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Disturbo dell'Integrazione Sensoriale

Il disturbo dell’integrazione sensoriale o disfunzione dell’integrazione sensoriale (SID) è una condizione neurologica che deriva dall’incapacità del cervello di integrare le informazioni ricevute dai cinque sistemi sensoriali base del corpo.

La parola disfunzione equivale a “malfunzionamento”; il cervello non ha maturato la capacità di processare in modo naturale ed efficiente; il termine “sensoriale”, invece, si riferisce, al fatto che a livello cerebrale non vengono elaborati in maniera adeguata gli input sensoriali (difatti, il cervello forma un’immagine combinata delle informazioni provenienti dagli organi di senso, affinché il corpo possa reagire in maniera adeguata).

Quando gli input sensoriali non vengono integrati correttamente a livello corticale solitamente, si avranno anche problemi legati al comportamento. Senza una buona integrazione sensoriale, l’apprendimento diventa difficile, l’individuo spesso si sente poco sicuro di sé e non riesce ad affrontare le esigenze che la quotidianità richiede, così come lo stress.

Un altro termine, designato, per definire questo tipo di problema è disturbo integrativo sensoriale.

È bene specificare che malfunzionamento non è sinonimo di un’assenza di funzione. La disfunzione dell’integrazione sensoriale non è né una malattia né qualcosa di degenerativo, nonostante gli effetti possano peggiorare col passare del tempo.

Molti bambini con disturbo dell’integrazione sensoriale sviluppano un’intelligenza (considerata come la capacità di interagire con l’ambiente fisico o con i pensieri e le idee) normale o addirittura sopra la media.

L’intelligenza sembra corrispondere al numero dei neuroni e al numero delle interconnessioni fra di loro. La maggior parte dei bambini con disturbo dell’integrazione sensoriale possiede lo stesso numero di neuroni dei bambini a sviluppo tipico, il deficit è causato dall’irregolarità del funzionamento delle loro interconnessioni.

Riguardo alle cause della disfunzione dell’integrazione sensoriale, alcuni ricercatori pensano che determinati bambini abbiano una predisposizione ereditaria per certi disturbi dell’apprendimento e di sviluppo.

Altri ritengono che la presenza di agenti inquinanti nell’aria e che l’aumento di tossine ambientali possano influire nell’insorgere di tale sviluppo. Fattori chimici ambientali, che il nostro organismo assorbe, possono combinarsi con fattori ereditari.

Altri ancora affermano che la mancanza di ossigenazione durante il parto possa portare il cervello ad una condizione di squilibrio per permettere una corretta integrazione sensoriale.

Così come altri ancora, reputano la nascita prematura come una complicanza del disturbo dell’integrazione sensoriale. (Bundy A. et all, Bambini con disturbi della modulazione sensoriale; 2002; Integrazione sensoriale, di Cindy Hatch-Rasmussen)

Come enunciato nei capitoli precedenti, il sistema nervoso si sviluppa durante la vita fetale ed è in questo periodo che è maggiormente vulnerabile; diversi fattori genetici, possono rendere più fragile il cervello e questa maggiore sensibilità può far si che le tossine ambientali interferiscano, negativamente, sulle funzione del cervello.

Allo stesso modo, bambini che vivono in condizioni deprivate, non avendo la possibilità di interagire con persone e oggetti, non sviluppano adeguatamente le funzioni sensoriali, motorie e intellettive, determinando uno sviluppo insufficiente e problemi sostanziali nell’integrazione sensoriale.

Contrariamente, la stimolazione sensoriale, seppur presente nell’ambiente, può non essere percepita ed elaborata correttamente; le diverse sensazioni, benché, arrivino al cervello, possono non raggiungere completamente i neuroni  e le sinapsi.

Di conseguenza, si creerà, una deprivazione sensoriale interna che impedisce che si sviluppi, a livello corticale, la capacità di processazione sensoriale complessa.

 

I sintomi e cosa essi comportano

I bambini che soffrono del disturbo dell’integrazione sensoriale hanno difficoltà a determinare come si sentono le cose, così come a percepirne l’odore, l’aspetto o il suono. Essi possono rispondere in maniera esagerata o, contrariamente, in maniera ridotta.

Dal momento che la disfunzione dell’integrazione sensoriale non colpisce allo stesso modo ogni bambino, i problemi causati potranno essere di diversa intensità (lievi, moderati o gravi).

I disturbi che ne derivano sono principalmente tre:

1) Difesa Sensoriale: consiste in una sensibilità aumentata dei sistemi sensoriali (iper-reazione).

