Flessibilità mentale e presa di prospettiva

L'empatia può essere causata da una varietà di situazioni, per esempio nel vedere un'altra persona in difficoltà o in disagio, immaginando il comportamento di qualcun altro, nella lettura di un racconto in un libro di narrativa o nel vedere un report TV movimentato. Tuttavia, in queste condizioni, l'empatia richiede alla persona di adottare più o meno consapevolmente il punto soggettivo di vista dell'altro in relazione a se stessi.

Diversi psicologi sociali hanno suggerito e documentato, attraverso un lavoro empirico, che il nostro modo di ragionare sugli altri è sbilanciato verso l'auto-prospettiva e che ciò costituisce una caratteristica generale della cognizione umana.

La conoscenza di sé può servire da punto di ancoraggio per la comprensione degli altri. Le persone sono fondamentalmente egocentriche e hanno difficoltà ad andare oltre il proprio punto di vista nel momento in cui anticipano ciò che gli altri pensano o sentono, soprattutto quando si cerca di comprendere gli stati d'animo delle persone che sono percepiti come simili a se stessi.

Solitamente le persone non sono consapevoli di questa tendenza proiettiva. Questa visione è coerente con il meccanismo condiviso delle rappresentazioni.

E’ possibile vedere gli altri attraverso una propria cognizione incarnata e usare la propria conoscenza (comprese le opinioni, gli atteggiamenti e i sentimenti) come base primaria per capire gli altri. Si tratta di un meccanismo molto parsimonioso e vantaggioso per la comprensione e la previsione del comportamento degli altri.

Gli errori nel comprendere la prospettiva degli altri derivano dall’ incapacità di sopprimere l'auto-prospettiva, e molti malintesi sociali sono radicati nel fallimento delle persone nel riconoscere il grado di una situazione che  può essere diverso da quello degli altri.

Per un’interazione sociale di successo, e la comprensione empatica in particolare, un accorgimento deve essere preso per queste rappresentazioni considerando che l’auto proiezione verso l’altro non richiede alcun significativo bagaglio di conoscenza dell'altro: la comprensione empatica richiede l’inserimento di altre caratteristiche all'interno di sé.

Un aspetto essenziale dell’ empatia è quello di riconoscere l'altra persona come  differente da se stessi, mantenendo una netta separazione tra sé e l'altro. Quindi, una flessibilità mentale e un auto-regolamentazione sono componenti importanti dell’ empatia.

Una persona ha bisogno di calibrare il proprio punto di vista che è attivato dall’ interazione con l'altro, o anche dalla sua mera immaginazione. Tale calibrazione richiede delle risorse esecutive della corteccia prefrontale, come dimostrano studi di neuroimmagine in soggetti sani e da osservazioni neuropsicologiche.

Diversi studi evidenziano che la corteccia prefrontale mediale è specificamente coinvolta in compiti che richiedono l'elaborazione di informazioni rilevanti per sé, come per esempio gli atteggiamenti.

Uno  studio con risonanza magnetica nucleare esamina le regioni neurali che mediano l’ elaborazione di stimoli emotivi e esplorano come queste sono influenzate dal valore emotivo dello stimolo. I risultati rilevano che la condizione auto-referenziale induce l’attivazione bilaterale nella  corteccia dorso mediale prefrontale, mentre l'altra condizione referenziale è attivata nelle aree prefrontale laterali.

L’ attivazione a livello della corteccia prefrontale destra dorsomediale è specifica per la condizione autoreferenziale indipendentemente dalla valenza delle parole. Gli autori di questo studio propongono che uno specifico ruolo della corteccia prefrontale destra dorsomediale è quello di rappresentare gli stati di un “io” emozionale elaborando gli stimoli emotivi con una determinata prospettiva personale. Questa proposizione è in linea con studi che dimostrano delle  attivazioni interne sia a sinistra che a destra della corteccia prefrontale dorsomediale durante la "Teoria della Mente".

Perché le emozioni in genere segnalano problematiche relative al sé, i soggetti possono utilizzare spunti emotivi durante azioni coadiuvate dalla Teoria della Mente per differenziare se stessi dagli altri; questa auto-elaborazione emotiva è supportata da un aumento di attività nella corteccia prefrontale destra dorsomediale.

 

Indice

PREMESSA 
INTRODUZIONE
 

Capitolo I - EMPATIA: CENNI STORICI 

  1. Definizione di empatia
  2. Emozioni: correlazione neuroanatomica
    1. Corteccia mediale prefrontale
    2. Corteccia orbito frontale
    3. Opercolo frontale
    4. Giro frontale inferiore
    5. Corteccia cingolata anteriore e l'insula anteriore
    6. Giunzione temporo-parietale
    7. Solco temporale superiore
    8. Corteccia somatosensoriale
    9. Lobulo parietale inferiore ed i neuroni specchio
    10. Amigdala
  3. Evoluzione dell'empatia
  4. Componenti dell'empatia
  5. Partecipazione affettiva tra sé e gli altri
  6. Consapevolezza di sé e degli altri
  7. Flessibilità mentale e presa di prospettiva

Capitolo II Nuovi orientamenti nello studio dell'empatia ed individuazione di specifici sottosistemi

  1. Sottosistemi dell'empatia 
  2. Teoria della mente o empatia cognitiva
  3. Empatia motoria e modello di percezione-azione
  4. Empatia emotiva

Capitolo IIIQUADRI CLINICI LEGATI AI DISORDINI DELL'EMPATIA 

  1. Quadri clinici legati al deficit di empatia
  2. Disturbi di personalità
    1. Disturbi della personalità psicopatica e antisociale
    2. Disturbi della personalità narcisistica.
    3. Disturbi della personalità borderline
  3. Disturbi dello sviluppo
    1. Disturbi dello spettro autistico
    2. Disturbi della condotta
  4. Disturbi "secondari" dell'empatia

Capitolo IVModalità di approccio ai disordini dell'empatia e strategie terapeutiche

  1. Aspetti generali della riabilitazione nel bambino
  2. Educazione all'emozione
  3. Strategie di intervento e facilitatori
    1. Storie sociali
    2. Video modeling
    3. Role playing e teatroterapia
    4. Pet therapy
    5. Terapia di gruppo
 
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
 

Tesi di Laurea di: Emanuela VARRIALE

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