono diverse forme: il linguaggio del corpo, i segnali ambientali usuali, gli strumenti visivi tradizionali per organizzare la vita e dare l'informazione e gli strumenti creati appositamente per venire incontro a bisogni comunicativi speciali. Grazie ai supporti visivi la comunicazione può essere migliorata nelle persone che hanno ricevuto una diagnosi appartenente a diversi quadri clinici di psicopatologia dell'età evolutiva.

Originariamente le strategie visive sono state sviluppate come parte del programma di comunicazione per soggetti autistici, in quanto è stato osservato che molti manifestavano disturbi comportamentali legati alle difficoltà comunicative del soggetto. L'arricchimento visivo dell'ambiente ha migliorato le prestazioni degli individui sia dal punto di vista della comprensione che della partecipazione all'ambiente. Perciò gli ausili visivi sono utilizzati con la finalità principale di aumentare la comprensione, ma esercitano anche un'influenza positiva sul linguaggio espressivo. Gli strumenti visivi sono creati per un fine preciso, ossia come mezzi di supporto per la comunicazione e possono essere utilizzati in una serie di casi come: problemi di comunicazione, interruzioni comunicative, organizzazione dell'ambiente e modifiche del comportamento. (Hodgdon, 2012). In particolare, proprio le problematiche comportamentali sono strettamente correlate a un fallimento della comunicazione e diversi studi hanno evidenziato come interventi abilitativi ed educativi, che favoriscono l'acquisizione di competenze comunicative, riducono i problemi di comportamento. Arrivati a questo punto, è necessario chiarire cosa si intende per comportamento: ossia l'insieme delle azioni osservabili di un soggetto e quindi tutto ciò che si fa. Il comportamento emerge specialmente nell'interazione, nell'insieme di scambi comunicativi e affettivi che connotano un contesto relazionale, in cui i comportamenti sono tanto causa quanto effetto dei comportamenti altrui. Quando si è di fronte ad un comportamento problema, caratteristica spesso presente nei soggetti con autismo e/o ritardo mentale, è fondamentale indagare e comprendere il contesto e le interazioni che sono accadute prima, durante e dopo il manifestarsi di tale azione. Devono essere osservati oltre alle persone coinvolte nell'interazione, anche le modalità con cui si è svolta la comunicazione, tenendo presente lo spazio fisico, l'organizzazione, più o meno strutturata e il modo in cui gli eventi si succedono nel tempo.

L'uso delle strategie visive non può prescindere dal fatto che qualsiasi forma di comunicazione ha alla base esperienze relazionali ed emozionali, in cui ciò che conta, ai fini dello sviluppo, è la possibilità di entrare in un rapporto di intersoggettività e reciprocità, emotiva e corporea, che si esprime anche attraverso la turnazione sociale e l'agire comunicativo non verbale. Perciò la messa a punto di una strategia visiva richiede che operatori, insegnanti e genitori entrino in relazione col soggetto e provino a mettersi dal suo punto di vista, andando a cogliere l'intenzionalità comunicativa, anche laddove sembra non esserci. Infatti, il comportamento problema svolge una funzione specifica, poich´e ha in s´e un intento comunicativo e la sua valenza comunicativa è da intendersi sia in senso espressivo che ricettivo. Dal punto di vista espressivo, il soggetto non è in grado di comunicare richieste e stati d'animo, e lo fa così manifestando un comportamento problema. Dal punto di vista ricettivo, il partner comunicativo utilizza sistemi di comunicazione poco comprensibili, cosicch´e il soggetto reagisce alla frustrazione mettendo in atto un comportamento problematico. La gestione del comportamento problema, oltre a riguardare il soggetto, l'operatore, l'insegnante e il genitore, condiziona anche la possibilità d'integrazione sociale del soggetto nel gruppo. (G. M. Arduino, 2010). Da quanto fin qui detto, ora si capisce come il concetto di comportamento e comunicazione s'intrecciano, dato che il funzionamento positivo o meno di una capacità influenza l'altra. Le difficoltà comportamentali possono verificarsi perchè :

  • Il soggetto non comprende, può presentare difficoltà a comprendere i segnali sociali e le indicazioni presenti nel suo ambiente; a comprendere e interpretare la comunicazione proveniente da altre persone; può fraintendere per la confusione del contesto e le persone possono non capire la sua difficoltà.
  • Il soggetto ha difficoltà a esprimersi, i tentavi di comunicare non sono adeguati ad esprimere i suoi bisogni ed utilizza il comportamento perchè è il mezzo più efficace degli altri mezzi come forma di comunicazione.
  • Il soggetto non sa cosa fare di più , fa quello che sa fare e ha bisogno di imparare nuove abilità per poter partecipare in modo più appropriato alla propria routine giornaliera.