All’interno della difesa sensoriale si distinguono la difesa tattile e l’insicurezza gravitazionale.

La prima comprende reazioni eccessive, avversive o comportamenti-problemi in risposta a stimoli tattili considerati dalla maggior parte delle persone come non dolorosi e non spiacevoli.

La seconda, invece, si manifesta, con eccessivo timore, quando il corpo non è in posizione verticale o quando i piedi si staccano dal suolo.

Tra le caratteristiche e i campanelli di allarme che si evidenziano, si riscontra il fatto che il bambino appare agitato e troppo attivo; iper-verbale, distraibile, mal organizzato e con uno stato di allerta alto. Il bambino rifiuta contatti fisici con gli altri e con l’ambiente; evita giochi che implicano il contatto corporeo e l’andare al parco giochi e predilige giochi in solitario. Inoltre, quando è toccato (in particolare nella zona del viso) si ritira, è irritato da tipi diversi di materiali (vestiti, erba, sabbia, pittura, colla e spazzole) ed accetta con difficoltà le cure.

Ha paura dell’altezza e di cadere (evita di saltare da uno scalino, non si arrampica e impiega molto tempo ad apprendere a salire e scendere le scale) e lamenta nausea, malessere e vertigini nei movimenti rapidi.

Nel lattante si osserva come mal sopporti gli spostamenti nello spazio e come possa assumere posizioni asimmetriche. Un atteggiamento tipico del neonato è dato dalla non consolazione tramite coccole da parte del caregiver.

2) Comportamento di ricerca sensoriale: consta di una intensa ricerca di informazioni sensoriali, in particolare propriocettive.

Si osservano, di conseguenza, diversi campanelli d’allarme: il bambino viene descritto come molto agitato, alla ricerca del movimento e del brivido e alla ricerca di stimoli dolorosi. Viene descritto, inoltre, come pericoloso per se stesso e per gli altri, distruttivo e socialmente inappropriato.

Nel lattante, si possono riscontrare diversi atteggiamenti, tra cui  il mostrarsi agitato, piangere molto e apprezzare un contatto corporeo molto forte e deciso.

3) Latenza sensoriale: viene definita come un’inibizione eccessiva delle informazioni sensoriali e mancanza di eccitazione allo stimolo pertinente (ipo-reazione).

I campanelli d’allarme che si possono osservare nei bambini con questo tipo di atteggiamento sono i seguenti: preponderante tranquillità e dolcezza (possiede uno stato di veglia basso) e tendenza a non rispondere a certi stimoli sensoriali.

Il bambino, inoltre, può non accorgersi di essersi fatto male e ricerca stimoli dolorosi, è incosciente dello sporco su viso e mani e ha mancanza di voglia di agire.

Nel lattante si osserva l’indifferenza alle coccole, non reagisce, e dorme molto.

Se ne evince che un bambino in base a come percepisce le sensazioni, potrà essere iper-sensibile o ipo-sensibile o alla ricerca di certi tipi di input sensoriali. Le conseguenze che ne derivano saranno caratterizzate da  risposte disadattive a situazioni della quotidianità.

Un bambino che è ipersensibile a livello tattile avrà difficoltà in diverse aree.

Per quanto riguarda l’esplorazione sensoriale, potrà evitare il contatto fisico con altre persone e cose nell’ambiente circostante, avrà, quindi, esperienze sensoriali impoverite e potrà tendere all’isolamento sociale.

Un bambino che prova disagio quando viene toccato, non si sentirà al sicuro e confortato da abbraccio di un genitore. Il  bimbo che evita il freddo e la sensazione derivante da esso,  potrebbe non scoprire il piacere nel fare un pupazzo di neve.

Può, inoltre, evitare di toccare determinate consistenze o oggetti come la colla, le tempere a dita o rifiutarsi di camminare scalzo sull’erba o sulla sabbia.

Nell’area emotiva e sociale si potranno osservare difficoltà nel comportamento. Il bambino tende a non rispettare le regole sociali, ad isolarsi rispetto agli altri bambini e diventare aggressivo e depresso. Può non amare il contatto fisico con gli altri bambini (non gli piacerà essere tenuto per mano) e rifiutare di partecipare alle attività di gruppo, tenendo gli altri bambini a debita distanza.

Ha difficoltà a giocare con i coetanei perché questi ultimi non sanno capire quando arrecano disturbo.

Anche il contatto con i parenti spesso non viene accettato: il parente che come gesto affettuoso gli accarezza i capelli può , in realtà, creare problemi al suo sistema tattile. Allo stesso modo anche un abbraccio o il solletico potrebbero causargli fastidio.

