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I Caso - Iperattività o ADHD - Presa in carico e colloqui con la famiglia

Dopo la presentazione iniziale della sala di psicomotricità, quindi degli oggetti che poteva trovare, G. presentava incordinazione motoria poiché saltava sui materassi in continuazione, si muoveva da un posto all'altro facendo capriole. Il suo era un agire molto velocizzato, caratterizzato da difficoltà d'attenzione e mancanza di contatto visivo con la terapista.

G. mostrava buone abilità rispetto alla motricità globale, investendo esclusivamente l'area di gioco sensomotorio; anche il suo linguaggio, esclusivamente dialettale, era velocizzato al punto che per fare presto non completava la frase.

Disfonico,disponendo di un vocabolario limitato, presentava comunque un buon livello di comprensione.

Frequentava la prima elementare, non avendo il sostegno .

Aveva un fratellino più piccolo di lui, e viveva in una famiglia allargata (con i nonni paterni) che incidevano, come riferiva la madre sull'educazione dei bambini.

G. si presentava da subito abbastanza collaborativo in terapia, comunque non proponendo le attività di gioco ma partecipando in maniera passiva.

La conoscenza dello schema corporeo non era completa, erano invece acquisiti i concetti spaziali, ma notevoli difficoltà si presentavano per l'orientamento temporale (nominava i giorni della settimana alla rinfusa, non sapendo riordinare una storia in sequenza di tre figure e non utilizzando i concetti di ieri, oggi e domani).

Le autonomie personali erano incomplete, inoltre presentava difficoltà nelle abilità prassiche, con discrete abilità percettive.

Non conosceva tutte le lettere dell'alfabeto ma riusciva a copiare il suo nome in stampatello, sapeva contare fino a 50 riconoscendo graficamente i numeri fino a 10.

Dopo aver valutato il bambino, seguiva un colloquio con la mamma, per aver ulteriori informazioni su di lui e si spiegavano in che cosa consisteva la terapia psicomotoria.

Il primo intervento col bambino si centrava sull'instaurarsi di un approccio relazionale, nel quale si entrava nel suo gioco velocizzato e ripetitivo.

Poi, si inserirono delle regole nei giochi: tipo la durata e la sequenza.

Si utilizzava un riferimento concreto (lancette dell'orologio analogico),e si scriveva volta per volta i giochi che si sceglievano.

Da qui si cercava di aumentare i suoi tempi d'attenzione e d'attesa, in tal modo egli non passava più da un gioco all'altro, ma iniziava un'attività e la portava a termine.

A differenza delle fasi iniziali, durante le quali G. terminate le attività lasciavano tutta la stanza in disordine, pian piano iniziava a rispettare la regola di riporre tutto a fine gioco.

La conoscenza dello schema corporeo iniziava ad ampliarsi (distingueva su di sé destra e sinistra, conosceva più parti del corpo).

S'inseriva così il gioco simbolico G. sceglieva sempre temi di distruzione, di lotta o di morte.

Si è cercato prima di dargli uno spazio affinché lui scatenasse la sua aggressività, poi si è passati all'introduzione di nuovi temi. Si è potuto notare la diminuzione dei suoi atteggiamenti di “far finta di non sentire o di non capire”.

Iniziava a collaborare di più, anche le condotte egocentriche si erano

ridotte; iniziava anche nel gioco simbolico a scegliere temi diversi, riproponendo l'ambiente familiare e scolastico.

Ad aprile del 2001 iniziava il trattamento logopedico bisettimanale; nel gennaio del 2002 a livello temporale aveva iniziato ad orientarsi rispetto al giorno attuale della settimana, conosceva i giorni della terapia e iniziava ad orientarsi rispetto ai concetti temporali.

Anche l'attività grafica prima da lui rifiutata, su richiesta era rappresentata dalla riproduzione di un bambino in bidimensionalità e di animali, però si rifiutava di colorarli.

Il linguaggio verbale continuava ad essere dialettale (nonostante le sollecitazioni) però più comprensibile.

Rispetto alle abilità di letto- scrittura la situazione rimaneva invariata, però a scuola gli era stata messa l'insegnante di sostegno (2^ elementare).

Finalmente aveva imparato ad allacciarsi le scarpe. Ora alle attività simboliche si succedevano anche quelle al tavolo (piccoli puzzle, memory e gioco dell'oca).

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