Essendo che la maggioranza dei soggetti con disturbi dello spettro autistico e con altre disabilità comunicative, moderate o gravi, comprende meglio ciò che vede, gli strumenti visivi vengono utilizzati per diverse funzioni:

  • Dare informazioni
  • Dare indicazioni
  • Insegnare abilità sociali
  • Organizzare l'ambiente
  • Stabilire le regole e le linee guida del comportamento
  • Insegnare abilità scolastiche e compiti lavorativi
  • Supportare l'apprendimento delle abilità comunicative espressive
  • Supportare altri modi per rendere la comunicazione più efficace.

Le ragioni principali per usare gli strumenti e i supporti visivi sono di migliorare la comunicazione sia ricettiva che espressiva; dare al soggetto delle informazioni; supportare il soggetto nelle routine quotidiane; insegnare abilità, soprattutto nelle autonomie personali; prevenire comportamenti problematici ed intervenire quando il problema si manifesta.

Gli obiettivi da raggiungere, grazie all'utilizzo delle strategie visive sono di attirare l'attenzione del soggetto, migliorare la sua comprensione e la comunicazione espressiva, contenere l'ansia e la paura e supportare il comportamento appropriato e la partecipazione. L'uso delle strategie visive funziona sia con soggetti verbali che non verbali, sia con alto che con basso livello di abilità, i soggetti possono trarre beneficio dai supporti visivi, i quali vengono scelti a seconda delle capacità e dei bisogni individuali. (L. Hodgdon, 2012)

 

Indice

INTRODUZIONE
 

La Comunicazione Aumentativa Alternativa e le Strategie Visive 

La Comunicazione Aumentativa Alternativa

  1. La Comunicazione
  2. La CAA
  3. La storia della CAA
  4. Strumenti di CAA
    1. Dispositivi di CAA
    2. PECS
  5. La valutazione della CAA
Strategie visive comportamenti problematici
  1. Strumenti visivi per la comunicazione
    1. Le schede o agende visive
    2. Le mini-schede
    3. I ponti visivi
  2. Tabelle comunicative tradizionali e strumenti visivi a confronto
  3. Gesti del linguaggio e del corpo 

Disabilità Intellettiva e Autismo a confronto

  1. Disabilità intellettiva o ritardo mentale
    1. Criteri diagnostici
    2. Prevalenza, Eziologia e Caratteristiche Principali
    3. Gradi di Ritardo Mentale
  2. Autismo
    1. Criteri Diagnostici e Diagnosi Differenziale
    2. Sintomi primari nell'Autismo
    3. DSM-IV vs DSM-V
    4. La Disabilità Intellettiva nei Disturbi dello Spettro Autistico

Casi clinici

  1. Caso clinico A
    1. Profilo funzionale e la presa in carico del minore
    2. Proposte ri-abilitative
    3. Obiettivi della presa in carico neuropsicomotoria e logopedica
    4. Osservazioni a scuola e in piscina
    5. A. oggi
  2. Caso clinico R
    1. Profilo funzionale
    2. Proposte ri-abilitative
    3. Obiettivi neuropsicomotori e logopedici
    4. Osservazioni a scuola e in piscina
    5. R. oggi
  3. Caso clinico F
    1. Profilo funzionale
    2. Proposte ri-abilitative
    3. F. oggi
 
CONCLUSIONI

Allegati

  1. Immagini CAA
  2. Riferimenti teorici Autismo
    1. Criteri Diagnostici dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo del DSM-IV
    2. La sindrome autistica di Kanner (1943)
    3. La triade (Wing e Gould, 1979)
  3. Strumenti testistici
    1. Le scale Griffiths (Griffiths R., 1954)
    2. Il Pep-3(Schopler E., Lansing M.D., Reichler R. J., Marcus L.M., 1979) .
BIBLIOGRAFIA
 
Tesi di Laurea di: Francesca REBORA

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