A livello motorio un bambino può essere disposto a provare nuove attività motorie, sia fini che grosso motorie (ad esempio tagliare con le forbici o praticare il nuoto), ma allo stesso tempo, potrebbe sviluppare una scarsa coordinazione fisica. Potrebbe avere, inoltre, problemi nella pianificazione motoria e nell’organizzare movimenti fisici in sequenza (ad esempio tenere entrambi i piedi uniti durante il salto e atterrare nello stesso modo).

A livello cognitivo, dal momento che il bambino sente la necessità di evitare gli input tattili, può mostrare deficit di attenzione e di apprendimento. Può non apprendere il significato di “tenere in mano un oggetto” perché ne risulterebbe afflitto, oppure potrebbe essere distratto dal fatto che un compagno troppo rumoroso lo preoccupi al punto tale di non riuscire a seguire ciò che l’insegnante dice. Il bambino non solo reagisce al contatto vero e proprio, ma anche alla sola paura che qualcuno potrebbe toccarlo.

A livello di comunicazione, se il bambino evita di interagire con le altre persone, potrà sviluppare deficit del linguaggio. Inoltre, la compresenza di problemi tattili a livello della bocca o internamente ad essa può creare difficoltà nell’emissione di suoni e di conseguenza nel parlare.

Per quanto riguarda il mangiare, se il bambino evita alcune texture (consistenze) di cibo potrà incorrere in un problema secondario come la malnutrizione. Inoltre, potrebbe detestare e non accettare la sensazione di mangiare con le posate, di conseguenza non nutrirsi del tutto o mangiare solo con le mani. A tal proposito il bambino, potrebbe evitare le situazioni sociali in cui si sente costretto a mangiare cibo non da lui gradito, reagire o avere un crollo.

A livello di igiene il bambino può rifiutarsi di lavare i denti o i capelli, di usare i saponi perché al tatto gli recano una situazione di fastidio. Può non piacergli che qualcuno lo lavi e gli faccia il bagno, come potrebbe sentirsi a disagio nell’immergersi nell’acqua perché gli schizzi possono sovraeccitare il suo sistema nervoso.

In particolar modo si risconteranno maggiori difficoltà proprio nel lavaggio della testa, viso e denti. Questo perché il sistema tattile della testa è differente anatomicamente da quello delle altre parti del corpo e di conseguenza il suo sistema tattile sarà maggiore rispetto al resto del corpo.

Inoltre, il bambino potrebbe insistere su indossare abiti confortevoli e familiari, anche se molto sporchi o inappropriati per l’occasione e/o il tempo. Il bambino può preferire di vestirsi con  una maglietta a maniche lunghe per coprire le braccia o un maglione anche se fa caldo.

Le situazioni precedentemente descritte, rientrano nell’argomento, come già stato detto, della difesa tattile.

Nel sistema nervoso dei bambini affetti da questo tipo di problema si generano grandi sconvolgimenti che danno luogo a comportamenti ed emozioni negative; allo stesso modo il processo di inibizione non sarà sviluppato in maniera adeguata. Il bambino, infatti, si sentirà a disagio nel provare determinate sensazioni che gli causeranno una spinta continua ad agitarsi.

Un semplice contatto sul braccio potrebbe risultare una minaccia primordiale e la reazione a sua volta sarà la medesima: il bambino si potrò atteggiare con rabbia o potrà fuggire via.

Queste reazioni nervose sono necessarie per l’attivazione dell’attenzione e per preparare il sistema nervoso centrale e i muscoli a reagire; allo stesso tempo, però, sono presenti dei meccanismi che inibiscono le reazioni di aggressività o di fuga. In questo modo prendono campo quei processi cerebrali che permettono di percepire la forma e la struttura delle cose che toccano la pelle. Una parte del cervello è adibita a generare nell’individuo l’autocontrollo, facendolo rimanere  calmo e facendolo concentrare, al fine di capire il significato della stimolazione tattile; per consentire questo meccanismo, viene inibita la reazione protettiva.

Quest’ultima, insieme alla reazione discriminativa, costituisce una delle due diverse reazioni alla stimolazione tattile.

I processi difensivi sono semplici reazioni automatiche, mentre i processi discriminativi richiedono un maggior raffinamento.

Infatti, le sensazioni di dolore attivano in modo automatico il sistema difensivo che, invece, viene modulato da sensazioni di forte pressione; esse tendono a bilanciare l’eccessiva attività del sistema protettivo.

Il bambino con difesa tattile, fugge , non si sofferma a capire cosa significhino le sensazioni tattili e reagisce d’istinto con reazioni aggressive: sviluppa una maggiore attività protettiva, mentre quella discriminativa è troppo debole.

