CONCLUSIONI - “Equitazione Terapeutica” - Intervento riabilitativo integrativo e non alternativo
Abbiamo compreso come la relazione con il cavallo, proprio per le sue somiglianze e differenze rispetto alle relazioni sociali umane, offre al disabile un buon campo di esplorazioni, simulazioni e proiezioni.
La terapia si sviluppa proprio in virtù dell’analisi di questo immaginario, di questo modo di interagire e di comunicare tra i due. Questo processo riabilitativo si basa, infatti, sulla possibilità che il cavallo sia partner relazionale e raffiguri cioè una “differenza”, rispetto ai metodi riabilitativi standardizzati, grazie alla quale è possibile ottenere nuove rappresentazioni dell’identità.
Non è comunque il cavallo ad essere terapeutico di per sé, ma è l’instaurarsi di un sistema di comunicazione tra bambino e animale che costituisce un elemento fondamentale su cui il terapista può programmare un percorso riabilitativo.
Nel contesto terapeutico che utilizza il cavallo ai fini riabilitativi si possono ritrovare molti degli elementi che determinano la strutturazione della personalità: coordinazione gestuale, coordinazione corporea, organizzazione spazio- temporale e lateralità, componente affettiva.
Di fatto questa terapia è in grado di incrementare non solo le competenze cognitive nel loro complesso, ma anche l’autostima e la disponibilità all’apprendimento; migliora l’abilità attentiva ed il linguaggio, riduce l’impaccio motorio, facilita i rapporti interpersonali e l’integrazione sociale.
Per alcuni può non apparire una vera tecnica riabilitativa ma sembrare un momento puramente ludico-ricreativo e/o sportivo; io penso, invece, che la riabilitazione equestre, proposta e percepita come momento di divertimento e svago, possa motivare il soggetto a divenire protagonista della propria terapia, pur rimanendo una tecnica che richiede una seria preparazione personale, esperienza nel campo della riabilitazione, delle conoscenze cliniche e psicologiche, oltre ad una adeguata preparazione specifica nel campo dell’equitazione e quindi di esperienze dirette e personali con il cavallo, esperienze che ho avuto il piacere di vivere in prima persona e che mi ha aiutato a crescere sotto questo punto di vista.
I risultati nella riabilitazione equestre si apprezzano soprattutto in funzione del miglioramento del quotidiano adattamento scolastico, familiare e sociale.
Questo tipo di riabilitazione comunque non è, e non deve essere considerata, una soluzione assoluta ai problemi del disabile, né l’unico e più efficace degli interventi riabilitativi, ma come un nuovo e più articolato strumento per integrare e completare un lavoro di recupero e di inserimento del disabile, che viene realizzato anche dall’ambiente familiare e sociale.
Il trattamento attraverso il cavallo deve essere, quindi, un momento terapeutico non alternativo, ma integrativo.
La relazione terapista-bambino che si stempera in una più complessa interazione tra ambiente, cavallo,disabile e terapista, produce una più valida possibilità di finalizzazione dei compiti rieducativi per il terapista, e per il bambino una più valida accettazione dell’impostazione terapeutica in termini meno frustanti e meno stereotipati di quanto possa avvenire nei normali centri di riabilitazione.
Indice |
INTRODUZIONE |
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CONCLUSIONI |
BIBLIOGRAFIA |
Tesi di Laurea di: Giulia Maria FRANGIAMONE |