Il cervello interpreta le sensazioni tattili iniziate dalla persona stessa, diversamente da quelle che saranno procurate dal tatto di un’altra persona in quanto se una persona si tocca da sola non ha che di preoccuparsi e proteggersi.

Tendenzialmente, un bambino con difesa tattile accetta di farsi toccare dalla madre, mentre è a disagio se a toccarlo è un estraneo.

Fisiologicamente, avviene ciò: le sensazioni della pelle salgono lungo il midollo spinale negli strati del tronco cerebrale e negli emisferi cerebrali, ogni qualvolta vengono elaborate, risulteranno più precise e accurate. Normalmente non siamo consapevoli di uno stimolo tattile fino a che non focalizziamo la nostra attenzione sulla parte del corpo che è stata toccata oppure fino a che uno stimolo forte non attiri la nostra attenzione. È importante, però, che il nostro corpo sia sottoposto continuamente ad una stimolazione tattile che è necessaria per mantenere organizzato il cervello. Se invece, non vi fosse una ripetuta stimolazione tattile e il cervello ne venisse privato si andrebbe incontro ad una disorganizzazione a livello cerebrale molto rapida.

Un altro capitolo importante, da non tralasciare, riguarda il sistema vestibolare.

Il movimento è diretto da molti processi mentali, e così, come vi sono molti processi mentali, vi sono anche molti disturbi mentali che possono causare una cattiva coordinazione motoria.

A causa della disfunzione dell’integrazione sensoriale a livello motorio possiamo individuare una scarsa coordinazione motoria che come conseguenza potrebbe determinare un deficit della pianificazione motoria. Tale disturbo di elaborazione sensoriale è chiamato disprassia dello sviluppo e se è molto grave prende il nome di aprassia.

La pianificazione motoria può essere considerata la più alta e complessa forma di funzionamento nei bambini. Questa abilità richiede molta attenzione che fa sì che il sistema nervoso centrale elabori gli input sensoriali per dire, successivamente, ai muscoli cosa fare.

A tal proposito, è fondamentale capire, come, sia la pianificazione che le abilità motorie richiedono una percezione adeguata del proprio corpo e delle sue funzioni come unità meccanica.

Quando questo corretto processo di elaborazione sensoriale non avviene, si è, appunto, di fronte ad un tipo di disfunzione sensoriale: il cervello non riesce ad inibire o modulare l’attività motoria e vestibolare e, di conseguenza, potremmo trovare bambini che risponderanno in maniera eccessiva a diverse attività che includono il movimento.

Esistono due diversi tipi di ipersensibilità riguardante questo tema: l’insicurezza gravitazionale e l’intolleranza al movimento.

Un bambino che soffre di insicurezza gravitazionale proverà paura, ansia o stress ogni volta che gli si presenterà una nuova situazione in cui dovrà assumere una nuova  posizione del proprio corpo a cui lui non è abituato oppure, quando qualcuno cerca di controllare il suo movimento o la sua posizione.

Il bambino con insicurezza gravitazionale percepisce la gravità come una “minaccia ancestrale”, si pensa che ciò sia dovuto dal fatto che l’input proveniente dai recettori di gravità non venga modulato in modo appropriato.

Questi bambini oltre a provare una forte preoccupazione, se non paura, quando vengono spostati da altre persone, passano la maggior parte del tempo facendo attenzione a non cadere. Non gradiscono, inoltre, giochi che implicano uno spostamento del corpo in maniera inusuale come il dondolarsi sull’altalena, il girare sulle giostre; anche fare le capriole per loro risulta essere un’attività difficoltosa.

La loro paura non è razionale e la riluttanza nell’assumere posizioni diverse da quelle che assumono abitualmente non è volontaria.

Riescono a trovare sollievo tenendo la testa il più ferma possibile, evitando di metterla in posizioni inusuali e tenendo i piedi ben saldi a terra così da sapere dove si trova in rapporto con lo spazio.

Questi bambini emotivamente vivono in una stato di infelicità che tende ad aumentare quando sia gli adulti che i coetanei non rispettano i lori bisogni, ignorandoli, e quando vengono incitati a comportarsi come gli altri bambini deludendo le loro aspettative.

Questo stato di emotività impedisce di seguire l’istinto di base che generalmente il piccolo possiede, al fine di sviluppare una soddisfacente relazione con la gravità. Solitamente questo istinto prende campo dal momento che il bambino inizia a camminare carponi,affinandosi sempre più giocando, arrampicandosi, saltando e infine mettendosi col proprio corpo in ogni posizione.

I bambini che soffrono di insicurezza gravitazionale spesso non sono inseriti in maniera ottimale all’interno della società. Questo perché non avendo ben consolidata la relazione con il suolo anche tutti gli altri tipi di relazione risulteranno deficitari, influenzando i vari aspetti della sua vita.

Gli altri individui, facenti parte della società, non noteranno la paura, l’ansia , lo stress provati dai bambini con insicurezza gravitazionale e li considereranno come bambini con cui è difficile rapportarsi e andare d’accordo. Il tutto è reso maggiormente incomprensibile, in quanto, questi bambini come strategie atte a ridurre o evitare lo stress tenteranno di manipolare l’ambiente circostante e le altre persone. Questa loro peculiarità li farà sembrare ostinati e poco collaborativi.

Inoltre, non sapendo e non potendo prevedere quali situazioni si presenteranno loro davanti, situazioni che potrebbero procurare uno stato di paura, tenderanno a tenere tutto sotto controllo nel modo migliore possibile.

Questo atteggiamento viene visto dagli adulti come un tratto della loro personalità poco gradito e cercheranno di far smettere loro di voler decidere su tutto.

Ciò provoca  ulteriormente uno stato di maggiore infelicità. 

Oltre a questo disturbo dell’integrazione sensoriale, vi è anche l’intolleranza al movimento.

Quest’ultima viene definita ipersensibilità in quanto si tratta di bambini che provano disagio quando compiono movimenti rapidi o girano in tondo.

Una causa plausibile, sembra essere il fatto che in questi bambini non funziona in modo appropriato quella parte del cervello adibita alla modulazione degli input provenienti dai canali semi-circolari. L’attività come il girare su se stessi  attiva, infatti, i canali semi-circolari più di qualsiasi altro stimolo, ma ha un effetto ridotto sui recettori di gravità. Si potrebbe ipotizzare che l’insicurezza gravitazionale e l’intolleranza al movimento siano correlate, ma non sempre è così: spesso non si distingue l’una dall’altra.

I bambini che soffrono di intolleranza al movimento lamentano nausea dopo  aver fatto determinati giochi di movimento come andare su una giostra o andare su qualsiasi tipo di attrezzatura che consente loro di fare esperienze motorie.

Alcuni bambini, molto sensibili, accusano uno stato di malessere anche solo quando guardano qualcun altro o per sino oggetti girare su se stessi perché stimola un riflesso nell’occhio che a sua volta attiva il sistema vestibolare.

Se da un lato, l’insicurezza gravitazionale interferisce con l’apprendimento scolastico e con la capacità di organizzazione da parte della persona al fine di riuscire a raggiungere un obiettivo, l’intolleranza al movimento, agisce, con effetti significativi, sullo sviluppo emotivo e sull’autostima.

Come si è parlato di ipersensibilità riguardo al sistema vestibolare è importante parlare anche di iposensibilità.

Si parla di iposensibilità quando nei bambini non vengono processate in maniera sufficiente le sensazioni vestibolari e quando il sistema vestibolare deve essere stimolato più del dovuto per suscitare delle reazioni nei piccoli.

Questi bambini tendono a stare per parecchio tempo sulle giostre, così come sulle montagne russe senza avvertire vertigini o nausea.

Allo stesso tempo possono non avere un’adeguata coordinazione dei due lati del corpo: hanno difficoltà a coordinare la mano destra con la sinistra.

Inoltre possono avere delle difficoltà a ballare o suonare uno strumento musicale, (come il tamburo) perché mani e piedi non si coordinano bene nei movimenti nello stesso tempo e non seguono il ritmo.

Inoltre possono avere delle difficoltà a riconoscere le direzioni e le possono confondere soprattutto quando non hanno il tempo di pensare quale sia il lato giusto: quando si chiede loro di andare a destra potrebbero andare a sinistra e viceversa.

In questi bambini, spesso, non si sviluppa la specializzazione del cervello. Ciò comporta che incrementino le medesime abilità con entrambe le mani e ambedue gli emisferi cerebrali.

Di conseguenza, invece di usare solo la mano destra per i lavori di precisione (come scrivere), tendono ad utilizzare la mano destra sul lato destro del corpo. A livello cerebrale entrambi gli emisferi così, non vanno incontro ad una specializzazione al fine di una maggiore efficienza complessiva, ma stanno compiendo cose simili.

Tale tipo di disturbo prende il nome di deficit dell’integrazione bilaterale.

Il sistema vestibolare che è uno dei principali organizzatori delle sensazioni, possiede molte interconnessioni con quasi ciascuna delle altre aree del cervello.

Per quanto riguarda il canale visivo i bambini potrebbero avere dei disturbi della percezione visiva che implica la percezione dello spazio e della forma.

Questa abilità inizia a svilupparsi nell’utero materno quando si è sollecitati dai movimenti della madre che stimolano i recettori di movimento per darci un senso della direzione del movimento e della velocità.

Tale capacità si affina dopo il parto quando il neonato viene proiettato in uno spazio maggiore con cui deve imparare a interagire. È bene sapere che tutte le nostre azioni fisiche accadono in relazione allo spazio che occupiamo.

I bambini, che avranno avuto poco modo di praticare determinate esperienze e che non hanno avuto la possibilità di interagire con lo spazio, non sapendo come orientarsi, svilupperanno alcune difficoltà.

Non sapranno interagire con l’ambiente circostante, avranno delle problematiche nel colorare con il pastello, nello scrivere con la penna e nel seguire una riga su un foglio. Avranno, inoltre, problemi a rimanere in fila con i loro coetanei e a giocare con gli altri bambini. Tutto ciò è dovuto ad una inadeguata percezione dello spazio.

Gli input visivi vengono processati su due livelli cerebrali: il tronco cerebrale e gli emisferi cerebrali.

A livello del tronco cerebrale vengono unificati diversi tipi di input sensoriali tra i quali l’input vestibolare, l’input visivo e la propriocezione proveniente da occhi, collo e corpo. Successivamente gli impulsi vengono trasportati dal tronco cerebrale ai diversi emisferi dove verranno elaborati per ottenere elaborazioni più specializzate. Queste ultime ci consentono di dirigere il nostro sguardo verso l’oggetto che vogliamo osservare e di percepirne anche il dettaglio più piccolo, anche in relazione all’ambiente circostante.

Quando l’area visiva della corteccia cerebrale non comunica in maniera adeguata col sistema vestibolare, con i muscoli e con le articolazioni la discriminazione visiva non sarà sufficientemente maturata. I bambini, così, non ricevendo precise informazioni da parte del corpo avranno dei deficit di percezione visiva.

Un bambino con tale deficit, in un futuro potrebbe essere soggetto a sviluppare difficoltà nella abilità di lettura, provando un profondo disagio.

In altri casi, si potrebbero avere dei problemi causati dal fatto che il sistema vestibolare non risulti completamente organizzato.

L’organizzazione del sistema vestibolare è data dai muscoli oculari e del collo, le cui reazioni costituiscono le primordiali funzioni sensori-motorie.

Le reazioni dei muscoli oculari e del collo sono necessarie per l’orientamento  dello sguardo e per percepire la posizione in cui si trova l’oggetto rispetto al nostro corpo. Il nostro cervello deve sapere se l’oggetto, che noi vediamo muoversi, si stia spostando effettivamente, oppure si stanno muovendo testa e corpo. La stessa cosa accade quando i nostri occhi guardano un oggetto inclinato: il cervello ha bisogno di sapere se è l’oggetto veramente inclinato, o se ad essere inclinati sono la testa e il corpo.

L’encefalo riceve le informazioni riguardanti i movimenti della testa dai recettori vestibolari, mentre non percepisce alcun tipo di informazione riguardante il resto del corpo.

Affinché, esso venga a conoscenza dei movimenti del corpo, le relazioni che intercorrono tra l’oggetto, la testa e il corpo,le sensazioni di gravità e movimento devono interagire con quelle dei muscoli e delle articolazioni soprattutto di occhi e collo.

Quando si ha un deficit di integrazione sensoriale queste sensazioni non sono processate correttamente: il bambino vede bene, ma può inciampare.

Ciò succede quando il bambino, ad esempio, vede lo scalino ma non è in grado di metterlo in relazione al proprio corpo.

Inoltre, quando non si ha un’adeguata processazione si può incorrere in diverse problematiche, tra cui il non riuscire a seguire un oggetto in movimento davanti agli occhi e a muovere gli occhi da un punto ad un altro. Anzi, spesso gli occhi non si muovono, rimangono fermi per poi scattare improvvisamente per cercare di recuperare. Da qui potrebbero emergere degli ostacoli che rendono difficile il gioco della palla, il disegnare una linea con un pezzo di gesso o leggere una riga stampata.

Un’altra correlazione importante è data dal sistema vestibolare che deve compensare con i muscoli degli occhi e del collo ogni movimento della testa o del corpo. Il sistema vestibolare ha il compito di mantenere in posizione stabile  il campo visivo in modo tale che le cose che si osservano non risultano ondeggianti ogni qualvolta ci si muove.

Senza questi adeguati meccanismi vestibolari per un bambino che in un futuro andrà a scuola risulterà difficile seguire e copiare ciò che viene scritto sulla lavagna così come risulterà difficoltoso leggere.

Oltre ai disturbi, descritti precedentemente, si potranno incontrare bambini ipersensibili e iposensibile alla luce.

I bambini ipersensibili tenderanno ad evitare determinati colori, o oggetti dai colori abbaglianti, in movimento e/o luminosi, mentre i bambini iposensibili saranno più attratti da un certo tipo di colore, da particolari forme e da oggetti in movimento mentre.

Per quanto concerne il canale uditivo, anche esso è in relazione col sistema vestibolare.

Vi sono differenti livelli di processazione uditiva. A livello del tronco cerebrale vi sono i nuclei che associano l’input uditivi a quello vestibolare. La processazione del tronco cerebrale è importante affinché si sviluppi un udito buono e discriminativo.

Quando ci ritroviamo di fronte ad una disfunzione uditiva vi possono essere diversi problemi tra cui il deficit da codifica uditiva.

A causa di questa carenza,  l'elaborazione dell'informazione è lenta e non accurata. Di conseguenza il bambino avrà bisogno di lavorare maggiormente per interpretare ciò che le orecchie hanno sentito. I problemi che possono emergere, in un futuro sono la difficoltà nello spelling (computazione), scarse capacità analitiche e difficoltà di ascolto in ambienti rumorosi.

Oltre a ciò vi può essere il deficit di associazione uditiva per cui i bambini avranno difficoltà nell’applicare le regole del linguaggio ai suoni che sentono. Spesso l’ambiente circostante, troppo rumoroso, influisce negativamente, riducendo le loro abilità nel comprendere il linguaggio. Ne consegue che questi bambini potranno avere difficoltà nella ricezione del linguaggio: spesso diranno di non aver compreso, avranno una scarsa comprensione nella lettura e difficoltà con i problemi matematici che comprendono l’uso di parole.

Sono bambini che rispetto ai coetanei scolasticamente, rendono meno.

Allo stesso modo si può manifestare il deficit di integrazione, per cui i bambini avranno difficoltà nel portare a termine compiti che richiedono l'integrazione fra diversi sensi (per esempio vista/coordinazione della mano). Contemporaneamente potranno avere delle difficoltà nel far collimare le informazioni uditive e visive, e  frequentemente mostrano ritardi di risposta.

Così se sono capaci di “cantare” l’alfabeto, fanno fatica ad elencare le singole lettere, mostrano di avere poca memoria quando viene chiesto loro di ripetere quello che hanno appena sentito e non hanno maturato una buona coordinazione bimanuale.

Tra i deficit, inoltre, si può riscontrare il deficit di prosodia. Esso consiste nella difficoltà da parte dei bambini a cogliere l’intonazione. Infatti loro leggeranno in modo monotono e avranno delle problematiche nel capire se un’intonazione è di tipo umoristico, sarcastico o interrogativo.

Questi bambini, presenteranno un problema non da meno importante. Essi avranno difficoltà con la comunicazione pragmatica (saluti, presentazioni, capacità di mantenere viva una conversazione).

Ne conseguono diversi problemi tra i quali si possono riscontrare difficoltà nel cantare con intonazione, nei calcoli matematici e nei compiti visuospaziali.

Infine può essere presente il deficit di organizzazione dell’output.

I bambini, in conseguenza di questo deficit, potranno avere difficoltà nell'organizzare, mettere in ordine, richiamare ed esprimere risposte appropriate. Nonostante, ascoltino, analizzino ed elaborino correttamente le informazioni necessarie, potranno riscontrare difficoltà nell'articolare quello che vogliono dire.

Tra gli esiti causati da questo deficit, potrebbero verificarsi uno scarso udito in ambienti rumorosi, scarse abilità organizzative, amnesia delle parole e difficoltà con il linguaggio espressivo.

 Il linguaggio è in stretto rapporto col sistema vestibolare, questo perché il centro del linguaggio risiede nell’emisfero cerebrale sinistro e fa parte di una rete più grande che include altre aree della corteccia e anche i centri di integrazione sottocorticali. I centri superiori ed inferiori devono interagire costantemente perché si sviluppi e manifesti il linguaggio. Se nei centri inferiori, infatti, i processi vestibolari sono sviluppati in maniera non sufficiente, le aree superiori troveranno difficoltà ad elaborare un’adeguata abilità di parlare.

Inoltre, per quanto riguarda il canale uditivo, possiamo trovare bambini con una sensibilità uditiva tale da poter apprezzare e tollerare suoni entro un certo intervallo di frequenza (ad esempio bassa) e a detestarne altri tipi (alta frequenza).

Un bambino ipersensibile tenderà ad evitare quella sensazione, mentre un bambino che è iposensibile la potrà andare a ricercare.

La condizione di ipersensibilità uditiva potrà portare il bambino all’isolamento sociale oltre che ad evitare e allontanarsi dai luoghi rumorosi, a tapparsi le orecchie con le mani.

In un futuro potrà, inoltre, avere delle problematiche a scuola dove sarà soggetto ad incontrare molte voci acute o compagni troppo rumorosi.

Per quanto riguarda olfatto e gusto alcuni bambini potranno avere problemi con l’alimentazione, perché tenderanno a nutrirsi solo con alcuni tipi di cibi e non con altri. Tutto ciò può essere collegato al fatto che non tollerano la consistenza, l’odore, il sapore o il suono di certi cibi in bocca.

Queste anormalità sensoriali possono, di conseguenza, generare livelli di angoscia, paura e ansia, influenzando negativamente la vita quotidiana e il funzionamento sociale.

Oltre ai bambini ipersensibili e iposensibili, vi sono anche bambini con reattività mista. Questi tipi di bambini possono presentare entrambe le risposte descritte precedentemente. Infatti, essi possono risultare più sensibili ad una sensazione in un giorno e il giorno dopo essere meno sensibili. Queste reazioni possono essere fraintese e confuse con un problema comportamentale.

Sono bambini difficili in quanto un giorno amano e desiderano ardentemente sguazzare in una vasca di sapone, apprezzando la sensazione che l’acqua suscita loro sulla pelle, mentre il giorno dopo si rifiutano di mettervi piede dentro. Questo accade perché non si riesce a prevedere come un sistema nervoso con deficit di elaborazione sensoriale possa reagire di giorno in giorni o anche di ora in ora o quando sta per sorgere una nuova sfida sensoriale.

Inoltre, questi stessi bambini possono abituarsi  ad una sensazione che consideravano intollerante  e, improvvisamente, sviluppare un altro tipo di sensibilità.

Per capire, ulteriormente, questo concetto si possono apportare degli esempi tra i quali possiamo riscontrare il fatto che  un bambino può iniziare a tollerare la sensazione che gli arreca lo spazzolarsi i capelli o ad essere lavato o il taglio  delle unghie, ed improvvisamente, potrebbe non sopportare avere etichette di abbigliamento o cuciture a contatto con la pelle.

Il denominatore comune di queste sensibilità così come i comportamenti evitanti, che ne derivano, è dato dal fatto che le determinate risposte sensoriali non sono del tutto involontarie, ma piuttosto, sono particolari risposte che si tradurranno in comportamenti insoliti.

 

Indice
 
INTRODUZIONE
 
  1. L’integrazione Sensoriale: I cinque sensi, Il tatto, L’udito, L’olfatto, Il gusto, La vista, Il senso vestibolare, La propriocezione; Il processo di integrazione.
  2. Sviluppo dell’Integrazione Sensoriale
  3. Il bambino Prematuro o Pretermine: Bambini prematuri e integrazione sensoriale.
  4. Disturbo dell'Integrazione Sensoriale: I sintomi e cosa essi comportano.
  5. Il lavoro e i materiali usati: Sensory Profile 2.0, Le scale Bayley, Il Primo Vocabolario Del Bambino, La semeiotica neuro evolutiva nel I anno di vita; centro Brazelton di Firenze.
  6. Il lavoro e la somministrazione dei test : I bambini prematuri e i bambini nati a termine ai nove mesi di età, La somministrazione del Sensory Profile 2.0, La somministrazione della scala socio-emozionale delle Scale Bayley, La somministrazione della scala “Gesti e Parole” del Primo Vocabolario Del Bambino, La somministrazione dell’esame neuro evolutivo del I anno di vita (fascia 6-9 mesi); I bambini prematuri e i bambini nati a termine ai dodici mesi di età, La somministrazione del Sensory Profile 2.0, La somministrazione della scala socio-emozionale delle scale Bayley, La somministrazione delle Scheda “Gesti e Parole” del primo vocabolario del bambino, La somministrazione dell’esame neuro evolutivo nel I anno di vita (fascia 9-12 mesi).
  7. La condivisione con la famiglia di strategie neuropsicomotorie
 
CONCLUSIONI
 
BIBLIOGRAFIA
 
Tesi di Laurea di: Valentina VESCI
 

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